Sanità, i dubbi della Fp Cgil sul portale Sanibook: le cinque domande ad Occhiuto

Sul portale Sanibook la Fp Cgil già a metà aprile aveva annunciato i rischi e le derive. Oggi il sindacato torna a ribadire tutte le perplessità e contestazioni, chiedendo al presidente Occhiuto di rispondere a 5 domande anche nella sua qualità di Commissario ad acta:

1) A cosa servono gli Uffici URP, già attivi per legge in staff a tutte le direzioni generali di ogni Azienda Sanitaria e Ospedaliera?

2) Visto che per legge devono esistere, perché il presidente Occhiuto non ha ritenuto capitalizzarli per avere il polso di ogni struttura territoriale?

3) Se questi Uffici non dovessero essere funzionanti perché il Presidente non richiama a responsabilità i Commissari straordinari posti alla guida delle Aziende sanitarie e Ospedaliere?

4) In caso di segnalazioni sommarie o speculative, quali procedimenti intende avviare il Presidente Occhiuto a garanzia dei diritti di difesa e della presunzione d’innocenza costituzionalmente garantiti a tutti i lavoratori e cittadini?

5) Quanto ancora dovranno aspettare i cittadini e i lavoratori per avere alla guida delle Aziende sanitarie e Ospedaliere Direttori Generali nell’esercizio delle loro funzioni legislative, ovvero dotati di capacità decisionale e con i requisiti previsti dalla legge?”.

Sono queste le domande che sono rivolte al presidente della Regione, Roberto Occhiuto, da parte della segretaria generale della Funzione Pubblica Cgil, Alessandra Baldari, e il segretario generale Fp Cgil Area Vasta, Franco Grillo,

“In attesa delle risposte, la FP CGIL Area Vasta chiede al Presidente Occhiuto di soprassedere alla attivazione degli esiti in derivazione delle segnalazioni rilevate da questo strumento, nella consapevolezza che si possono e si devono perfezionare tutte quelle azioni amministrative, incominciando dall’Azienda Dulbecco, per evitare confusioni organizzative e gestionali come per esempio la nota a firma congiunta di due direttori sanitari  dell’Azienda nominata, utilizzata per redarguire il personale riguardo il rispetto delle norme comportamentali.

In tal senso riteniamo di poter dare un utile contributo ad un eventuale tavolo di discussione che auspichiamo venga convocato in tempi brevi, per evitare, specie all’Azienda Dulbecco, confusione nella gestione del personale, nella gestione e conduzione degli istituti contrattuali, m a anche nella gestione degli stipendi, dei flussi informativi, delle procedure d’acquisto e quant’altro”.

Sanità. Baldari (Fp Cgil) ad Occhiuto sul portale per segnalare disservizi: “Provvedimenti spot non risolvono i problemi, anzi potrebbero crearne altri”

“Ancora una volta apprendiamo dalla stampa, e solo dalla stampa, gli interventi del Governatore Occhiuto per affrontare i problemi della sanità, questa volta in merito a criticità organizzative che generano disagi ai pazienti con la creazione di un portale approntato per raccogliere le segnalazioni di cittadini e operatori, anche in forma anonima, che saranno poi indirizzate ai responsabili delle Aziende Sanitarie e Ospedaliere per porre rimedio e dare risposte ai disagi”. Lo afferma in una nota la segretaria generale della Funzione Pubblica Cgil Calabria, Alessandra Baldari.

