Servizio sanitario regionale, Baldari (Fp Cgil): “E’ necessario il confronto” 

Nota stampa della segretaria generale Fp Cgil Calabria, Alessandra Baldari.

La volontà di rendere effettivo l’auspicato buon funzionamento dei servizi che s’intendono  riorganizzare passa obbligatoriamente dal rispetto di norme e contratti che regolano le relazioni sindacali, che non sono una inutile e fastidiosa complicazione, ma sono fondate sul bilanciamento degli interessi delle aziende e le tutele dei lavoratori, finalizzando al bene comune dei cittadini un’azione sinergica tanto ricercata quanto  necessaria.

Questo vale tanto più per il Servizio Sanitario Regionale, che “come un ammalato uscito dalla rianimazione ha bisogno di riabilitazione” (come detto dal presidente  Occhiuto), e quindi ha bisogno che tutte le figure deputate a farlo funzionare siano coinvolte nel percorso di “rianimazione” che comporta anche un cambio di passo delle condizioni di lavoro.

In esplicito, significa operare  un cambiamento profondo anche di processi organizzativi che, se condivisi, riusciranno a dare gambe a quel percorso di riforma che più volte è stato al centro delle dichiarazioni dell’attuale politica regionale per sanare le profonde criticità del sistema che non dimostra di dare segnali di ripresa.

Sono ormai mesi che, anche unitariamente, sollecitiamo i vertici della Regione, tra cui la struttura commissariale e il Dipartimento alla salute, a riavviare le relazioni sindacali per incardinare con un calendario stretto la discussione su temi fondamentali, ma dopo mesi di silenzio e un primo incontro interlocutorio, in luglio, con il prof. Profiti,  riguardo il reclutamento della dirigenza PTA di Azienda Zero,  non vi è stato nessun confronto produttivo di risultati. Anche quello con la dirigenza medica su linee guida contrattuali e regolamento Alpi, seppur avviato nei mesi scorsi, è stato congelato.

L’ultimo sollecito da parte delle organizzazioni sindacali si è esplicitato ai primi di ottobre, in un incontro con il Commissario Esposito a cui abbiamo sottolineato la necessità di calendarizzare convocazioni nel rispetto degli istituti dell’informazione e del  confronto in applicazione dell’ultimo  rinnovo contrattuale.  Incontri necessari, tra le altre cose, anche per redigere le linee guida regionali al fine di  uniformare la sottoscrizione dei contratti integrativi di ASP e Aziende Ospedaliere, per omogeneizzare le procedure di ulteriori stabilizzazioni ai sensi delle norme e accordi vigenti, evitando di incorrere, come è capitato, in azioni amministrative che hanno creato distinguo tra lavoratori con pari condizioni, riguardo al mantenimento in servizio ai fini della stabilizzazione e che abbiamo contestato.

Tra le altre, sono rimaste totalmente inevase le richieste di confronto partite a gennaio 2023, ai sensi dell’art.7 del nuovo CCNL per definire un accordo finalizzato alla ripartizione delle risorse che ammontano a 1.153.596,00 di euro per la Calabria, giusto art.1, comma 293 della legge 30/12/2021, n. 234, destinate a retribuire una indennità aggiuntiva al personale  afferente al Pronto soccorso. A proposito di dare risposte a chi sta in trincea e spesso subisce aggressioni.

In questi giorni, in vista della riorganizzazione delle Centrali Operative del 118, prevista nel programma di riorganizzazione territoriale da realizzare entro il 20 febbraio prossimo, con l’istituzione di una Sala opertiva 118 di area nord a Cosenza, una di area centro e sud a Catanzaro e  le Postazioni di Emergenza Territoriali 118 (PET), il Direttore del Dipartimento Emergenza Urgenza dell’Azienda sanitaria provinciale di Cosenza, su delega del Commissario di Azienda Zero, ha comunicato ai Direttori delle attuali Centrali Operative che, insieme al trasferimento delle competenze gestionali del 118, il personale medico e infermieristico potrebbe essere utilizzato presso le suddette istituende Sale Operative.

Abbiamo segnalato che tale provvedimento comporta processi di mobilità e riassegnazione del personale e, pertanto, è soggetto all’istituto del “confronto regionale”, ai sensi dell’art. 7, comma 2, lettera b del vigente CCNL 2019/21.  Agli operatori è stato chiesto in modo informale di operare una scelta riguardo alla futura sede lavorativa, senza alcuna convocazione  di confronto con le OO.SS. regionali di categoria , seppur obbligatoria per Contratto, ed in assenza di informazioni circa le modalità operative e le condizioni di lavoro dal punto di vista economico e giuridico. A tal riguardo, al fine di prevenire contenziosi e in considerazione della particolare funzione strategica di tale servizio, abbiamo chiesto la sospensione di ogni effetto della comunicazione inviata ai Direttori territoriali di Centrale Operativa di 118, nelle more del “Confronto” con le organizzazioni sindacali.

Riteniamo che questo modo di procedere, oltre che violare palesemente le previsioni contrattuali sulle relazioni sindacali che sono  giudizialmente tutelate in caso di mancata applicazione, continui a reiterare una prassi di autoreferenzialità che non agevola i processi di riforma e riorganizzazione tanto auspicati e necessari e lede i diritti delle lavoratrici e dei lavoratori del Servizio Sanitario Regionale che difenderemo  attivando ogni azione prevista dalle norme vigenti.

Contratto integrativo aziendale Asp Catanzaro, soddisfazione della Fp Cgil: “Raggiunti importanti obiettivi”

Nota della segretaria Area Vasta Fp Cgil, Amalia Talarico, del componente Rsu – Fp Cgil, Giuseppe Colombino, e del delegato aziendale Fp Cgil, Maurizio Iacopino.                                               

La FP CGIL Area Vasta Cz Kr Vv esprime soddisfazione per la sottoscrizione del contratto integrativo aziendale dell’Asp di Catanzaro avvenuto in data 23 novembre 2023. Anche questo percorso travagliato si è concluso. Certamente il ritardo accumulato non può ascriversi alla responsabilità delle organizzazioni sindacali anche se ha visto la resistenza di alcune sindacali, possiamo ritenerci soddisfatti poiché si è concluso, nel miglior modo possibile e a garanzia e tutela dei lavoratori tutti (iscritti e non alle organizzazioni sindacali),  l’Azienda  procederà alla pubblicazione dei DEP (differenziali economici di professionalità ex PEO) con definizione dell’iter amministrativo entro e non oltre il 31 dicembre 2023, al fine di consentire a tutti i dipendenti aventi titolo, di progredire nell’ambito della propria Area di appartenenza, in base a quanto previsto dal CCNL stipulato a livello nazionale il 2 dicembre 2022.

