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Vicenda Corap, i sindacati non mollano: mercoledì sarà sciopero dei lavoratori

Non si sblocca la vicenda Corap e i sindacati confermano lo sciopero dei lavoratori indetto per il 23 giugno: “Le segreterie regionali FP CGIL CISL FP UIL FPL constatano che ad oggi, nonostante qualche passaggio sia stato fatto, la formalizzazione e l’approvazione degli atti fondamentali non si è compiuta, come promesso nel corso dei vari incontri sia con i vertici CORAP nella persona del Commissario, sia con l’assessore al ramo Fausto Orsomarso. Nonostante la riaffermata carenza di liquidità, si assiste alla liquidazione di premi di anzianità arretrati ai dirigenti, da pagarsi con le prossime mensilità, mentre gli arretrati dei dipendenti rimangono fermi per dichiarata indisponibilità di fondi. Forse, non parliamo delle stesse persone intervenute alle riunioni sindacali che, come unica soluzione ai guai in cui versa l’Ente, propongono solo interventi su alcuni di istituti previsti dal CCNL”.  Lo dichiarano in una nota stampa i segretari generali regionali Calabria, Alessandra Baldari (FP CGIL), Luciana Giordano (CISL FP), Elio Bartoletti (UIL FPL)

“Inoltre, l’approvazione dello Statuto da parte della Giunta, dopo molti anni di inadempienza, seppur positiva, lascia comunque insoddisfatte le scriventi OO.SS. in quanto lo stesso è stato inoltrato alle competenti Commissioni consiliari, senza alcuna condivisione o informazione alle rappresentanze dei lavoratori, così come concordato. Anche i bilanci 2018 e 2019 e il Piano industriale da parte del Commissario, inoltrati ai Dipartimenti regionali competenti, ancora non sono stati approvati. Il tempo scorre e vale rammentare che questi sono atti fondamentali per il futuro dell’Ente. L’attuale, spinosa situazione stipendiale dei lavoratori e delle cinque mensilità arretrate sono la punta dell‘iceberg di una condizione di crisi ancora irrisolta. A nulla sono valse le drammatiche manifestazioni dei lavoratori che più volte hanno tentato di attirare l’attenzione delle istituzioni rispetto allo sgretolarsi di un Ente che fino alla costituzione del CORAP, e negli anni, ha erogato servizi essenziali e di prossimità quali depurazione, gestione delle aree industriali etc. e che più volte è stato individuato dalla politica come potenziale volano di sviluppo per l’intera Calabria. A fronte della promessa del pagamento del saldo degli stipendi correnti, si è pensato bene di privilegiare altri pagamenti, lasciando ancora una volta i dipendenti nello sconforto più assoluto. È singolare come, invece che risolvere gli annosi e concreti problemi di questo Ente, ci si impegni ad emettere ordini di servizio intestando funzioni di controllo a dipendenti che non ne sono titolari, in contrasto con la normativa vigente e inopportuni”.

“Per quanto premesso, ora più che mai, si conferma lo sciopero del 23 giugno 2021 indetto dalle scriventi organizzazioni sindacali e l’appuntamento con i lavoratori presso la Cittadella regionale alle ore 11. Occorre elevare il livello di attenzione e chiamare ciascuna delle parti alle proprie responsabilità, evitando azioni di rimpallo che procrastinano i tempi delle soluzioni, la politica si assuma la responsabilità di far chiarezza circa la necessità di mantenere in vita un Ente che si dovrebbe occupare di attività strategiche per l’intera Regione. In ultimo, ma non per ordine d’importanza, si chiede di fare chiarezza una volta per tutte sul mantenimento dei livelli occupazionali esistenti, la Calabria non può subire continue spoliazioni a causa della irresponsabilità della classe politica che si unisce ad una direzione aziendale il cui impegno deve essere coerente a tutti i livelli di governance per risolvere le croniche emergenze e i nodi essenziali”, concludono Baldari, Giordano e Bartoletti.