“Al netto di una chiara volontà di disintermediazione orientata a non coinvolgere le rappresentanze dei lavoratori, nonostante il loro ruolo costituzionalmente previsto che potrebbe essere adiuvante nel segnalare le tante disfunzioni organizzative e, grazie alle competenze, utile a suggerire anche le soluzioni, riteniamo che un veicolo di informazione così strutturato, pur essendo diretto e snello, possa rappresentare un canale di rilevazione critico e pericoloso nel contesto in cui spesso maturano i disagi dei pazienti e degli stessi operatori sanitari tutti. Da tempo, nonostante le dimostrazioni di abnegazione nello svolgere i loro compiti professionali, pur in presenza di condizioni di lavoro insostenibili per carenza di personale, governance inadeguate, strutture insufficienti e tecnologie la cui obsolescenza rallenta le risposte di diagnostica, il ritardo nell’applicazione degli istituti contrattuali, gli operatori sanitari sono spesso il bersaglio più accessibile per pazienti esasperati o, nei casi più gravi, vittime di episodi di malasanità e per la maggior parte vivono quotidianamente situazioni di stress da lavoro correlato non riconosciuto. La delicatezza del lavoro in sanità che richiede non solo competenze, ma anche un’attitudine all’accoglimento dei pazienti con umanità (che è qualcosa in più della “gentilezza”) esige un contesto e un clima che certamente non può concretizzarsi se le difficoltà quotidiane esacerbano gli animi e generano anche una stanchezza fisica che destabilizza e che potenzialmente può produrre attriti anche tra operatori stessi. Non ultimo da segnalare, se davvero dobbiamo essere concreti, l’esercizio di poteri all’interno delle Aziende condizionati da pressioni esterne o interne che niente hanno a che fare col fine istituzionale di buona assistenza e buon funzionamento, frutto ancora persistente di incrostazioni dovute ad anni di gestioni che hanno contribuito al permanere delle condizioni critiche del sistema sanitario regionale e del suo conseguente commissariamento. Disegnata la cornice, della quale non si può non tenere conto, si evidenzia quindi che il portale Sanibook della Regione, attivato dal Governatore forse con tutte le buone intenzioni di raccogliere le segnalazioni e porre rimedio ai disagi, potrebbe diventare un campo minato in cui insieme a chi chiede aiuto si potrebbero concentrare i j’accuse di chiunque abbia qualche conto in sospeso, qualche sassolino nella scarpa, soprattutto grazie anche alla prevista segnalazione in forma anonima. Vi sono ambiti, quali quello sanitario, in cui l’intermediazione è essenziale e non solo con le rappresentanze dei lavoratori, ma anche con tutte quelle associazioni che rappresentano la voce dei cittadini e le istituzioni locali che dovrebbero assumere un ruolo più incisivo nell’affrontare le criticità sanitarie territoriali. Infine, in ogni azienda sono previste attività di controllo e monitoraggio della qualità dei servizi che dovrebbero essere scevre da quelle incrostazioni già menzionate e lavorare con maggiore autonomia e trasparenza, quindi ancora una volta un problema di governance che non crediamo affatto che possa essere risolto con l’invio in anonimato di personale reclutato non sappiamo con quali criteri, che competenza abbia e come venga retribuito, che dovrebbe segnalare i mal funzionamenti. Davvero singolare, oltre che dispendioso e poco trasparente. È appena il caso di ricordare che in ogni azienda sanitaria e ospedaliera esistono gli uffici URP (relazioni con il pubblico), già attivi per legge in staff a tutte le Direzioni generali, forse sarebbe opportuno capitalizzarli per avere il polso di ogni realtà territoriale e richiamare a responsabilità i Commissari straordinari posti alla guida delle aziende per curare il loro buon funzionamento. Riteniamo che invece di adottare provvedimenti di questo tenore, che vogliono fare tanto rumore e che contestiamo dato il concreto rischio di registrare segnalazioni sommarie e speculative- conclude la segretaria Baldari- sarebbe necessario affrontare tempestivamente i nodi che generano tutte le disfunzioni gestionali e organizzative da cui scaturiscono i disagi dei cittadini, perfezionando gli strumenti già previsti dalla legislazione vigente e affrontando le criticità del Servizio sanitario pubblico la cui soluzione troppe volte annunciata appare invece sempre più distante. In tal senso siamo convinti di poter dare un utile contributo ad un eventuale tavolo di discussione che chiediamo sia convocato in tempi brevi”.

Sanità, Baldari e Masotti (Fp Cgil): “Manca il confronto regionale su linee guida degli atti aziendali e linee d’indirizzo per la contrattazione decentrata”

La nota di Alessandra Baldari, segretaria regionale Fp Cgil Calabria, e Franco Masotti, segretario Fp Cgil Medici