L’iter procedurale ai fini della definizione di un Contratto integrativo aziendale è sempre un momento travagliato in quanto nasce dalla contrattazione/mediazione tra la Parte Pubblica (l’Azienda) e le Parti Sociali (le organizzazioni sindacali); è ovvio che quest’ultime hanno l’interesse di tutelare gli interessi dei lavoratori nella maniera più ampia possibile e l’Azienda viceversa, di difendere le posizioni di un datore di lavoro che cerca di raggiungere i maggiori risultati con il minore dispendio di risorse possibile.

In questo confronto tra le parti, bisogna sempre rispettare alcuni paletti normativi e contrattuali che non consentono di chiedere, da parte delle organizzazioni sindacali, aldilà di quanto consentito anche in base ai vincoli di bilancio.

In tale ottica importanti obiettivi sono stati raggiunti, giusto per citarne alcuni:

  1. Estensione dell’indennità per l’operatività in particolari servizi/U.O. prevista dall’art. 107 del CCNL anche al personale delle REMS e della Casa Circondariale;
  2. L’istituzione dall’anno 2024 della Banca delle ore, prevista dall’art. 48 del CCNL;
  3. Aumento del valore economico del buono pasto dal 01.01.2024 ad euro 7,00.

Soddisfazione si esprime per l’accoglimento da Parte Pubblica, ed all’unanimità delle altre sigle presenti, delle osservazioni poste all’attenzione del Tavolo delle trattative da parte della FP CGIL. Quest’ultima ha chiesto tra l’altro, la rivisitazione del Regolamento riguardante il diritto al buono pasto, in modo da garantirne la fruizione a tutto il personale avente titolo, indipendentemente dal Ruolo di appartenenza, ed al fine di evitare discriminazioni di sorta.

Fp Cgil: “Azienda Dulbecco nel caos. La brezza caraibica non rinfresca la sanità calabrese”


Nota di Franco Grillo (
segretario generale della Fp Cgil Area Vasta), Ivan Potente (Coordinatore Medici FPCGIL Area Vasta dirigenza Medica e Sanitaria), Anna Rotundo (responsabile aziendale Dulbecco Fp Cgil Area Vasta).

 “Il già difficile percorso di nascita dell’azienda ospedaliera universitaria “Renato Dulbecco”, segnato da ritardi ed incomprensioni, registra un ulteriore ed improvviso stop! Il Commissario Straordinario Vincenzo La Regina, infatti, abbandona l’incarico per la nomina a Direttore Sanitario dell’Azienda Sanitaria 6 di Roma.

Difficile pensare che tale scelta sia frutto del caso. Da giorni, infatti, si susseguivano voci e notizie di incomprensioni tra  La Regina ed i vertici universitari, non ultima la differenza di vedute sulla localizzazione del Pronto Soccorso all’ex azienda Mater Domini. E’ facile invece pensare che La Regina abbia capito “l’aria che tira” ed abbia pensato bene di lasciare l’incarico prima di essere costretto a farlo.

In effetti nella sanità calabrese tira davvero una brutta aria  che non può essere purificata da qualche alito di brezza “caraibica”.

Incarichi di vertice delle aziende sanitarie che rimangono vuoti per motivi giudiziari o per rinunce personali vicariati dal sempre più diffuso sistema delle “reggenze” che conferma l’assoluto stato di precarietà nel quale versano le aziende pubbliche. Il commissario Occhiuto, che appare sempre più in difficoltà, si affida a momenti celebrativi estemporanei quali l’inaugurazione della Risonanza Magnetica al presidio Mater Domini precisando lui stesso che tali eventi “non vanno celebrati” (allora perché era presente all’inaugurazione?).

Nel mentre la ricognizione del debito sanitario monstre non si scorge neanche in lontananza,  e la Calabria sanitaria pullula di Commissari, Subcommissari, Direttori Generali ed esperti importati a vario titolo ma ancora non si riesce a capire chi siano veramente gli interlocutori.

Il progetto dell’azienda ospedaliera universitaria Dulbecco che sembrava essere l’unica vera novità in un quadro desolante, sta inesorabilmente naufragando tra le incomprensioni, esplicite e soprattutto implicite tra universitari ed ospedalieri, con il povero Renato Dulbecco che si starà rivoltando nella tomba nel veder come il suo nome sia stato speso per un progetto così controverso.

Chi può fugge: fuggono i pazienti che continuano ad emigrare verso altre regioni o si rivolgono alle strutture private, a proprie spese, per quelle prestazioni che il pubblico non eroga. Tuttavia fuggono anche i medici e gli  infermieri, sia i più giovani che vanno al Nord o in altri paesi a specializzarsi o impiegarsi  ma anche i meno giovani che si pensionano appena possono o si trasferiscono a lavorare nel privato: qualcuno ha provato a verificare quanti Primari siano andati via prematuramente negli ultimi tempi? La regione ha provato ad analizzare le cause del fenomeno e soprattutto a porre dei rimedi?

Quanto ancora potrà continuare la politica degli effetti annuncio, che vengono puntualmente ed inesorabilmente smentiti dai fatti? Non possiamo aspettare che siano i posteri a dare l’ardua sentenza perché il tempo presente è drammatico  ed i bisogni dei pazienti non possono attendere.

Occorrono interventi strategici da mettere in campo e perseguire con lucidità e tenacia. Occorre creare un ambiente di lavoro sano che possa attirare i professionisti e non farli scappare. E, soprattutto, si rende necessaria una classe politica che lavori con umiltà e dedizione ad un serio progetto di rinascita sanitaria”.

La FP CGIL lancia l’allarme per la sicurezza dell’ospedale di Vibo Valentia e chiede azioni immediate

La segreteria generale della FP CGIL Calabria, la segreteria della FP CGIL dell’Area vasta, di concerto con il responsabile della CGIL Medici dell’Area Vasta, esprimono la propria sorpresa e preoccupazione per quanto accaduto nei giorni scorsi presso il reparto di Ostetricia e Ginecologia dell’ospedale P.O. di Vibo Valentia.

“Per cause ancora sconosciute e misteriose, il controsoffitto del corridoio di ingresso e uscita della struttura di accesso alle camere dei pazienti è crollato in modo inspiegabile. Risulta che la suddetta struttura è stata recentemente sottoposta a una manutenzione straordinaria, circa 30 giorni fa. Pertanto, non si comprende né si giustifica come ciò sia potuto accadere, considerando che i lavori erano stati affidati a un’azienda esterna, presumibilmente specializzata in questo tipo di interventi di manutenzione. Chiediamo al neo Commissario Straordinario dell’ASP di Vibo Valentia di accertare e rendere note le cause di questa vicenda che, considerando la notevole quantità di materiale crollato, avrebbe potuto causare gravi danni sia alle donne in gravidanza che agli operatori sanitari dell’ASP, se fosse accaduta di giorno”, scrivono Alessandra Baldari, Franco Grillo e Ivan Potente.