Sanità. Fp Cgil, Cisl Fp, Uil Fpl proclamano lo stato di agitazione dei lavoratori: “Nessun cambio di passo con il commissario Longo”

I segretari generali regionali Calabria, Alessandra Baldari (FP CGIL), Luciana Giordano (CISL FP), Elio Bartoletti (UIL FPL), bocciano il commissariamento della sanità in Calabria e proclamano lo stato di agitazione “del personale della sanità pubblica e privata della regione Calabria e convocano per il 30 giugno una assemblea sit-in da tenersi presso la cittadella regionale, località Germaneto dalle ore 10,00 fino a cessate esigenze”.
Riflettori puntati anche sulla nuova gestione Longo che “non ha certamente segnato quel cambio di passo tanto atteso e auspicato da tutti, anzi semmai si registra un atteggiamento arrogante probabilmente dettato dall’esigenza di celare la propria incapacità e incompetenza in materia sanitaria”, scrivono i sindacati per poi passare nel dettaglio dei tanti problemi e difficoltà della sanità calabrese.

“Che cos’è il Commissariamento della Sanità in Calabria? Una bufala a cui non possiamo più credere. Non solo non si prospettano i risultati tanto annunciati e attesi, ma ogni giorno che passa, viene dimostrato plasticamente dai dati che le azioni di risanamento e le iniziative urgenti da intraprendere per restituire un minimo di dignità al Sistema sanitario calabrese non sono neanche lontanamente prese in considerazione dai supermanager e da chi è stato designato per riordinare, rendere efficienti e mettere a regime, Aziende e Strutture sanitarie che ogni giorno di più precipitano nel degrado. Potremmo stilare un lungo elenco, partendo dal crollo del soffitto del pronto soccorso dell’ospedale Spoke di Locri che ci ribalta agli onori delle cronache nazionali e fornisce l’immagine concreta di cosa sia l’abbandono, per scorrere poi i vari problemi ignorati e aggravati da una inerzia inaccettabile. Come si raggiungono i LEA? Dov’è il Piano operativo? Come si riassestano i bilanci? Cosa viene dopo la loro bocciatura? E le Assunzioni che sono il nodo fondamentale per far ripartire il Sistema, sono state programmate? Quando si daranno le autorizzazioni per fare i concorsi? I piani di fabbisogno con quale logica si stanno formulando? E, ancora, che facciamo con tutto il personale in scadenza, assunto con contratti di ogni sorta interno o esternalizzato, reclutato non solo in tempo di pandemia, ma già prima per le gravi carenze numeriche a tutti note? Quali servizi si potranno ancora pienamente erogare senza di loro? E che diciamo degli Atti Aziendali che non rispondono spesso e volentieri alle esigenze territoriali di pazienti e cittadini non solo bisognosi di assistenza ma anche di prevenzione? Tutte domande inevase a cui la struttura commissariale si sottrae. Infatti, la nuova gestione Longo non ha certamente segnato quel cambio di passo tanto atteso e auspicato da tutti, anzi semmai si registra un atteggiamento arrogante probabilmente dettato dall’esigenza di celare la propria incapacità e incompetenza in materia sanitaria”, si legge nella nota di Baldari, Giordano e Bartoletti.
“Senza citare la lunga teoria di disagi per utenti e lavoratori, la carenza di servizi e di risposte, riteniamo che vi siano dei punti nodali che, qualora vi fosse la competenza, un concreto impegno e la volontà di scioglierli, sarebbe facile affrontare con tempestività e risolvere.
Inoltre, la grave crisi pandemica ha disvelato con ampia chiarezza quanto siano stati e siano fondamentali l’impegno e l’abnegazione dei lavoratori del Sistema sanitario che, seppur in condizioni di grave disagio, anche senza adeguate protezioni, nonostante la grave carenza di personale, hanno affrontato con coraggio e senza risparmiarsi la crisi sanitaria. Tanto che lo stesso Governo, di concerto con la Conferenza delle Regioni, ha stanziato risorse vincolate al fine di ristorare i sacrifici ed il rischio corso, così come per tutti i lavoratori anche per quelli della Calabria che, però, nonostante l’accordo sindacale sottoscritto ormai da quasi un anno, e a differenza dei lavoratori delle altre regioni, non hanno percepito nulla in ragione del pressapochismo della burocrazia regionale e della errata imputazione delle somme nel Decreto di assegnazione delle risorse alle Aziende. Non si possono usare i soldi stanziati dal governo con un fine ben preciso, premiare i lavoratori con una indennità, per fare altro, ovvero compensare le spese straordinarie del personale impegnato a fronteggiare la pandemia. C’è una bella differenza tra ciò che contrattualmente è stabilito e un riconoscimento premiale di 16 milioni inghiottiti dai bilanci aziendali magari per contabilizzare un bel risparmio!
Non ci stiamo e vogliamo il pieno rispetto dell’accordo su indennità Covid. La pazienza non può essere abusata, gli operatori meritano risposte ed hanno diritto a ricevere le risorse destinate direttamente dal Governo a ristoro del loro impegno, nessuno può distrarle o spenderle in ragione di altre esigenze.
Altrettanta negligenza e incompetenza si è manifestata, allorquando abbiamo chiesto conto al Commissario alla Sanità, al Direttore generale del Dipartimento salute, e alla funzionaria dell’Agenas presente ad uno dei rari incontri ottenuti, circa la delibera della Giunta regionale di stanziamento delle somme a copertura del rinnovo del CCNL Sanità privata AIOP ARIS pari al 50% del costo del rinnovo, ai sensi dell’intesa sottoscritta in Conferenza delle Regioni con il supporto istituzionale anche del Governo che ha fatto da garante. Con grande sorpresa abbiamo appurato che disconoscevano i termini dell’accordo e che con molta arroganza escludevano qualunque partecipazione finanziaria della Regione al rinnovo, creando anche in questo caso un danno ai lavoratori. Abbiamo più volte cercato il dialogo ed il confronto per dare un contributo utile, ma, a parte la rarità e inefficacia degli incontri conclusi solo con annunci e promesse, oggi, sono stati travalicati i limiti delle corrette relazioni sindacali, nel momento in cui il Commissario Longo ha convocato i rappresentanti dei lavoratori inutilmente, dati sopraggiunti impegni che non sono stati comunicati per tempo come avrebbe preteso il garbo istituzionale e, mancando anche di buona educazione, li ha lasciati in attesa, senza alcuna notizia, così dimostrando quale sia il grado di rispetto e di considerazione per chi rappresenta la componente essenziale del sistema sanitario calabrese, i lavoratori”.