“I problemi della Sanità, ben noti in Calabria, sono frutto di molteplici fattori che più volte abbiamo analizzato, ma, tra gli altri, riteniamo che spesso il mancato confronto, rinviato o eluso dai vertici regionali, abbia generato, e si rischia che continui a farlo, quei problemi di organizzazione che rappresentano il baricentro delle condizioni di criticità ancora irrisolte. In ragione di ciò, abbiamo richiesto al Commissario, al Subcommissario e al Direttore generale del Dipartimento salute una richiesta di confronto sulle Linee guida relative alla prossima redazione degli Atti aziendali che, al momento, non ha trovato riscontro. Il DCA n. 54/2023 – Linee Guida regionali per l’adozione degli atti aziendali, appena emanato, necessita, dal nostro punto di vista, di immediate e profonde modifiche. A nostro avviso le suddette Linee Guida e lo stesso Atto Aziendale già approvato di Azienda Zero sono in palese contrasto con le funzioni dell’azienda Zero definite dall’art. 2 della Legge regionale 15 dicembre 2021, n. 32 (Istituzione dell’ente di governance della sanità regionale calabrese denominato “Azienda per il Governo della Sanità della Regione Calabria – Azienda Zero” – BURC n.107 del 20 dicembre 2021) pertanto violano di fatto una legge emanata dal Consiglio Regionale della Regione Calabria. Nello specifico vengono assegnate ad una Azienda con vocazione amministrativa e di supporto programmatorio ad esempio n. 24 strutture complesse e un numero considerevole di strutture semplici e di strutture a valenza dipartimentale di fatto sottratte alle funzioni organizzative e gestionali delle aziende del sistema sanitario regionale calabrese in contrasto con quanto stabilito dal DM 70/2016 e dal DCA 64/2016. Le strutture assegnate ad Azienda Zero sono a nostro avviso sproporzionate. Basti pensare che l’Azienda Zero prevede una dotazione organica complessiva di circa 240 unità di personale. Facendo le dovute proporzioni con una azienda sanitaria territoriale di piccole dimensioni come, ad esempio quella di Crotone con 1600 unità di personale la stessa dovrebbe avere assegnate, in proporzione ( X = 24 x 1600/ 250 =153, 6), almeno 150 strutture. Inoltre, non si capisce e non si giustifica perché le linee guida siano state emanate prima dell’atto di riorganizzazione della rete ospedaliera che, in base a quanto stabilito dalla “road map” definita dal programma operativo, dovevano aver già prodotto entro dicembre scorso, la revisione del DCA n. 64 ovvero l’atto di riorganizzazione dell’intera rete ospedaliera della Regione Calabria. Stando così le cose, con la riorganizzazione del sistema sanitario regionale si rischia di depauperare le potenzialità organizzative e gestionali di tutte le aziende sanitarie riducendo, di fatto, anche le opportunità di carriera e di valorizzazione professionale dei professionisti sanitari necessari per il rilancio dei servizi sanitari territoriali e ospedalieri da erogare agli utenti. Senza nulla togliere alle capacità professionali dei “Medici Cubani”, stiamo di fatto condannando il sistema sanitario regionale ad un processo di reclutamento basato solo sulla remunerazione economica delle prestazioni e non ad un vero processo di riorganizzazione basato sulla valorizzazione strutturata delle competenze professionali. In subordine a quanto suddetto entrando nello specifico delle proposte delle linee guida si evidenzia che, nel determinare il numero delle strutture complesse e semplici, osserviamo che si fa uso della distinzione tra strutture “ospedaliere” e “non ospedaliere”, il che produrrebbe una penalizzazione dei servizi territoriali. Infatti – dopo avere individuato il numero complessivo regionale di strutture complesse “ospedaliere”, in ragione dei posti letto (17,5 sono quelli previsti dal Comitato LEA) e di quelle “non ospedaliere”, in ragione del numero di abitanti (9.158 residenti per regioni con popolazione <2,5 milioni) – si prevedono strutture “non ospedaliere” anche all’interno delle aziende ospedaliere e, presumibilmente, anche dei presidi ospedalieri direttamente gestiti dalle aziende territoriali. Tale distribuzione non è conforme agli standard nazionali, per come emanati a seguito della seduta del 26 marzo 2012 del Comitato permanente per la verifica dell’erogazione dei livelli essenziali di assistenza, che precisa doversi definire Strutture Ospedaliere le “Strutture all’interno dei presidi ospedalieri a gestione diretta delle ASL, delle aziende ospedaliere, delle aziende ospedaliere universitarie e degli IRCCS pubblici”. Il risultato di tale differenziazione è che ben 27 strutture complesse “non ospedaliere” verranno sottratte ai servizi territoriali perché assegnate alle Aziende Ospedaliere, compresa la costituenda Azienda Ospedaliera Universitaria e un numero imprecisato di strutture saranno considerate “non ospedaliere” pur essendo collocate all’interno dei presidi ospedalieri delle ASP. Risulta evidente che in tal modo il territorio, già scarsamente dotato di strutture e con poca esperienza organizzativa riguardo il lavoro di gruppo, verrebbe depotenziato. Inoltre, sarebbero ulteriormente ridotte le risorse umane destinate ai servizi territoriali, atteso che, per definizione, le strutture complesse per essere tali devono essere dotate di un numero adeguato di unità di personale, che, invece, sarebbe per la maggior parte destinato agli ospedali. Riteniamo che questa programmazione perpetuerà quella visione ospedalo-centrica che ha mostrato tutti i suoi limiti nel fronteggiare la pandemia, finendo per modificare la stessa missione dell’ospedale, oltre che mettere a rischio la salute e la vita dei cittadini, anziché promuovere un sistema integrato ospedale-territorio. Si osserva, inoltre, che al punto 39 si fa riferimento a “posizioni organizzative e incarichi di coordinamento per il personale del comparto”, laddove queste tipologie di incarico sono state già superate dal CCNL 2016/2018 (Capo II Incarichi funzionali Art. 14 Definizione degli incarichi di funzione) e dal vigente CCNL 2019/2021, firmato il 2 novembre 2022 (v. Titolo III Ordinamento professionale, Capo III Sistema degli incarichi, Articoli dal 24 al 31). Il nuovo sistema di inquadramento risulta, infatti, molto più articolato e prevede tre tipologie di incarichi tra loro sovraordinati: incarichi di posizione, di alta qualificazione, consulenza e controllo all’interno della unità operativa; incarichi di funzione organizzativa; incarichi di funzione professionale, che possono essere anche di base. In merito a ciò è necessario rimodulare le linee guida in quanto quelle emanate risultano illegittime e produrrebbero ulteriori illegittimità nell’applicazione da parte delle singole aziende in ordine al numero e alla tipologia di incarichi da prevedere negli atti aziendali, tenendo in debita considerazione quelle già assegnate. In caso contrario, si può supporre che, a causa del disallineamento tra quanto previsto dal CCNL e quanto indicato nelle Linee Guida regionali, saranno avanzate richieste di interpretazione che finirebbero per ritardare l’emanazione degli atti aziendali e la riorganizzazione dei servizi, così come anche sarà ritardata l’applicazione del nuovo CCNL per i dipendenti del comparto, con il relativo trattamento economico. Pertanto, al fine di fare chiarezza, abbiamo chiesto la convocazione di un tavolo sindacale, per confrontarci sulle criticità rilevate e avere notizie su quali emendamenti si intende apportare alle Linee Guida che dovranno essere la traccia per le aziende riguardo all’emanazione degli atti aziendali. Così come siamo in attesa di essere convocati, ai sensi dell’art.7 del nuovo CCNL 2019/2021 per concordare sulle linee generali d’indirizzo per lo svolgimento della contrattazione integrativa, così come richiesto fin dal 20 gennaio riguardo l’indennità di pronto soccorso da destinare al personale di comparto, definendo un piano di riparto tra le aziende del nostro SSR, per dare attuazione a quanto previsto dall’art.1, comma 293 della legge della legge 30/12/21,n.234, con la decorrenza ivi indicata, rammentando che la quota complessiva, indicata nella tabella G allegata per la nostra regione prevede un importo pari a 1.153.596,00 euro al netto degli oneri riflessi “