 La FP CGIL denuncia da decenni il rischio in cui versa l’ospedale di Vibo, “poiché non è più in grado di sopportare il naturale deterioramento strutturale. La situazione attuale di difficoltà e potenziali rischi sta causando notevole preoccupazione e disagio tra i professionisti che operano presso l’ospedale di Vibo. Essi si trovano costretti a fornire quotidianamente i propri servizi assistenziali in condizioni di incertezza e con un livello di sicurezza limitato. È noto, infatti, che diverse zone dell’edificio ospedaliero sono state puntellate da anni. Nel corso degli anni, questa situazione ha comportato la chiusura, ad esempio, del prefabbricato destinato alla cucina interna, la chiusura di alcune aree nel reparto di ortopedia e danni evidenti alle pareti divisorie nel reparto di Neurologia. Questa situazione è ancora più evidente a causa del protrarsi ingiustificato della messa in sicurezza di alcuni pilastri portanti nel reparto di oculistica e nelle sale semi interrate del reparto di radiologia, visibili a occhio nudo. Pertanto, chiediamo all’attuale Commissario Straordinario di avviare una valutazione approfondita dell’intera struttura per accertare le reali condizioni di stabilità dell’edificio ospedaliero e prevenire ulteriori rischi di crolli e danni incalcolabili per l’intera comunità”, continuano i sindacalisti.


In merito a ciò, la Funzione Pubblica CGIL “non può giustificare i ritardi aggiuntivi che si stanno accumulando a causa del mancato inizio dei lavori per la costruzione del nuovo ospedale. A nostro parere, le ragioni di ciò sono attribuibili all’incapacità amministrativa e politica dell’intera classe dirigente, che da anni ha assunto la responsabilità gestionale delle varie entità pubbliche (ASP, Provincia, Comune, Regione) coinvolte, in vari modi, nelle procedure tecniche e burocratiche che, da decenni, ostacolano l’avvio effettivo del progetto. È necessario agire tempestivamente e con prudenza nella gestione ordinaria e straordinaria della struttura. È altrettanto fondamentale agire rapidamente per la costruzione del nuovo ospedale prima che sia troppo tardi. A tal fine, chiediamo al Commissario Straordinario di convocare urgentemente un tavolo di discussione per analizzare a fondo le cause di questa grave situazione di pericolo e individuare possibili soluzioni per prevenire ulteriori spiacevoli conseguenze e garantire la sicurezza dei cittadini e degli stessi lavoratori”.

Baldari (Fp Cgil): ”Salviamo la sanità calabrese”

di Alessandra Baldari*

I punti critici che caratterizzano il Servizio Sanitario Regionale, oggi, sono ancora più attuali e si inquadrano dentro una crisi che si allarga sempre più a tutto il territorio nazionale con connotazioni diversificate che se non affrontate e riequilibrate condurranno alla perdita del profilo universalistico, pubblico e gratuito del nostro Servizio Sanitario Nazionale, allargando le differenze di esigibilità di prestazioni assistenziali e di cura già profondamente diseguali tra Regioni, favorendo la crescita esponenziale e quasi obbligata dei servizi privati o in convenzione, così come accadrà se il DDL Calderoli sull’Autonomia differenziata dovesse essere approvato.

Per questo saremo in Piazza del Popolo a Roma, giorno 24 giugno, alla Manifestazione organizzata dalla CGIL insieme a 80 e più associazioni in difesa del Servizio Sanitario Nazionale e per la Salute e Sicurezza sui luoghi di lavoro.

Il Ministro Schillaci non ha dato risposte all’incontro dello scorso 20 giugno alle OO.SS. che chiedevano un incremento delle risorse destinate al Fondo Sanitario Nazionale, un piano straordinario pluriennale di assunzioni, il rinnovo dei contratti pubblici e privati, il rafforzamento dei servizi di prevenzione e medicina del lavoro per implementare la salute e sicurezza sui luoghi di lavoro, nuovi investimenti su salute mentale e consultori e sulla formazione.

Già da tempo la nostra Federazione, ha lanciato l’allarme della crisi in cui stava precipitando la Sanità pubblica del nostro Paese, sospinta da un progressivo definanziamento del Fondo Sanitario Nazionale, in 10 anni meno 37 miliardi, e da un depauperamento degli organici generato dal decennale blocco del turn over e da una persistente insufficienza di programmazione basata su dati di fabbisogno della popolazione. L’assenza di programmazione non ha sollecitato quel necessario ripensamento del numero chiuso di accesso alle facoltà di medicina e un finanziamento molto più consistente e mirato delle borse di specializzazione, così tanto ignorato che oggi assistiamo ad una totale mancanza di alcune figure di medici specialisti e che di recente si è tentato di colmare con maggiori finanziamenti per incrementare il numero di posti, ma che certamente non sarà superata nell’immediato.

A questo deve sommarsi la crescente poca attrattività per un lavoro gravoso, mal retribuito e spesso anche insicuro, minato da reazioni aggressive da parte dei pazienti, che sollecita i professionisti a fuggire dal servizio pubblico per collocarsi in strutture private, andare all’estero, o organizzarsi in cooperative guadagnando una condizione di lavoro più tranquilla e molto più remunerativa, incentivata dalla più favorevole tassazione prevista nella recente legge di bilancio.

Il Servizio Sanitario pubblico e universale ha un valore sociale fondante del nostro stesso Stato, architrave del benessere dei cittadini, integrato con i servizi sociali, basato su un’idea allargata e inclusiva di tutti i determinanti sociali di salute nel rispetto dei principi costituzionali.