Atto aziendale Mater Domini, Fp Cgil al commissario Giuliano: “Osservazioni del rettore non pertinenti. Vuole imporre i “suoi” nomi” 

“Il commissario straordinario dell’azienda ospedaliera non tenga conto delle osservazioni del rettore dell’Umg”. L’atto aziendale dell’azienda ospedaliera universitaria Mater Domini torna non smette di infuocare il dibattito. Franco Grillo segretario generale FPCGIL Area Vasta, Ivan Potente coordinatore FPCGIL Medici e Dirigenza Sanitaria Area Vasta, Anna Rotundo coordinatore FPCGIL Medici e Dirigenza Sanitaria AOUMD, chiamano in causa Guido Longo, commissario regionale per la sanità, e in particolare Giuseppe Giuliano, commissario straordinario dell’Azienda ospedaliero-universitaria Mater Domini. A quest’ultimo, i sindacalisti chiedono “di badare esclusivamente al rispetto delle norme esistenti e alla vera e necessaria organizzazione dell’azienda ospedaliera”. Secondo la Fp Cgil, infatti, “il rettore vorrebbe imporre tutti i nomi degli universitari nei ruoli apicali, non tenendo conto delle professionalità che invece esistono sul territorio”.

E ancora:  “Rigettiamo le osservazioni formulate dal rettore, le quali non sono ricettive della normativa attuale, e prendono in considerazione  un protocollo d’intesa del 2004 e non invece delle modifiche intervenute negli anni”. In sostanza, per il sindacato, le osservazioni fatte dal rettore Giovambattista De Sarro sull’atto aziendale del Mater Domini non sono pertinenti.

“Al di là di un vaglio che molto probabilmente faremo nelle sedi giudiziarie opportune, ovvero al Tar della Calabria, produrremo delle osservazioni che inoltreremo al Ministero dell’Università e Ricerca scientifica perché riteniamo che l’atteggiamento del rettore è esorbitante rispetto al ruolo che dovrebbe esercitare”.

Vicenda Corap. I sindacati proclamano lo sciopero dei lavoratori per il 23 giugno

Nuovo sviluppo sulla vertenza Corap: le segreterie regionali CGIL FP, CISL FP, UIL FPL, FINDICI, SUL, UGL, ora dichiarano lo sciopero dei lavoratori per il 23 giugno 2021.

Lo sciopero proclamato per il 23 giugno è il risultato di esiti fallimentari di numerosi tentativi per l’individuazione di una soluzione per comporre la vertenza relativa alla complessa situazione di insolvenza in cui versa il CORAP, che si sta ripercuotendo sia sui livelli retributivi dei lavoratori sia sul loro futuro occupazionale.  E in più, si è giunto il mancato rispetto degli impegni presi dall’assessore al ramo, Fausto Orsomarso e della mancata presenza nelle trattative sindacali del Governatore ff.