Masotti (Fp Cgil Medici): “Sottoscritto il nuovo accordo integrativo regionale per la medicina generale”

 “Ieri pomeriggio le organizzazioni sindacali di categoria hanno sottoscritto in Regione l’accordo integrativo regionale per la medicina generale ad oltre 16 anni dalla pubblicazione del precedente. Gli accordi nazionali demandano alle trattative regionali le parti contrattuali ritenute più innovative e qualificanti, quelle legate a specifiche esigenze del servizio sanitario regionale, con scelte di programmazione sanitaria che, pur in una visione organica ed armonica del servizio sanitario nazionale, costituiscono una testa di ponte verso nuovi modelli di sviluppo della medicina di primo livello sul territorio e l’obiettivo di dare risposte soddisfacenti ai bisogni di salute della popolazione, attraverso l’erogazione di prestazioni aggiuntive e di attività integrative di qualità rese in favore dei cittadini”. Lo afferma in una nota Francesco Masotti, segretario Regionale Fp Cgil Medici Calabria.

 “Alla grande valenza strategica di queste enunciazioni, si aggiungono aspetti piuttosto importanti di natura economica concretizzatisi in sede di trattativa regionale. In buona sostanza, quindi, con l’accordo regionale appena sottoscritto sono stati definiti i compiti e le attività svolte dai medici di medicina generale in forma aggiuntiva rispetto a quanto previsto dagli accordi nazionali. E’ in questa ottica che occorre valutare l’accordo regionale che crea le giuste premesse per assicurare ai cittadini calabresi livelli aggiuntivi di assistenza rispetto a quelli nazionali con la prospettiva, per essi, di vedersi assistiti da una sanità territoriale finalmente efficiente ed efficace. Ma quali gli aspetti più qualificanti dell’accordo? Intanto, la messa a regime dei nuovi modelli di assistenza territoriale, le forme complesse di cure primarie (AFT – aggregazioni funzionali territoriali e UCCP – unità complesse di cure primarie) che garantiranno una risposta assistenziale integrata in particolare nei confronti delle cronicità attraverso il “chronic care model”; gli obiettivi di salute come la riduzione degli accessi impropri ai pronto soccorso con il trattamento delle patologie acute che richiedono basse intensità di cure, l’attuazione del Piano nazionale vaccinale e la prevenzione cardiovascolare ed oncologica; l’assistenza h24; la medicina di prossimità e la domiciliarità delle cure; la telemedicina; l’adozione del fascicolo sanitario elettronico. L’accordo oggi sottoscritto ha come obiettivo, inoltre, quello di gratificare le migliaia di medici calabresi che lavorano da anni in settori delicatissimi della sanità: l’emergenza e la medicina territoriale, convinti come siamo che, migliorare le condizioni lavorative degli operatori sanitari, significa avere di ritorno una migliore qualità nell’assistenza per i cittadini calabresi”, ha concluso Masotti.

Baldari (Fp Cgil): “Facciamo chiarezza sul personale sanitario”

“Nel panorama del nostro Sistema Sanitario Regionale, la cui disamina è fotografata dalla recente e impietosa relazione della Corte dei conti Regionale in tutte le sue criticità, riteniamo che sia necessario evitare di creare inutili allarmismi e fare fughe in avanti aggravando la già complicata e incerta condizione dei lavoratori. Definire illusioni le legittime aspettative di chi ha prestato la propria opera nel Servizio Sanitario Pubblico regionale e ambisce a continuare ad avere un rapporto di lavoro pubblico, è un giudizio affrettato e che non tiene conto della grande carenza di operatori nel Servizio pubblico. La circolare del Dipartimento Salute della Regione Calabria sulla necessità di attingere preliminarmente alle graduatorie vigenti di idonei in ciascuna Azienda Sanitaria o Ospedaliera, secondo legge e non ultimo un parere della Consulta, se viene male interpretata e usata strumentalmente può generare fibrillazioni e timori, come sta accadendo, in tutti i lavoratori e le lavoratrici che ad oggi hanno rapporti di lavoro flessibili o a tempo determinato presso le Aziende. Pertanto, è importante fare chiarezza. La circolare viene emanata per indicare alle Aziende l’obbligo normativo di attingere alle graduatorie prima di bandire nuovi concorsi per evidenti ragioni di economia di tempo e di contenimento dei costi e, come ulteriormente precisato, di motivare l’eventuale indizione di nuovi concorsi in costanza di graduatorie valide; non blocca le procedure di stabilizzazione in corso relative al personale che ha maturato i requisiti, per le quali sono stati pubblicati, o sono in corso di pubblicazione gli avvisi di stabilizzazione, così come sottoscritto e concordato con tutte le organizzazioni sindacali del comparto e della dirigenza in data 20 giugno e 15 ottobre di quest’anno, recepiti con DCA n. 152 del 09/11/22; infine, non preclude, esaurite le graduatorie, di emanare nuovi bandi di concorso per il reclutamento di tutto il personale con contratto di lavoro flessibile”.