Questa consapevolezza, riemersa nel breve periodo della pandemia e poi dimenticata, non è mai stata al centro dei programmi politici, ne fa storia il previsto definanziamento del Fondo Sanitario fino al 2025, già tra i più bassi d’Europa, e nessun provvedimento volto a superare la più grave delle criticità, ovvero la carenza di personale che sta avanzando in tutte le regioni depauperando i servizi, allungando le liste d’attesa, prefigurando che anche gli investimenti previsti dal PNRR, invero inferiori in percentuale a quelli destinati ad altre misure, non serviranno a colmare i divari territoriali e potenziare la sanità territoriale se non accompagnati da finanziamenti ordinari finalizzati a quel grande piano straordinario di assunzioni che rivendichiamo da tempo. Per consentire la realizzazione delle assunzioni non basta l’adeguato finanziamento, ma è necessario intervenire legislativamente per rimuovere i tetti alla spesa del personale che da tempo vincolano le Aziende al mantenimento degli equilibri di bilancio della spesa pubblica, considerando un costo invece che un investimento necessario quello che non solo potrebbe rilanciare il Servizio Sanitario Nazionale, adeguandolo tra l’altro ai parametri europei, ma potrebbe generare una crescita ed uno sviluppo economico fondato sul benessere dei cittadini e la creazione di lavoro stabile e di qualità.

In questo scenario complesso e compromesso, la Calabria con i suoi 12 anni di piano di rientro e una lunga teoria di Commissariamenti inefficaci a risanare i conti e le Aziende, rappresenta il paradigma della crisi funzionale in cui il Servizio sanitario potrebbe avviarsi.

In Calabria, la carenza di personale è al centro delle nostre attenzioni e non solo. In 11 anni sono stati persi 2500 medici e 3000 tra infermieri e altre figure professionali, questo ha generato la riduzione dei servizi, la chiusura o l’accorpamento dei reparti, l’affidamento a privati convenzionati di lungodegenza e riabilitazione, salute mentale, lunghissime liste d’attesa, mancanza di screening oncologici, riduzione dei consultori, pronto soccorso con la metà degli organici in servizio, carenza di anestesisti, ortopedici, ginecologi, pediatri e su tutti il personale dell’emergenza urgenza tanto che il 70% delle ambulanze viaggia senza medico e in Calabria si torna a morire per mancanza di interventi tempestivi, così come diventa sempre più difficile nascere dato che si sospendono le attività dei reparti di maternità. Nuovamente il Tavolo interministeriale Adduce, rileva, ancora nell’ultimo verbale del 23 marzo scorso, le fortissime criticità di carenza di personale che non trovano soluzioni strutturali in ordine al reclutamento del personale del SSR e al depotenziamento del personale amministrativo e  sollecita, non per la prima volta, il Commissario della sanità ad assumere le iniziative per garantire l’operatività delle procedure assunzionali, raccomandando di non ricorrere a forme atipiche di lavoro e attuare una gestione centralizzata delle stesse. Allo stesso tempo, i Ministeri affiancanti il Commissario evidenziano  più criticità in ordine al livello dei LEA, ancora sotto soglia, alla riorganizzazione della rete ospedaliera, essenziale per recuperare i tanti posti letto persi negli anni e  la cui mancanza contribuisce ad intasare i pronto soccorso, lo stallo nella riorganizzazione della rete di assistenza territoriale, fondamentale per garantire assistenza diffusa, nelle aree interne, fra gli anziani e che è essenziale nel suo ruolo di filtro alle ospedalizzazioni inappropriate, stigmatizzando, inoltre, che l’avanzo consistente e pari a 140 milioni è generato dalla mancanza di erogazione dei servizi di assistenza.

Ancora oggi, non si procede alle assunzioni dallo scorrimento di graduatorie in scadenza, per come da noi concordato a livello regionale e indicato con apposita circolare del Dipartimento alla Salute, dopo la regolare approvazione del piano di fabbisogno relativo solo al 2022. Mancano i piani di fabbisogno 2023 e 2024 per completare il triennio, in assenza dei quali non si può procedere alle assunzioni e abbiamo sollecitato il Dipartimento della Salute, sempre più depotenziato, a convocarci per aggiornare l’accordo sul reclutamento, in ragione delle novità normative che consentirebbero procedure dedicate per dar corso all’assunzione dei lavoratori che con contratti flessibili o autonomi hanno prestato servizio nel periodo pandemico.  Il report sulle assunzioni fatte, pubblicato dalla Regione, non conforta perché in realtà è solo una goccia nel mare di carenze molto più consistenti aggravate dalla gobba pensionistica. Né si può davvero credere che strumenti di dubbia legittimità, quali il portale delle segnalazioni dei disservizi e le sentinelle possano comprendere e rilevare la complessità delle criticità aziendali in cui le lavoratrici e i lavoratori, ormai allo stremo, devono districarsi quotidianamente, generate anche da disfunzioni organizzative che solo il confronto tra azienda e lavoratori potrebbe alleviare. Non siamo ottimisti sull’attivazione di Azienda Zero che, secondo le osservazioni dei Ministeri affiancanti, deve ancora chiarire i profili normativi di competenza e di organizzazione e che progetta di avvalersi di dipendenti in utilizzo sottratti al Dipartimento o alle stesse Aziende sanitarie territoriali già entrambe in grave carenza, a meno che non si intenda svuotarle delle funzioni gestite e delle risorse finanziarie assegnate per quelle funzioni.

La Calabria è una regione desertificata per servizi sanitari e sociali, dopo la chiusura di 18 ospedali, è rimasta sguarnita di case della salute, sebbene finanziate per 89 milioni, è in attesa da dieci anni della costruzione dei quattro ospedali nelle aree più critiche, anche questi finanziati da 10 anni e punta ad attivare quei presidi di assistenza sociosanitaria di prossimità che PNRR e DM77 avrebbero previsto, 57 Case di Comunità e 16 Ospedali di Comunità, per superare definitivamente l’isolamento e la povertà assistenziale, di prevenzione e cura, ulteriormente acuita dalla crescente carenza anche di medici della continuità assistenziale e dalla riduzione di posti letto la cui percentuale in Calabria sfiora il 3,1%  per 1000 abitanti e per realizzare tutto questo ha bisogno di procedure consistenti di reclutamento che non possono liquidarsi con provvedimenti estemporanei, seppur utili, quali l’ingaggio di medici stranieri e a tempo determinato che di fatto rappresentano una ulteriore esternalizzazione di servizi e sollevano molti dubbi contrattuali.

La desertificazione sanitaria, nel tempo, ha rafforzato due canali di risposta ai bisogni di salute, una impressionante mobilità passiva che costa 300 milioni l’anno ai cittadini calabresi e per chi ne ha possibilità il ricorso alle strutture private che oltre alla crescita pervasiva in alcuni territori, spesso rivelano gestioni poco trasparenti, certamente riguardo le applicazioni dei contratti nazionali. Riteniamo necessaria e abbiamo richiesto una rivalutazione degli accreditamenti ed un riequilibrio del rapporto tra pubblico e privato, ricostruendo una gestione del pubblico soprattutto in alcuni settori demandati interamente al privato.