Inoltre, i sindacalisti si riservano di proseguire nelle azioni di lotta con ulteriori giornate di sciopero, nel rispetto della vigente normativa.

Alessandra Baldari (FP CGIL), Luciana Giordano (CISL FP), Elio Bartoletti (UIL FPL)  Filippo Zisa (FINDICI), Aldo Libri (SUL), Giovanni Arconte (UGL) hanno comunicato ai prefetti che è stato richiesto alla direzione del Corap, fin da adesso, un urgente incontro per definire e sottoscrivere un Protocollo d’intesa sulla garanzia dei livelli minimi essenziali dei servizi di depurazione insistenti sulle due province di Vibo Valentia e di Crotone, gestiti dall’Ente.

Fino alla data del 23 Giugno, i lavoratori manterranno la mobilitazione con ogni forma di protesta prevista dal vigente sistema di relazioni sindacali e nella stessa giornata del 23 giugno, dalle ore 11.00 fino a cessate esigenze si terrà un sit-in dei dipendenti del Corap nella Piazza San Francesco da Paola della Cittadella regionale della Calabria.

La proclamazione dello sciopero è stata comunicata al Commissario Straordinario, Renato Bellofiore, ai prefetti e questori di tutte le province calabresi,   alla Commissione di Garanzia per l’esercizio del diritto di sciopero, al Presidente Giunta Regionale On. Antonino Spirlì, all’Assessore Ambiente Sergio De Caprio, all’assessore al Lavoro, Sviluppo economico e turismo, Fausto Orsomarso,  al direttore Generale Dipartimento Lavoro-Formazione e Politiche Sociali nella qualità di Organo vigilante sul CORAP .

Atto aziendale del Mater Domini, la Fp Cgil risponde al commissario Giuliano sull’“ignobile privilegio”: “La legge è uguale per tutti, ma per alcuni è più uguale” 

Franco Grillo segretario generale FPCGIL Area Vasta, Ivan Potente coordinatore FPCGIL Medici e Dirigenza Sanitaria Area Vasta, Anna Rotundo coordinatore FPCGIL Medici e Dirigenza Sanitaria AOUMD, ritornano sull’atto aziendale dell’azienda Mater Domini: “Il grande Fabrizio De André in una delle sue tante opere somme quali la famosa “Domenica delle Salme” dice testualmente: “Il ministro dei temporali in un tripudio di tromboni auspicava democrazia con la tovaglia sulle mani e le mani sui..”. Beh ci sia consentita questa alta citazione a proposito della ulteriore “involuzione” della querelle su Atto Aziendale AOUMD. Infatti noi ci eravamo appena espressi, anche pacatamente e in modo discorsivo, su tale dinamica, giudicandolo lesivo dei diritti dei medici ospedalieri operanti nell’azienda medesima. La serata di ieri invece ci ha investito con una dichiarazione degna del periodo più passionale dello Sturm und Drang con la quale il Commissario Straordinario fa sapere urbi et orbi che: “La medesima ragione supporta la difficoltà di prevedere alcune strutture come riservate al medico ospedaliero con l’automatica esclusione di un docente a partecipare alla procedura selettiva per l’affidamento di un incarico non riservato al personale universitario. Infatti in questo caso nulla escluderebbe una partecipazione di un docente ad un ruolo primariale o di struttura semplice o dipartimentale come chiunque ne abbia il requisito. Tale circostanza violerebbe il principio di eguaglianza e parità di trattamento risultante come un ignobile privilegio a favore di una categoria professionale (l. medici ospedalieri) sol perché non riveste lo status di professore universitario se non prevista dal legislatore”. 