Lo dichiara in una nota stampa la segretaria regionale della Fp Cgil Alessandra Baldari.

“E’ appena il caso di ricordare che la carenza di personale nelle Aziende calabresi è una delle criticità principali del nostro sistema sanitario, stigmatizzata dal Tavolo Adduce, ribadita da ogni report sulla Sanità e che, come in tutto il SSN, già precedentemente alla crisi generata dalla pandemia, ma maggiormente in tempo di emergenza COVID19, ha costretto le Aziende a ricorrere ad assunzioni con contratti atipici, sia per necessità di rapidità nel reclutamento, sia anche per gravi carenze e incapacità amministrative che ancora oggi sollevano dubbi su procedure di reclutamento poco trasparenti. Le lavoratrici e i lavoratori con contratti a tempo determinato e flessibili che hanno supportato le strutture sanitarie affrontando grandi sacrifici e sfidando, insieme a tutti gli altri operatori, il virus, ma fornendo anche il loro prezioso contributo a tanti servizi che altrimenti si sarebbero fermati, hanno maturato una esperienza professionale che va valorizzata dal servizio pubblico con tutti gli strumenti normativi che esistono e che la Regione Calabria dovrà applicare se vuole fare ordine e agire in trasparenza. La scorsa Legge di bilancio (legge 30 dicembre 2021, n.234), infatti, al comma 268 ha dettato le linee ben precise in cui non ha affatto indirizzato il sistema sanitario al licenziamento o alla fuoriuscita di questo personale, anzi ha previsto, nel rispetto della normativa vigente, le selezioni per chi non aveva i requisiti utili alla stabilizzazione, i lavoratori con rapporto di lavoro co.co.co e, addirittura, la reinternalizzazione di servizi appaltati all’esterno per ragioni di necessità e urgenza che sono riconducibili alle attività prestate dai lavoratori con partita iva o tramite agenzie interinali . Come la legge prevede, saranno necessarie procedure selettive che dovranno essere avviate una volta soddisfatte le graduatorie vigenti, ma proprio in ragione di due elementi fondamentali non vi è dubbio che si debba procedere nella direzione tracciata del loro inserimento nel servizio sanitario pubblico. Il primo, la carenza di personale e quindi la facile previsione che i piani di fabbisogno dal 2023 in avanti dovranno necessariamente prevedere gli spazi assunzionali per includerli e il secondo, cioè la disponibilità delle risorse finanziarie destinate al reclutamento e non spese, come il Tavolo Adduce ha sottolineato, sommate a quelle di prossima erogazione in vista dell’approvazione del Programma Operativo, già licenziato dalla Regione, da parte dei Ministeri affiancanti, oltre quelle aggiuntive che proprio in queste ultime ore sono state annunciate dallo stesso Presidente Occhiuto. Dato l’approssimarsi della scadenza dei rapporti di lavoro a tempo determinato e flessibili è urgente, così come già anticipato nelle riunioni precedenti con i vertici del Dipartimento alla Salute della Regione, sottoscrivere un protocollo regionale con le Organizzazioni sindacali, come per altro già fatto in altre regioni, al fine di concordare il percorso che tuteli questi lavoratori necessari al Sistema Sanitario Pubblico in ragione, oggi, della sua tenuta e, domani, del suo rafforzamento territoriale, secondo quanto previsto dal PNRR , per il funzionamento delle strutture di prossimità in esso previste e deliberate dalla Regione Calabria (COT, Ospedali di Comunità, Case della Comunità). L’accordo dovrà prevedere la proroga per i rapporti a tempo determinato già in essere e l’eventuale trasformazione del rapporto di lavoro da co.co.co a tempo determinato, tramite avvisi, per consentire la continuità occupazionale, non lasciare sguarniti i servizi e poter garantire i Lea e, infine, nelle prossime selezioni il riconoscimento della valorizzazione del servizio svolto anche a coloro che recentemente sono fuoriusciti dal Sistema sanitario, per omessa proroga del rapporto di lavoro. Sollecitiamo il Dipartimento alla Salute della Regione a convocare con la massima urgenza la riunione già concordata, senza ulteriori indugi. Siamo certi- conclude la segretaria Baldari– che per far riemergere il SSR della Calabria dalle macerie, così come definite dal Presidente, sia necessario innanzitutto rafforzare gli organici, siamo convinti che oltre queste assunzioni ne serviranno altre e siamo convinti che il Servizio sanitario pubblico vada rafforzato e difeso perché garantisce il diritto alla salute in modo universale, senza distinzione alcuna così come dettato dall’articolo 32 della nostra Costituzione”.