Scenderemo in piazza il 24 e continueremo a farlo per contrastare convintamente ogni disegno di ulteriore disgregazione di un sistema che già così ci ha confinati ai margini, frutto di un mix di definanziamento statale con una quota capitaria mal calcolata, mala gestione, infiltrazioni criminose e appetiti politici e che solo un intervento solidaristico e perequativo potrà risollevare, insieme a un piano di investimenti che sostenga il reclutamento di lavoratrici e lavoratori e rafforzi i servizi, garantisca la prevenzione, l’assistenza e la cura in modo universale e gratuito.

*Segretaria generale FPCGIL Calabria

Sanità, i dubbi della Fp Cgil sul portale Sanibook: le cinque domande ad Occhiuto

Sul portale Sanibook la Fp Cgil già a metà aprile aveva annunciato i rischi e le derive. Oggi il sindacato torna a ribadire tutte le perplessità e contestazioni, chiedendo al presidente Occhiuto di rispondere a 5 domande anche nella sua qualità di Commissario ad acta:

1) A cosa servono gli Uffici URP, già attivi per legge in staff a tutte le direzioni generali di ogni Azienda Sanitaria e Ospedaliera?

2) Visto che per legge devono esistere, perché il presidente Occhiuto non ha ritenuto capitalizzarli per avere il polso di ogni struttura territoriale?

3) Se questi Uffici non dovessero essere funzionanti perché il Presidente non richiama a responsabilità i Commissari straordinari posti alla guida delle Aziende sanitarie e Ospedaliere?

4) In caso di segnalazioni sommarie o speculative, quali procedimenti intende avviare il Presidente Occhiuto a garanzia dei diritti di difesa e della presunzione d’innocenza costituzionalmente garantiti a tutti i lavoratori e cittadini?

5) Quanto ancora dovranno aspettare i cittadini e i lavoratori per avere alla guida delle Aziende sanitarie e Ospedaliere Direttori Generali nell’esercizio delle loro funzioni legislative, ovvero dotati di capacità decisionale e con i requisiti previsti dalla legge?”.

Sono queste le domande che sono rivolte al presidente della Regione, Roberto Occhiuto, da parte della segretaria generale della Funzione Pubblica Cgil, Alessandra Baldari, e il segretario generale Fp Cgil Area Vasta, Franco Grillo,

“In attesa delle risposte, la FP CGIL Area Vasta chiede al Presidente Occhiuto di soprassedere alla attivazione degli esiti in derivazione delle segnalazioni rilevate da questo strumento, nella consapevolezza che si possono e si devono perfezionare tutte quelle azioni amministrative, incominciando dall’Azienda Dulbecco, per evitare confusioni organizzative e gestionali come per esempio la nota a firma congiunta di due direttori sanitari  dell’Azienda nominata, utilizzata per redarguire il personale riguardo il rispetto delle norme comportamentali.

In tal senso riteniamo di poter dare un utile contributo ad un eventuale tavolo di discussione che auspichiamo venga convocato in tempi brevi, per evitare, specie all’Azienda Dulbecco, confusione nella gestione del personale, nella gestione e conduzione degli istituti contrattuali, m a anche nella gestione degli stipendi, dei flussi informativi, delle procedure d’acquisto e quant’altro”.

Sanità. Baldari (Fp Cgil) ad Occhiuto sul portale per segnalare disservizi: “Provvedimenti spot non risolvono i problemi, anzi potrebbero crearne altri”

“Ancora una volta apprendiamo dalla stampa, e solo dalla stampa, gli interventi del Governatore Occhiuto per affrontare i problemi della sanità, questa volta in merito a criticità organizzative che generano disagi ai pazienti con la creazione di un portale approntato per raccogliere le segnalazioni di cittadini e operatori, anche in forma anonima, che saranno poi indirizzate ai responsabili delle Aziende Sanitarie e Ospedaliere per porre rimedio e dare risposte ai disagi”. Lo afferma in una nota la segretaria generale della Funzione Pubblica Cgil Calabria, Alessandra Baldari.

“Al netto di una chiara volontà di disintermediazione orientata a non coinvolgere le rappresentanze dei lavoratori, nonostante il loro ruolo costituzionalmente previsto che potrebbe essere adiuvante nel segnalare le tante disfunzioni organizzative e, grazie alle competenze, utile a suggerire anche le soluzioni, riteniamo che un veicolo di informazione così strutturato, pur essendo diretto e snello, possa rappresentare un canale di rilevazione critico e pericoloso nel contesto in cui spesso maturano i disagi dei pazienti e degli stessi operatori sanitari tutti. Da tempo, nonostante le dimostrazioni di abnegazione nello svolgere i loro compiti professionali, pur in presenza di condizioni di lavoro insostenibili per carenza di personale, governance inadeguate, strutture insufficienti e tecnologie la cui obsolescenza rallenta le risposte di diagnostica, il ritardo nell’applicazione degli istituti contrattuali, gli operatori sanitari sono spesso il bersaglio più accessibile per pazienti esasperati o, nei casi più gravi, vittime di episodi di malasanità e per la maggior parte vivono quotidianamente situazioni di stress da lavoro correlato non riconosciuto. La delicatezza del lavoro in sanità che richiede non solo competenze, ma anche un’attitudine all’accoglimento dei pazienti con umanità (che è qualcosa in più della “gentilezza”) esige un contesto e un clima che certamente non può concretizzarsi se le difficoltà quotidiane esacerbano gli animi e generano anche una stanchezza fisica che destabilizza e che potenzialmente può produrre attriti anche tra operatori stessi. Non ultimo da segnalare, se davvero dobbiamo essere concreti, l’esercizio di poteri all’interno delle Aziende condizionati da pressioni esterne o interne che niente hanno a che fare col fine istituzionale di buona assistenza e buon funzionamento, frutto ancora persistente di incrostazioni dovute ad anni di gestioni che hanno contribuito al permanere delle condizioni critiche del sistema sanitario regionale e del suo conseguente commissariamento. Disegnata la cornice, della quale non si può non tenere conto, si evidenzia quindi che il portale Sanibook della Regione, attivato dal Governatore forse con tutte le buone intenzioni di raccogliere le segnalazioni e porre rimedio ai disagi, potrebbe diventare un campo minato in cui insieme a chi chiede aiuto si potrebbero concentrare i j’accuse di chiunque abbia qualche conto in sospeso, qualche sassolino nella scarpa, soprattutto grazie anche alla prevista segnalazione in forma anonima. Vi sono ambiti, quali quello sanitario, in cui l’intermediazione è essenziale e non solo con le rappresentanze dei lavoratori, ma anche con tutte quelle associazioni che rappresentano la voce dei cittadini e le istituzioni locali che dovrebbero assumere un ruolo più incisivo nell’affrontare le criticità sanitarie territoriali. Infine, in ogni azienda sono previste attività di controllo e monitoraggio della qualità dei servizi che dovrebbero essere scevre da quelle incrostazioni già menzionate e lavorare con maggiore autonomia e trasparenza, quindi ancora una volta un problema di governance che non crediamo affatto che possa essere risolto con l’invio in anonimato di personale reclutato non sappiamo con quali criteri, che competenza abbia e come venga retribuito, che dovrebbe segnalare i mal funzionamenti. Davvero singolare, oltre che dispendioso e poco trasparente. È appena il caso di ricordare che in ogni azienda sanitaria e ospedaliera esistono gli uffici URP (relazioni con il pubblico), già attivi per legge in staff a tutte le Direzioni generali, forse sarebbe opportuno capitalizzarli per avere il polso di ogni realtà territoriale e richiamare a responsabilità i Commissari straordinari posti alla guida delle aziende per curare il loro buon funzionamento. Riteniamo che invece di adottare provvedimenti di questo tenore, che vogliono fare tanto rumore e che contestiamo dato il concreto rischio di registrare segnalazioni sommarie e speculative- conclude la segretaria Baldari- sarebbe necessario affrontare tempestivamente i nodi che generano tutte le disfunzioni gestionali e organizzative da cui scaturiscono i disagi dei cittadini, perfezionando gli strumenti già previsti dalla legislazione vigente e affrontando le criticità del Servizio sanitario pubblico la cui soluzione troppe volte annunciata appare invece sempre più distante. In tal senso siamo convinti di poter dare un utile contributo ad un eventuale tavolo di discussione che chiediamo sia convocato in tempi brevi”.