Quando la realtà supera la fantasia. Diciamo fin da subito che il concetto di “ignobile privilegio” potrebbe trovarci d’accordo in un sol caso: laddove lo stesso principio venisse applicato alle strutture a direzione universitaria: non si può forse parlare di privilegio il continuare a riservare 38 strutture complesse su 41 nonché 8 strutture cliniche a valenza dipartimentale su 10 alla esclusiva direzione universitaria in palese assenza del protocollo d’intesa Università-Regione? Cosa ci dice lo straordinario Commissario su questo argomento? Avvisiamo prima di non impelagarsi in citazioni sulla legge 517: dice cose ben più complesse di quello cui qualcuno fa riferimento. Vieppiù una considerazione a latere ma non troppo: nonostante la struttura universitaria insista oramai da molto sul territorio regionale non vediamo ancora il fiorire di una classe di docenti autoctoni che, essendo del territorio, avrebbero certo voglia e capacità per difendere lo stesso. Sono tanti, a memoria, gli accademici formati presso le strutture della Magna Graecia poi “volati via” nel breve volgere di qualche anno. Anche questa ci pare una peculiarità; se vantarsi o meno della stessa beh lasciamo libertà di coscienza anche al Commissario Avv. Giuliano”, continuano i sindacalisti.

“Ci sovviene un dubbio: forse che il Commissario Straordinario sia un profondo lettore e ammiratore di George Orwell?  In questo caso potrebbe applicarsi la famosa considerazione che lo stesso Orwell fa nel famoso romanzo “La fattoria degli animali” nel momento in cui si decise di porre fine allo stato di diritto: “La legge è uguale per tutti, ma per alcuni è più uguale”. Mentre lei decide, caro Commissario Straordinario- concludono Grillo, Potente e Rotundo- noi procediamo con la dichiarazione di stato di agitazione permanente della categoria e avvio delle procedure di raffreddamento dei conflitti presso la Prefettura territorialmente competente. Buona meditazione!”.

Fp Cgil: “La Mater Domini non è un’azienda Ospedaliera Universitaria ma un Policlinico a gestione diretta”

Azienda Universitaria Mater Domini: no, non è un refuso. In effetti istituzionalmente dovrebbe chiamarsi Azienda Ospedaliera Universitaria Mater Domini. Tuttavia, dopo la proposta di atto aziendale che recepisce le ulteriori modifiche richieste dal Rettore, di ospedaliero è rimasto ben poco.  Pertanto, chiederemo al Commissario alla sanità regionale di cambiare nome all’Azienda e di ratificare quella che è già una situazione di fatto: la totale mortificazione della professionalità dei tanti medici ospedalieri che lavorano da diversi anni nella struttura e costituiscono la spina dorsale dell’assistenza prestata nell’azienda”.

Lo affermano con una nota Franco Grillo segretario generale FPCGIL Area Vasta, Ivan Potente coordinatore FPCGIL Medici e Dirigenza Sanitaria Area Vasta, Anna Rotundo coordinatore FPCGIL Medici e Dirigenza Sanitaria AOUMD, i quali intervengono sulla proposta dell’atto aziendale dopo le richieste del rettore dell’Umg, Giovambattista De Sarro.

“Infatti, gli stessi si vedono relegati a poter accedere ad appena 3 strutture complesse su 41 (38 sono ad esclusiva direzione universitaria), mentre le strutture cliniche a valenza dipartimentale riservate agli ospedalieri sono appena 2 su 10 (8 riservate agli universitari) e le 16 strutture semplici potranno essere a direzione universitaria o ospedaliera (bontà loro!). Vale a dire il nulla. Badiamo bene che non è affatto un problema di poltrone come si potrebbe pensare da un’analisi superficiale. Dentro l’attività condotta dai medici ospedalieri dell’Azienda Mater Domini ci sono decine di migliaia di pazienti presi in carico, procedure assistenziali ad alta complessità, professionalità e competenze sviluppate negli anni. Non a caso la dinamica così preconfezionata discute di merito senza mai parlare di metodo. In base a quale dogma dovremmo accettare una simile stortura? Per cortesia non si citi la legge 517 o il vecchio accordo regione-università: difatti la legge dice tutt’altro e l’accordo è scaduto da oltre 10 anni senza che se ne sia fatto un successivo. Ci sarà un perché? L’atto aziendale così emanato dal Commissario azzera ogni possibilità di sviluppo professionale dei medici ospedalieri e mortifica quelle competenze che potrebbero continuare a dare prospettiva di cura ai pazienti. A perderci sarà l’assistenza medica”, scrivono Grillo, Potente e Rotundo.