“I fondi Covid sono tornati ad essere visibili… ci sarà un perché”

Alle ore 15.00 del 20 Gennaio 2021, in Regione Calabria, presso il Dipartimento della Salute, si teneva l’incontro fra i Segretari Generali della Funzione Pubblica di CGIL, CISL e UIL, rispettivamente, Baldari, Giordano e Bartoletti e il Commissario ad Acta, all’epoca Guido Longo, il quale subentrava al dimissionario generale Cotticelli. L’incontro, richiesto dai sindacati, si preannunciava molto teso, visto il cambio di guardia nella struttura. L’obiettivo era l’immediato pagamento dell’indennità Covid al personale sanitario impegnato nell’emergenza da COVID-19. In quell’occasione si cercava di spiegare che le tre sigle sindacali avevano sottoscritto il 6 luglio del 2020, un accordo contenente i criteri di ripartizione e gli importi da corrispondere agli operatori sanitari, differenziati in base al livello di esposizione al rischio alto, medio, basso.

Tuttavia in quella occasione le tre sigle sindacali si ritrovavano a coniare lo slogan: “FONDI COVID INVISIBILI PIÙ DEL VIRUS”; eppure sarebbe stata una buona opportunità per rendere finalmente visibili e fruibili le risorse per gli operatori. CGIL FP, CISL FP e UIL FPL Calabria facevano presente che i fondi erano stati stanziati dal Governo con il Decreto “Cura Italia” (7.793.000 euro) e con il Decreto “Rilancio” (6.061.000 euro), oltre alle RAR (2.000.000 euro). Inoltre veniva chiesto al dott. Longo, cosi come già era stato fatto al suo predecessore, di conoscere l’utilizzo delle risorse stanziate complessivamente dai citati Decreti, richiamando la dettagliata illustrazione contenuta nella deliberazione del DG Bevere del 15 dicembre 2020, che a pagina 4 richiama il fondo del Decreto “Rilancio”, ma non quello stanziato dal “Cura Italia”, che era stato destinato a remunerare le particolari condizioni di lavoro sopportate dai lavoratori della sanità calabrese a causa dell’emergenza Covid ma che nel deliberato non venivano riportati. Per giunta non si faceva alcun riferimento ai criteri di ripartizione di queste risorse, già fissati nell’accordo del 6 luglio. Al commissario Longo venivano illustrate le dinamiche negoziali, piene di ostacoli e di colpi di scena, che avevano indotto CGIL, CISL e UIL ad organizzare forti e partecipate manifestazioni di protesta con un forte impegno delle scriventi finalizzato a giungere alla sottoscrizione dell’accordo in questione. Il Commissario, allora, assunse l’impegno di verificare in tempi molto brevi la situazione, condividendo l’urgenza della richiesta e il diritto dei lavoratori a ricevere una giusta remunerazione a fronte di un’attività lavorativa prestata in particolari condizioni di lavoro dovute alla pandemia. Indennità finanziata con fondi del Governo nazionale.

Avevamo anticipato al Commissario Longo che se nei giorni a seguire non si fosse sbloccata la situazione relativa al pagamento dell’indennità Covid e se non si fosse, quindi, onorato l’accordo del 6 luglio 2020, i Segretari Generali del pubblico impiego di CGIL, CISL e UIL avrebbero prodotto un esposto alla Procura della Repubblica per accertare che i fondi del “Cura Italia” e “Rilancio” fossero stati utilizzati per le destinazioni previste dal Governo nazionale. In data 04 Ottobre 2021, esattamente un anno fa, CGIL, CISL E UIL, mantenendo fede alla promessa presentavano l’esposto in procura nelle mani del procuratore Gratteri. Oggi, ad un anno da quel terribile incontro, quei fondi invisibili sono diventati troppo visibili. EÈ vero che le vittorie hanno molti padri, ma svilire un risultato raggiunto dalle tre sigle sindacali, quando tutto l’emisfero sindacale che vegeta in Calabria disconosceva l’esistenza di questi fondi non è accettabile. Allora facciamo chiarezza: CGIL CISL E UIL rivendicano orgogliosamente la sottoscrizione dell’Accordo e che le somme vengano retribuite in linea con i criteri già applicati in tutte le altre regioni d’Italia. Rivendicano, ancora, che per le annualità successive vengano impegnate ulteriori risorse visto il perdurare della Pandemia. Ma su di un punto non deroghiamo e non accettiamo lezioni da nessuno: le risorse vanno attribuite tutte e subito, a tal proposito riteniamo positiva la nota del prof. Profiti che preannuncia il pagamento immediato del premio Covid, tutelando le somme, mettendo a carico delle Aziende gli oneri riflessi. Sollecitiamo per questo il Presidente Occhiuto che attui una vigilanza attiva e che non faccia sconti a chi fino ad oggi ha remato contro i lavoratori della sanità.

FONTE: ilfattodicalabria.it

Accordo sui criteri di stabilizzazione del personale sanitario, c’è la firma di sindacati e Regione