Sanità, Baldari e Masotti (Fp Cgil): “Manca il confronto regionale su linee guida degli atti aziendali e linee d’indirizzo per la contrattazione decentrata”

La nota di Alessandra Baldari, segretaria regionale Fp Cgil Calabria, e Franco Masotti, segretario Fp Cgil Medici

“I problemi della Sanità, ben noti in Calabria, sono frutto di molteplici fattori che più volte abbiamo analizzato, ma, tra gli altri, riteniamo che spesso il mancato confronto, rinviato o eluso dai vertici regionali, abbia generato, e si rischia che continui a farlo, quei problemi di organizzazione che rappresentano il baricentro delle condizioni di criticità ancora irrisolte. In ragione di ciò, abbiamo richiesto al Commissario, al Subcommissario e al Direttore generale del Dipartimento salute una richiesta di confronto sulle Linee guida relative alla prossima redazione degli Atti aziendali che, al momento, non ha trovato riscontro. Il DCA n. 54/2023 – Linee Guida regionali per l’adozione degli atti aziendali, appena emanato, necessita, dal nostro punto di vista, di immediate e profonde modifiche. A nostro avviso le suddette Linee Guida e lo stesso Atto Aziendale già approvato di Azienda Zero sono in palese contrasto con le funzioni dell’azienda Zero definite dall’art. 2 della Legge regionale 15 dicembre 2021, n. 32 (Istituzione dell’ente di governance della sanità regionale calabrese denominato “Azienda per il Governo della Sanità della Regione Calabria – Azienda Zero” – BURC n.107 del 20 dicembre 2021) pertanto violano di fatto una legge emanata dal Consiglio Regionale della Regione Calabria. Nello specifico vengono assegnate ad una Azienda con vocazione amministrativa e di supporto programmatorio ad esempio n. 24 strutture complesse e un numero considerevole di strutture semplici e di strutture a valenza dipartimentale di fatto sottratte alle funzioni organizzative e gestionali delle aziende del sistema sanitario regionale calabrese in contrasto con quanto stabilito dal DM 70/2016 e dal DCA 64/2016. Le strutture assegnate ad Azienda Zero sono a nostro avviso sproporzionate. Basti pensare che l’Azienda Zero prevede una dotazione organica complessiva di circa 240 unità di personale. Facendo le dovute proporzioni con una azienda sanitaria territoriale di piccole dimensioni come, ad esempio quella di Crotone con 1600 unità di personale la stessa dovrebbe avere assegnate, in proporzione ( X = 24 x 1600/ 250 =153, 6), almeno 150 strutture. Inoltre, non si capisce e non si giustifica perché le linee guida siano state emanate prima dell’atto di riorganizzazione della rete ospedaliera che, in base a quanto stabilito dalla “road map” definita dal programma operativo, dovevano aver già prodotto entro dicembre scorso, la revisione del DCA n. 64 ovvero l’atto di riorganizzazione dell’intera rete ospedaliera della Regione Calabria. Stando così le cose, con la riorganizzazione del sistema sanitario regionale si rischia di depauperare le potenzialità organizzative e gestionali di tutte le aziende sanitarie riducendo, di fatto, anche le opportunità di carriera e di valorizzazione professionale dei professionisti sanitari necessari per il rilancio dei servizi sanitari territoriali e ospedalieri da erogare agli utenti. Senza nulla togliere alle capacità professionali dei “Medici Cubani”, stiamo di fatto condannando il sistema sanitario regionale ad un processo di reclutamento basato solo sulla remunerazione economica delle prestazioni e non ad un vero processo di riorganizzazione basato sulla valorizzazione strutturata delle competenze professionali. In subordine a quanto suddetto entrando nello specifico delle proposte delle linee guida si evidenzia che, nel determinare il numero delle strutture complesse e semplici, osserviamo che si fa uso della distinzione tra strutture “ospedaliere” e “non ospedaliere”, il che produrrebbe una penalizzazione dei servizi territoriali. Infatti – dopo avere individuato il numero complessivo regionale di strutture complesse “ospedaliere”, in ragione dei posti letto (17,5 sono quelli previsti dal Comitato LEA) e di quelle “non ospedaliere”, in ragione del numero di abitanti (9.158 residenti per regioni con popolazione <2,5 milioni) – si prevedono strutture “non ospedaliere” anche all’interno delle aziende ospedaliere e, presumibilmente, anche dei presidi ospedalieri direttamente gestiti dalle aziende territoriali. Tale distribuzione non è conforme agli standard nazionali, per come emanati a seguito della seduta del 26 marzo 2012 del Comitato permanente per la verifica dell’erogazione dei livelli essenziali di assistenza, che precisa doversi definire Strutture Ospedaliere le “Strutture all’interno dei presidi ospedalieri a gestione diretta delle ASL, delle aziende ospedaliere, delle aziende ospedaliere universitarie e degli IRCCS pubblici”. Il risultato di tale differenziazione è che ben 27 strutture complesse “non ospedaliere” verranno sottratte ai servizi territoriali perché assegnate alle Aziende Ospedaliere, compresa la costituenda Azienda Ospedaliera Universitaria e un numero imprecisato di strutture saranno considerate “non ospedaliere” pur essendo collocate all’interno dei presidi ospedalieri delle ASP. Risulta evidente che in tal modo il territorio, già scarsamente dotato di strutture e con poca esperienza organizzativa riguardo il lavoro di gruppo, verrebbe depotenziato. Inoltre, sarebbero ulteriormente ridotte le risorse umane destinate ai servizi territoriali, atteso che, per definizione, le strutture complesse per essere tali devono essere dotate di un numero adeguato di unità di personale, che, invece, sarebbe per la maggior parte destinato agli ospedali. Riteniamo che questa programmazione perpetuerà quella visione ospedalo-centrica che ha mostrato tutti i suoi limiti nel fronteggiare la pandemia, finendo per modificare la stessa missione dell’ospedale, oltre che mettere a rischio la salute e la vita dei cittadini, anziché promuovere un sistema integrato ospedale-territorio. Si osserva, inoltre, che al punto 39 si fa riferimento a “posizioni organizzative e incarichi di coordinamento per il personale del comparto”, laddove queste tipologie di incarico sono state già superate dal CCNL 2016/2018 (Capo II Incarichi funzionali Art. 14 Definizione degli incarichi di funzione) e dal vigente CCNL 2019/2021, firmato il 2 novembre 2022 (v. Titolo III Ordinamento professionale, Capo III Sistema degli incarichi, Articoli dal 24 al 31). Il nuovo sistema di inquadramento risulta, infatti, molto più articolato e prevede tre tipologie di incarichi tra loro sovraordinati: incarichi di posizione, di alta qualificazione, consulenza e controllo all’interno della unità operativa; incarichi di funzione organizzativa; incarichi di funzione professionale, che possono essere anche di base. In merito a ciò è necessario rimodulare le linee guida in quanto quelle emanate risultano illegittime e produrrebbero ulteriori illegittimità nell’applicazione da parte delle singole aziende in ordine al numero e alla tipologia di incarichi da prevedere negli atti aziendali, tenendo in debita considerazione quelle già assegnate. In caso contrario, si può supporre che, a causa del disallineamento tra quanto previsto dal CCNL e quanto indicato nelle Linee Guida regionali, saranno avanzate richieste di interpretazione che finirebbero per ritardare l’emanazione degli atti aziendali e la riorganizzazione dei servizi, così come anche sarà ritardata l’applicazione del nuovo CCNL per i dipendenti del comparto, con il relativo trattamento economico. Pertanto, al fine di fare chiarezza, abbiamo chiesto la convocazione di un tavolo sindacale, per confrontarci sulle criticità rilevate e avere notizie su quali emendamenti si intende apportare alle Linee Guida che dovranno essere la traccia per le aziende riguardo all’emanazione degli atti aziendali. Così come siamo in attesa di essere convocati, ai sensi dell’art.7 del nuovo CCNL 2019/2021 per concordare sulle linee generali d’indirizzo per lo svolgimento della contrattazione integrativa, così come richiesto fin dal 20 gennaio riguardo l’indennità di pronto soccorso da destinare al personale di comparto, definendo un piano di riparto tra le aziende del nostro SSR, per dare attuazione a quanto previsto dall’art.1, comma 293 della legge della legge 30/12/21,n.234, con la decorrenza ivi indicata, rammentando che la quota complessiva, indicata nella tabella G allegata per la nostra regione prevede un importo pari a 1.153.596,00 euro al netto degli oneri riflessi “