“Lo stesso Prof. Indolfi è intervenuto lamentando il declassamento della Emodinamica che si era certamente distinta, rispetto ad altre strutture a direzione universitaria, per qualità e quantità dell’assistenza prodotta. Un declassamento inaccettabile specie se lo si rapporta, da quanto a noi risultante, anche al grande lavoro formativo svolto dal docente nel creare una squadra che potesse e sapesse intervenire anche in assenza del titolare con le medesime qualità nonché alle criticità indotte dalla questione S. Anna che obbligheranno le altre emodinamiche quindi anche quella universitaria ad un certo surplus. Questo a proposito di metodo. Tal guisa dà ragione, una volta ancora, del fatto che le tante modifiche siano senza un reale costrutto e nulla abbiano a che fare con l’impellente necessità di dare quelle risposte sanitarie di cui la regione ha bisogno. Sì proprio la regione. Questo perché, almeno fin quando la sede di Medicina di Cosenza non decollerà definitivamente, il Policlinico Mater Domini è ancora un’azienda che dovrebbe avere capacità attrattiva perlomeno regionale. Quando si completerà il percorso di Medicina a Cosenza, fatto che non tarderà ad arrivare, conoscendo la capacità indiscussa dei vertici dell’Università della Calabria, vedasi classifiche nazionali e non, il Mater Domini potrebbe risvegliarsi, in un breve volgere di anni, come un’addormentata, non più bella, in un contesto cui sarebbe avulso. Il Commissario Straordinario non può accettare. Egli infatti è nominato dal Commissario alla sanità regionale d’intesa con l’Università, quindi non risponde in via esclusiva al Rettore ma deve, in prima istanza, tener conto elle logiche programmatorie regionali. Questo il momento di gettare la maschera- concludono i sindacati– La Mater Domini non è un’azienda Ospedaliera Universitaria ma un Policlinico a gestione diretta. Ne ha tutte le caratteristiche: dalla bulimia di incarichi riservata agli accademici al debito monstre che continua ad accumulare. La regione si attrezzi per imporre il cambiamento necessario!”.

Carenza d’organico nel carcere di Catanzaro, Garcea (Fp Cgil): “Impossibile organizzare il lavoro”

“Continua l’emergenza e la carenza del personale all’interno dell’istituto penitenziario di Catanzaro.
Una situazione che con il passare del tempo non fa altro che peggiorare le condizioni di lavoro di tutti coloro che subiscono le gravi assenze di personale: gli agenti di polizia penitenziaria che ogni giorno si trovano a lavorare in condizioni sempre più difficili e pericolose”. Lo afferma in una nota Roberto Garcea, segretario provinciale della Fp Cgil- Polizia penitenziaria, che denuncia le gravi mancanze all’interno del carcere Ugo Caridi di Catanzaro, dove rispetto alle 470 unità previste vi sono a disposizione esclusivamente 382 unità. La carenza, dunque, tocca le 88 unità. Un numero esorbitante se paragonato ai 600 ospiti dell’istituto penitenziario di Catanzaro.

“Bisogna chiarire  che il problema sta a monte: il nostro appello infatti si rivolge a chi ha il compito di inviare il personale dove è assente o carente. Noi tutti proviamo giorno dopo giorno ad organizzare il lavoro ma è sotto gli occhi di tutti le difficoltà che gli agenti vivono all’interno del carcere: personale stanco, esausto, in numero ridotto rispetto a quelle che sono le necessità della vita carceraria”.

“E anche sul piano organizzativo e su quello di pianificazione della vita lavorativa il problema si pone e si amplia ancora di più. Basti pensare al piano ferie, difficile da mettere in piedi a causa della carenza d’organica ormai strutturale”.

Insulti omofobi a Catanzaro, Fp Cgil aderisce alla proposta del Gay pride nel capoluogo


La Funzione Pubblica Cgil Calabria esprime massima solidarietà a Davide Sgrò, attivista Lgbt di Catanzaro, vittime in queste ore di un vile e deprecabile gesto di omofobia.

L’imbrattamento della sua automobile con insulti riferiti al suo orientamento sessuale rappresenta la rinnovata certezza della circostanza che siamo ancora distanti dal raggiungimento di una società matura e capace di far convivere libertà e uguaglianza. La battaglia sui diritti civili e sociali cammina ancora ad una velocità troppo timida ed episodi come quello di ieri rappresentano un salto nel vuoto, anzi un salto indietro di centinaia di anni.

Oltre a confermare la necessità di aprire un dibattito e confronto sui temi della lotta alla transfobia e quindi ai principi alla legge Zan, la Funziona pubblica Cgil Calabria aderisce a quanto sostenuto da Giuseppe Valentino, segretario generale Filcams CGIL Calabria, sulla necessità di colorare il capoluogo con i colori dell’arcobaleno. E quindi accogliamo con entusiasmo e spirito di iniziativa la proposta di organizzare un Gay Pride a Catanzaro.