Le sigle sindacali e la Regione Calabria oggi hanno firmato l’accordo sui criteri di stabilizzazione del personale sanitario. Oltre ai sindacati, hanno siglato l’accordo i vertici del Dipartimento Salute della Regione Calabria, alla presenza del direttore generale Fantozzi e della dirigente Scordo.
Accolta la proposta della segretaria regionale della Fp Cgil, Alessandra Baldari, relativa ad un confronto con i commissari dell’ aziende sulla posizione dei precari assunti con contratti Co.Co.Co. o a partita Iva che hanno prestato servizio presso le aziende durante l’emergenza Covid, al fine di assicurare la continuità dei servizi e l’erogazione dei Lea, valorizzando così le professionalità acquisite dai lavoratori. Inoltre, sarà affrontata la possibilità del mantenimento in servizio del personale precario con i requisiti per la stabilizzazione eccedente rispetto alle procedure concordate oggi e relative al Piano di Fabbisogno dell’anno 2022. Tale confronto dovrà avvenire entro il 31 ottobre 2022. La proposta della segretaria Baldari è stata condivisa anche dalle altre sigle sindacali.
In base all’accordo siglato oggi, le aziende potranno procedere alla stabilizzazione del  personale, anche non più in servizio, del ruolo sanitario e del ruolo socio-sanitaria, in presenza di alcune condizioni: sia stato assunto a tempo determinato con procedure concorsuali; abbia maturato al 30 giugno 2022 alle dipendenze di un ente di Servizio sanitario nazionale almeno 18 mesi di servizio, anche non continuativo; abbia prestato il servizio di cui al punto precedente per almeno sei mesi nel periodo intercorrente tra il 31 gennaio 2020 e il 30 giugno 2022;
Ai fini della stabilizzazione, bisognerà seguire alcuni criteri: qualora i soggetti in possesso dei requisiti per la stabilizzazione fossero in numero superiore rispetto ai fabbisogni espressi dalle Aziende, dovrà essere data priorità al personale in servizio presso l’Azienda che indice la procedura di stabilizzazione alla data di pubblicazione dell’avviso; le aziende all’interno degli avvisi dovranno valorizzare l’anzianità maturata con rapporto di lavoro dipendente eccedente i periodi minimi stabiliti dalla norma.

La FP CGIL chiede risposte alla direzione del Gom: “I dipendenti non possono attendere oltre”

 Spesso in questi anni di pandemia abbiamo sentito dire che la Sanità pubblica non funziona. Al Sud, in Calabria, lo abbiamo sentito più che altrove. Per quanto doloroso sia, non resta che domandarsi se la si voglia davvero far funzionare la Sanità pubblica calabrese, o se piuttosto non faccia comodo a qualcuno, che questo sogno di giustizia sociale muoia pian piano, un passo alla volta, per lasciare (ancor più) spazio alla Sanità dei privati, di chi può permettersela, di chi può pagare per esercitare un diritto costituzionalmente garantito. La FP CGIL è di parere completamente opposto e non può tacere.

Ci riferiamo, nello specifico, al Grande Ospedale Metropolitano di Reggio Calabria che tanta parte ha avuto nel contrasto alla pandemia da CoVID-19 grazie all’impegno, la competenza e l’alto senso di responsabilità che lavoratrici e lavoratori hanno, di fatto, dimostrato in questi due anni.

Qualcuno potrebbe addirittura pensare che questi lavoratori vadano premiati o perfino incentivati, ma non è il caso del G. O. M. Bianchi Melacrino Morelli:  un Ospedale nel quale la Produttività 2021, ovvero le premialità legate alle Performance, non è stata ancora erogata ed è ben lungi dall’esserlo;  dove i buoni pasto maturati dal personale non vengono erogati da oltre 9 mesi;

  • dove il salario accessorio viene erogato con ritardo, con evidenti ripercussioni sulle economie delle famiglie dei dipendenti;
  • nel quale nei reparti si lavora in elevata carenza di organico, come nei casi più eclatanti delle U.O. di Ostetricia e Ginecologia e di Pediatria dove, spesso, un operatore si trova da solo a garantire l’assistenza all’intero reparto; nel quale permane critica, e inaccettabile, la situazione del Pronto Soccorso e dove gli altri reparti non se la passano meglio;
  • nel quale, ancora oggi non è di nostra conoscenza l’approvazione del piano del fabbisogno, per il quale con DCA 113 DEL 06.09.2022 il Commissario ad acta dava  10 giorni di tempo per presentare lo stesso, cosa a cui la stessa ASP di Reggio Calabria ha già adempiuto;
  • nel quale gli operatori cercano di gestire, a volte invano, con un solo strumento TAC utile prestazioni della U.O. di Radiologia e neuroradiologia per un’utenza enorme, mettendo, evidentemente in difficoltà gli utenti ed i reparti che ad essa afferiscono;

Un ospedale in cui non si rispetta il turnover del personale; in cui la mobilità interna è ancora di là dall’essere definita (siamo, da anni, in attesa di discutere del regolamento di mobilità esistente in tutte le strutture analoghe).

Queste le cose di cui la FP CGIL è a conoscenza, molte altre sono quelle che non sappiamo a causa del muro che l’Amministrazione del G.O.M. ha inteso alzare nei confronti dell’interlocuzione tra le parti.

Non sappiamo se e quando si procederà con le stabilizzazioni dei contratti COVID (Legge di Bilancio), cioè di quelle persone che hanno difeso la trincea quando la guerra infuriava. Attendiamo ancora la convocazione della delegazione trattante, considerando che siamo già quasi ad Ottobre.

Non sappiamo perché, ad esempio, il G.o.m., con un apparato amministrativo che sta letteralmente scomparendo per carenza di personale, non procede allo scorrimento della graduatoria del concorso di Assistenti Amministrativi, che essa stessa ha indetto ed espletato e non avvia quello per Collaboratori Amministrativi, ampiamente previsti anche dal precedente piano del fabbisogno.