Masotti (Fp Cgil Medici): “Sottoscritto il nuovo accordo integrativo regionale per la medicina generale”

 “Ieri pomeriggio le organizzazioni sindacali di categoria hanno sottoscritto in Regione l’accordo integrativo regionale per la medicina generale ad oltre 16 anni dalla pubblicazione del precedente. Gli accordi nazionali demandano alle trattative regionali le parti contrattuali ritenute più innovative e qualificanti, quelle legate a specifiche esigenze del servizio sanitario regionale, con scelte di programmazione sanitaria che, pur in una visione organica ed armonica del servizio sanitario nazionale, costituiscono una testa di ponte verso nuovi modelli di sviluppo della medicina di primo livello sul territorio e l’obiettivo di dare risposte soddisfacenti ai bisogni di salute della popolazione, attraverso l’erogazione di prestazioni aggiuntive e di attività integrative di qualità rese in favore dei cittadini”. Lo afferma in una nota Francesco Masotti, segretario Regionale Fp Cgil Medici Calabria.

 “Alla grande valenza strategica di queste enunciazioni, si aggiungono aspetti piuttosto importanti di natura economica concretizzatisi in sede di trattativa regionale. In buona sostanza, quindi, con l’accordo regionale appena sottoscritto sono stati definiti i compiti e le attività svolte dai medici di medicina generale in forma aggiuntiva rispetto a quanto previsto dagli accordi nazionali. E’ in questa ottica che occorre valutare l’accordo regionale che crea le giuste premesse per assicurare ai cittadini calabresi livelli aggiuntivi di assistenza rispetto a quelli nazionali con la prospettiva, per essi, di vedersi assistiti da una sanità territoriale finalmente efficiente ed efficace. Ma quali gli aspetti più qualificanti dell’accordo? Intanto, la messa a regime dei nuovi modelli di assistenza territoriale, le forme complesse di cure primarie (AFT – aggregazioni funzionali territoriali e UCCP – unità complesse di cure primarie) che garantiranno una risposta assistenziale integrata in particolare nei confronti delle cronicità attraverso il “chronic care model”; gli obiettivi di salute come la riduzione degli accessi impropri ai pronto soccorso con il trattamento delle patologie acute che richiedono basse intensità di cure, l’attuazione del Piano nazionale vaccinale e la prevenzione cardiovascolare ed oncologica; l’assistenza h24; la medicina di prossimità e la domiciliarità delle cure; la telemedicina; l’adozione del fascicolo sanitario elettronico. L’accordo oggi sottoscritto ha come obiettivo, inoltre, quello di gratificare le migliaia di medici calabresi che lavorano da anni in settori delicatissimi della sanità: l’emergenza e la medicina territoriale, convinti come siamo che, migliorare le condizioni lavorative degli operatori sanitari, significa avere di ritorno una migliore qualità nell’assistenza per i cittadini calabresi”, ha concluso Masotti.