“Noi crediamo che si tratterebbe della risposta più netta e forte alle parole inconcepibili del presidente della regione, Nino Spirlì, il quale ha sostenuto che se avesse un figlio che partecipa al gay pride lo prendere a calci nel sedere.

Abbiamo bisogno di contrastare questa violenza, così spregiudicata e discriminatoria. E siamo disposti a farlo in una piazza libera, partecipata, colorata. Per Davide, per tutti gli attivisti Lgtb, per chiunque ancora oggi ha paura di vivere liberamente la propria sessualità perché costretti e prigionieri di una società colma di odio, discriminazione e violenza”.

Svolta nella crisi del Corap. I sindacati: “Rimane lo stato di agitazione. Senza riscontri positivi sarà sciopero”

Ieri i segretari delle organizzazioni sindacali, insieme ai rappresentanti sindacali aziendali, sono stati ricevuti dall’Assessore regionale Fausto Orsomarso e dal Commissario del CORAPRenato Bellofiore che, diversamente da quanto acclarato fino a circa 20 giorni fa sulla quasi impossibilità di rimettere in sesto l’Ente, hanno informato le rappresentanze sindacali di aver intrapreso azioni amministrative e di indirizzo politico volte a produrre gli atti essenziali per far ripartire il CORAP, l’ente per lo sviluppo delle aree industriali.

A renderlo noto sono Alessandro Baldari FP CGIL, Luciana Giordano CISL FP, Elio Bartoletti UIL FPL, F. Zisa FINDICI, Aldo Libri SUL, Giovanni Arconte UGL.

Ieri è stato il giorno in cui si è tenuto un partecipato sit – in dei lavoratori del CORAP, davanti alla Cittadella regionale, al fine di manifestare tutto il disagio dei dipendenti senza retribuzione, ma soprattutto privi di certezze circa il loro futuro lavorativo e l’esistenza stessa del CORAP, gravato, com’è noto, da una situazione economico – finanziaria altamente critica, causata da anni di cattiva gestione, mancata vigilanza da parte degli organi preposti, disattenzione della politica che ne ha sottovalutato ruolo e funzioni a scapito dello sviluppo delle attività produttive e delle imprese che avrebbero potuto avvalersi delle competenze del qualificato personale dell’Ente.

“Infatti, l’invio in Giunta dello Statuto per la sua approvazione il 31 maggio, la redazione e approvazione da parte del Commissario del bilancio relativo all’anno 2018 e la fase attuale di preparazione dei bilanci relativi agli anni 2019 e 2020, anch’essi da approvare in Giunta e Consiglio regionali, in tempi brevi, insieme alla predisposizione del tanto agognato Piano industriale che dovrebbe essere oggetto di confronto e discussione con le organizzazioni sindacali. entro i prossimi 10 giorni, sono certamente atti fondamentali che potrebbero agevolare lo sblocco della situazione economico-finanziaria, conferendo all’Ente una fondata attendibilità circa la possibilità del suo rilancio e aprirebbe ad un percorso di finanziamento possibile nelle forme più appropriate, a partire dai fondi che proprio a tal fine sono stati accantonati dalla Regione. Inoltre, potrebbe incentivare i creditori a concedere all’Ente tempi ragionevoli su cui convenire per il soddisfo delle loro aspettative. Riguardo alle problematiche attuali inerenti le attività di depurazione gestite dall’Ente con gli impianti di Vibo Valentia e Crotone, attualmente in sofferenza per l’impossibilità di effettuare la manutenzione abituale in carenza di risorse finanziarie, è stato riferito che, in accordo con l’Assessore all’ambiente, sarà emanata da quest’ultimo una Ordinanza di emergenza per finanziare l’acquisto del materiale necessario al fine di rendere pienamente funzionanti gli impianti. Infine, sono state date informazioni circa l’attività di dismissione di alcune aree che potrebbero essere ben remunerative e quindi supportare la fase di riavvio delle attività istituzionali a pieno regime”, scrivono i sindacalisti.