Non sappiamo perché ad alcuni lavoratori siano state arbitrariamente tolte indennità a loro spettanti. E tutte queste cose non le sappiamo perché molte delle nostre richieste sono cadute nel silenzio.

Alla luce di tutto ciò, la FP-CGIL di Reggio Calabria non può che reiterare la denuncia delle innumerevoli difficoltà che ormai da tempo attanagliano le lavoratrici ed i lavoratori del G.O.M., difficoltà delle quali chiede conto direttamente alla Direzione del G.O.M. ed al suo Commissario, che, visti gli illustri trascorsi nelle file di organizzazioni sindacali di vario colore, dovrebbe avere particolarmente a cuore le nostre richieste.

Questo sarebbe un primo ma significativo passo per ribellarsi ad un disegno di lenta ma costante smobilitazione della Sanità Pubblica che, più o meno consciamente, si va configurando tanto a livello nazionale quanto a livello locale e che troverà sempre una netta ed intransigente opposizione della FP CGIL, parafrasando il grande De Gregori “sempre e per sempre dalla stessa parte ci troverai”.

 

Francesco Callea, segretario Generale, FP CGIL di Reggio Calabria

 

 

Sanità provinciale di Cosenza, Fp Cgil: “Pediatria rischia di sparire”

Anche nascere, in provincia di Cosenza, può essere un privilegio. Così come lo sta diventando l’assistenza pediatrica. Negli Ospedali Spoke di Castrovillari, Corigliano e Cetraro, dove insistono gli unici reparti di Pediatria dell’Azienda Sanitaria Provinciale, certamente è già un miracolo garantire i ricoveri e le cure per i bambini malati. Da anni, infatti, a Corigliano e a Cetraro i turni pediatrici e l’apertura h24 dei reparti di Pediatria sono garantiti da una cooperativa di Pediatri, per carenza ormai cronica di Medici. Mentre l’unica unità di Pediatria, che finora era riuscita a garantire con regolarità i turni di servizio, ossia Castrovillari, rischia seriamente di andare in sofferenza, per l’imminente preventivata assenza di tre dei sei Medici assegnati. Una situazione assurda, che va ad aggravare ulteriormente le già critiche situazioni che si registrano nelle Pediatrie di Corigliano e Cetraro.

I tagli imposti da dodici anni di commissariamento della Sanità calabrese, si stanno trasformando tutti in danni a carico dei Cittadini. Mentre la spesa per la migrazione sanitaria, a carico della Regione, continua a lievitare. Anche il 2021 ha segnato un ulteriore record di incremento di spesa, poiché i Calabresi bisognosi di cure sono sempre più proiettati a ricoverarsi in altre Regioni.

Da anni denunciamo la grave carenza di Personale medico e non medico, senza ottenere risposte sufficienti. In mancanza di soluzioni strutturali e urgenti, la Sanità pubblica rischia un serio tracollo.

Occorre, quindi, una urgente inversione di tendenza: bisogna mappare le carenze di Personale medico e non medico, concentrare tutte le risorse, ordinarie e straordinarie, assegnate per l’emergenza covid e in funzione del PNRR, e procedere con le assunzioni del Personale necessario a garantire il diritto alla salute. Ciò dovrà consentire anche il superamento delle costosissime convenzioni che l’Azienda Sanitaria Provinciale è costretta a sostenere, ma che non potranno durare ancora più a lungo, se non si vuole continuare a sperperare ingenti risorse, e a non dare una soluzione strutturale al bisogno sanitario.

Si diano, quindi, urgenti risposte alle Pediatrie di Castrovillari, Corigliano e Cetraro, in modo da restituire al Cittadino il diritto di sentirsi un po’ più tutelati nel loro bisogno primario di avere una sanità efficiente e sufficiente.

Giuseppe Guido – Segretario Generale CGIL Pollino Sibaritide Tirreno

Vincenzo Casciaro – Segretario Generale FP CGIL Pollino Sibaritide Tirreno

 

Vibo Valentia, sanità ieri e oggi per costruire il futuro: l’otto luglio la Fp Cgil incontra la segreteria generale

L’attenzione della Funzione Pubblica Cgil Area Vasta continua a concentrarsi sul tema della sanità, argomento nevralgico della regione Calabria e che spesso occupa tristemente le prime pagine dei giornali locali e nazionali. Proprio per valorizzare l’attenzione della Fp Cgil sulla sanità, l’organizzazione sindacale ha organizzato per l’8 luglio un incontro pubblico dal titolo ”Sanità ieri e oggi per costruire il futuro”. L’incontro, a cui parteciperà la segretaria generale della Fp Cgil Serena Sorrentino, si terrà a Vibo Valentia: un luogo scelto perché rappresenta l’amplificazione di annosi e macroscopici problemi che avvolgono la sanità calabrese.

A Vibo, come è noto, c’è un grave problema infrastrutturale. L’obiettivo dell’incontro è proprio quello di accendere i riflettori su questa realtà, tra le più gravi d’Italia. Inoltre, l’occasione sarà anche utile per tracciare un bilancio sulla situazione della sanità calabrese e in particolare dell’area centrale della Calabria.

La manifestazione si terrà l’8 luglio alle 09.30 presso la Camera di Commercio di Vibo Valentia. Tutti i relatori sono indicati nella locandina.

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