Baldari (Fp Cgil): “Facciamo chiarezza sul personale sanitario”

“Nel panorama del nostro Sistema Sanitario Regionale, la cui disamina è fotografata dalla recente e impietosa relazione della Corte dei conti Regionale in tutte le sue criticità, riteniamo che sia necessario evitare di creare inutili allarmismi e fare fughe in avanti aggravando la già complicata e incerta condizione dei lavoratori. Definire illusioni le legittime aspettative di chi ha prestato la propria opera nel Servizio Sanitario Pubblico regionale e ambisce a continuare ad avere un rapporto di lavoro pubblico, è un giudizio affrettato e che non tiene conto della grande carenza di operatori nel Servizio pubblico. La circolare del Dipartimento Salute della Regione Calabria sulla necessità di attingere preliminarmente alle graduatorie vigenti di idonei in ciascuna Azienda Sanitaria o Ospedaliera, secondo legge e non ultimo un parere della Consulta, se viene male interpretata e usata strumentalmente può generare fibrillazioni e timori, come sta accadendo, in tutti i lavoratori e le lavoratrici che ad oggi hanno rapporti di lavoro flessibili o a tempo determinato presso le Aziende. Pertanto, è importante fare chiarezza. La circolare viene emanata per indicare alle Aziende l’obbligo normativo di attingere alle graduatorie prima di bandire nuovi concorsi per evidenti ragioni di economia di tempo e di contenimento dei costi e, come ulteriormente precisato, di motivare l’eventuale indizione di nuovi concorsi in costanza di graduatorie valide; non blocca le procedure di stabilizzazione in corso relative al personale che ha maturato i requisiti, per le quali sono stati pubblicati, o sono in corso di pubblicazione gli avvisi di stabilizzazione, così come sottoscritto e concordato con tutte le organizzazioni sindacali del comparto e della dirigenza in data 20 giugno e 15 ottobre di quest’anno, recepiti con DCA n. 152 del 09/11/22; infine, non preclude, esaurite le graduatorie, di emanare nuovi bandi di concorso per il reclutamento di tutto il personale con contratto di lavoro flessibile”.

Lo dichiara in una nota stampa la segretaria regionale della Fp Cgil Alessandra Baldari.

“E’ appena il caso di ricordare che la carenza di personale nelle Aziende calabresi è una delle criticità principali del nostro sistema sanitario, stigmatizzata dal Tavolo Adduce, ribadita da ogni report sulla Sanità e che, come in tutto il SSN, già precedentemente alla crisi generata dalla pandemia, ma maggiormente in tempo di emergenza COVID19, ha costretto le Aziende a ricorrere ad assunzioni con contratti atipici, sia per necessità di rapidità nel reclutamento, sia anche per gravi carenze e incapacità amministrative che ancora oggi sollevano dubbi su procedure di reclutamento poco trasparenti. Le lavoratrici e i lavoratori con contratti a tempo determinato e flessibili che hanno supportato le strutture sanitarie affrontando grandi sacrifici e sfidando, insieme a tutti gli altri operatori, il virus, ma fornendo anche il loro prezioso contributo a tanti servizi che altrimenti si sarebbero fermati, hanno maturato una esperienza professionale che va valorizzata dal servizio pubblico con tutti gli strumenti normativi che esistono e che la Regione Calabria dovrà applicare se vuole fare ordine e agire in trasparenza. La scorsa Legge di bilancio (legge 30 dicembre 2021, n.234), infatti, al comma 268 ha dettato le linee ben precise in cui non ha affatto indirizzato il sistema sanitario al licenziamento o alla fuoriuscita di questo personale, anzi ha previsto, nel rispetto della normativa vigente, le selezioni per chi non aveva i requisiti utili alla stabilizzazione, i lavoratori con rapporto di lavoro co.co.co e, addirittura, la reinternalizzazione di servizi appaltati all’esterno per ragioni di necessità e urgenza che sono riconducibili alle attività prestate dai lavoratori con partita iva o tramite agenzie interinali . Come la legge prevede, saranno necessarie procedure selettive che dovranno essere avviate una volta soddisfatte le graduatorie vigenti, ma proprio in ragione di due elementi fondamentali non vi è dubbio che si debba procedere nella direzione tracciata del loro inserimento nel servizio sanitario pubblico. Il primo, la carenza di personale e quindi la facile previsione che i piani di fabbisogno dal 2023 in avanti dovranno necessariamente prevedere gli spazi assunzionali per includerli e il secondo, cioè la disponibilità delle risorse finanziarie destinate al reclutamento e non spese, come il Tavolo Adduce ha sottolineato, sommate a quelle di prossima erogazione in vista dell’approvazione del Programma Operativo, già licenziato dalla Regione, da parte dei Ministeri affiancanti, oltre quelle aggiuntive che proprio in queste ultime ore sono state annunciate dallo stesso Presidente Occhiuto. Dato l’approssimarsi della scadenza dei rapporti di lavoro a tempo determinato e flessibili è urgente, così come già anticipato nelle riunioni precedenti con i vertici del Dipartimento alla Salute della Regione, sottoscrivere un protocollo regionale con le Organizzazioni sindacali, come per altro già fatto in altre regioni, al fine di concordare il percorso che tuteli questi lavoratori necessari al Sistema Sanitario Pubblico in ragione, oggi, della sua tenuta e, domani, del suo rafforzamento territoriale, secondo quanto previsto dal PNRR , per il funzionamento delle strutture di prossimità in esso previste e deliberate dalla Regione Calabria (COT, Ospedali di Comunità, Case della Comunità). L’accordo dovrà prevedere la proroga per i rapporti a tempo determinato già in essere e l’eventuale trasformazione del rapporto di lavoro da co.co.co a tempo determinato, tramite avvisi, per consentire la continuità occupazionale, non lasciare sguarniti i servizi e poter garantire i Lea e, infine, nelle prossime selezioni il riconoscimento della valorizzazione del servizio svolto anche a coloro che recentemente sono fuoriusciti dal Sistema sanitario, per omessa proroga del rapporto di lavoro. Sollecitiamo il Dipartimento alla Salute della Regione a convocare con la massima urgenza la riunione già concordata, senza ulteriori indugi. Siamo certi- conclude la segretaria Baldari– che per far riemergere il SSR della Calabria dalle macerie, così come definite dal Presidente, sia necessario innanzitutto rafforzare gli organici, siamo convinti che oltre queste assunzioni ne serviranno altre e siamo convinti che il Servizio sanitario pubblico vada rafforzato e difeso perché garantisce il diritto alla salute in modo universale, senza distinzione alcuna così come dettato dall’articolo 32 della nostra Costituzione”.

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