“A fronte di queste informazioni, le organizzazioni sindacali pur conservando tutte le loro riserve, ormai datate nel tempo per le tante volte in cui hanno assistito a illustrazioni di promesse e proposte rivelatesi poi assolutamente infondate e mai praticate, ma soprattutto ferme sulla necessità di rivendicare una retribuzione dei salari regolare e il pagamento in tempi brevissimi delle spettanze arretrate, hanno concordato con i lavoratori di mantenere lo stato di agitazione già proclamato e stabilire che, decorsi i 15 giorni necessari, secondo il parere del Commissario, al pagamento delle retribuzioni, in assenza di riscontri positivi e della realizzazione di tutto quanto annunciato, sarà proclamato lo sciopero di tutti i lavoratori. Dopo tanti anni di vane promesse, di incertezze, di tensioni questa è l’ultima, breve apertura di credito che le lavoratrici ed i lavoratori del CORAP possono concedere e tutti ci auguriamo che quanto programmato possa finalmente concretizzarsi, per il bene dei dipendenti ma anche per il futuro della Calabria in cui questo Ente, per competenze e funzioni potrebbe giocare un ruolo importante anche nelle misure previste dal PNRR per lo sviluppo di questa Regione”.

Protocollo Vaccinazioni in Regione . Cgil, Cisl, Uil: “I conti non tornano. Facciamo chiarezza”

“In data 5 maggio 2021 è stato sottoscritto il Protocollo per la vaccinazione dei dipendenti della Regione Calabria, in coerenza con il protocollo nazionale fortemente voluto dalle scriventi organizzazioni sindacali, Cgil Cisl e Uil per la realizzazione dei piani aziendali finalizzati all’attivazione di punti straordinari di vaccinazione anti SARS-CoV-2/ Covid-19 nei luoghi di lavoro”. A scriverlo sono i segretari generali Alessandra Baldari (Fp Cgil), Luciana Giordano (Cisl Fp) ed Elio Bartoletti (Uil Fpl) e il segretario aziendale FP CGIL Giunta regionale Calabria Ferdinando Schipano, il segretario aziendale giunta regionale CISL FP Giuseppe Spinelli, e il segretario regionale Uil FPL Walter Bloise.
“Il protocollo sottoscritto con le parti sindacali prevedeva un punto straordinario di vaccinazione presso la Cittadella Regionale. Da comunicazioni a mezzo stampa: “Covid – Vaccinati tutti i dipendenti della Regione Calabria”, l’Ente asserisce di aver attivato le vaccinazioni il 18 maggio anziché il 20 come effettivamente accaduto e altresì di aver vaccinato complessivamente 688 lavoratori su base volontaria. Nel protocollo era previsto che i vaccini continuassero sino al 27 invece sì sono fermati il 25 maggio. Pare, per come asserito, il medico competente, nel frattempo abbia accertato che, tra i lavoratori già prenotati (si diceva 1332, tra cui c. 160 consulenti per come riportato nel protocollo del 5 maggio 2021), oltre la metà aveva già ricevuto il vaccino, grazie allo sblocco delle dosi per le fasce di età degli over 50 e 40». Eppure, stranamente lo sblocco per gli over 50 è partito in data 10 maggio e quello degli over 40 solo in data 17 maggio 2021. Le dosi richieste sono state 2390 (sempre per come asserito nel protocollo del 5 maggio) e la spesa stimata pari ad € 22.050,00 di cui circa € 17.000,00 per il solo personale sanitario”, continuano i sindacati.

“Al fine di eliminare il dubbio che il protocollo si sia trasformato in una occasione per attivare presso la Regione Calabria e con fondi regionali, un centro di vaccinazione anche nei confronti di chi non avesse diritto, trascurando, forse eccessivamente, gli oltre 1000 dipendenti delle sedi periferiche, si chiede al Commissario Straordinario alla Sanità, al Presidente della Giunta Regionale, al Dirigente Generale del Dipartimento Personale, al Datore di lavoro, al Medico competente, di conoscere: il numero delle persone complessivamente vaccinate; il numero complessivo dei dipendenti della Regione Calabria vaccinati suddivisi per fasce di età e per sede provinciale di lavoro; il numero complessivo dei rappresentati politici o dei loro collaboratori vaccinati; Il numero dei consulenti con rapporto di lavoro diretto con la Regione Calabria vaccinati; Il numero di Consulenti con rapporto di lavoro con società o aziende che detengono a loro volta incarichi dalla Regione Calabria vaccinati; Il numero di eventuali soggetti vaccinati che non appartengono alle categorie precedenti; l’importo speso per la campagna vaccinale, la quota spettante al personale sanitario, quali vaccini utilizzati; l’utilizzo del rimanente numero delle dosi richieste di vaccini pari a 2390”.

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