Archivia Dicembre 20, 2021

Centri per l’Impiego, Fp e Nidil Cgil: “Le affermazioni di Pietropaolo confermano il sospetto che le assunzioni potenzieranno altri settori”

“Le risorse economiche previste nel Piano del Potenziamento possono e debbono essere utilizzate solo ed esclusivamente per incrementare le risorse umane dei Centri per l’Impiego”. Ad Alessandra Baldari, segretaria generale Fp Cgil, e Ivan Ferraro, segretario generale Nidil Cgil, non è piaciuta la risposta dell’assessore al Personale Filippo Pietropaolo all’appello lanciato dal sindacato in merito alla futura assunzione di personale destinato al Potenziamento dei Centri per l’Impego.

“La preoccupazione e lo sconcerto per i decreti pubblicati si acuiscono prendendo atto di quanto la politica sia lontana dal conoscere le attività di un settore cardine, che dovrebbe essere considerato strategico per il nostro territorio e, al contempo, non senta la responsabilità di dare risposte a chi da anni contribuisce al buon andamento della macchina amministrativa regionale”, scrivono i sindacalisti con una nota inviata al presidente della Regione Calabria, Roberto Occhiuto, all’assessore al Personale Filippo Pietropaolo, all’assessore al Lavoro, Giusy Princi e ai dirigenti Tassone (“Risorse Umane”), Cosentino (“Lavoro e Welfare”) e al dirigente settore Affari Generali, Giuridici ed Economici Relazioni Sindacali, Contenzioso del Personale.

“Ribadiamo con forza che le risorse economiche previste nel Piano del Potenziamento possono e debbono essere utilizzate solo ed esclusivamente per incrementare le risorse umane dei Centri per l’Impiego. I due profili, invece, di “Istruttore Direttivo Amministrativo – Finanziario e Istruttore amministrativo contabile” messi a bando con Decreto Dirigenziale n°12945 del 15/12/2021 avente ad oggetto: “Potenziamento centri per l’impiego: approvazione bandi di concorso pubblico per titoli ed esami per la copertura, a tempo indeterminato e pieno, di n. 279 posti di categoria d e di n. 177 posti di categoria c”, non rivestono assolutamente carattere specifico per i Servizi per il Lavoro.  Figure professionali, già per declaratoria, non in linea con l’attività istituzionale erogata dai Centri per l’Impiego, la cui mission è volta al contrasto della grave piaga della disoccupazione, mediante il sapiente rilancio delle Politiche Attive. Pur apprezzando e condividendo il compiacimento espresso dall’assessore preposto, (quel che dovrebbe essere la buona prassi politica la si vuol far passare per evento straordinario), considerato che l’Amministrazione regionale riesce a pubblicare gli avvisi di assunzione nei tempi consentiti, il 31 dicembre, senza perdere fondi, 17 milioni l’anno, alle casse regionali, che è bene ribadire non sono altro che le casse dei cittadini Calabresi, riteniamo inaccettabile e, altresì, oltre modo oltraggioso leggere nero su bianco che delle 537 assunzioni previste soltanto 81, tra l’altro a tempo determinato, andranno a ricoprire quei profili utili nei Servizi per l’Impiego!”, scrivono Fp Cgil e Nidil Cgil. Che continuano:

“Si consolida il sospetto, tra le righe ci viene confermato, che i “456 nuovi assunti”, andranno a “potenziare” altri settori dell’Ente e non certo il settore “Coordinamento reti Centri per l’Impiego”. Non intendiamo assistere ad una vanificazione delle potenzialità e delle professionalità già in essere. Probabilmente sfugge all’assessore l’esistenza dei 130 lavoratori del Piano del Potenziamento, già contrattualizzati a tempo determinato, e dei Navigator; personale che ruota a vario titolo nell’esigente mondo delle Politiche attive, che in riferimento al titolo di studio risulta essere in soprannumero rispetto ai soli 81 posti messi a concorso, e al quale, tra l’atro, in alcuni casi, si evidenzia ancora una volta, non viene riconosciuto nemmeno il servizio prestato. Si reitera, pertanto, la richiesta di convocazione di un tavolo di confronto immediato, ritenendo obiettivo necessario del governo regionale, in continuità con l’intenzione pubblicizzata dal Presidente Roberto Occhiuto e dalla precedente giunta, prosciugare il precariato annesso all’Amministrazione regionale, riconoscendo in tal modo la dignità di un lavoro stabile ad un personale qualificato e già ampiamente formato anche sul campo, nella piena trasparenza richiesta ad un concorso pubblico nella P.A”.

Potenziamento centri per l’impiego, il bando non piace a Fp e Nidil Cgil. Baldari e Ferraro: “Mancato confronto ha provocato l’esclusione di profili professionali”

Un’occasione persa. Alessandra Baldari, segretaria generale Fp Cgil Calabria, e Ivan Ferraro, segretario generale NIDIL CGIL Calabria, stigmatizzano con forza il mancato confronto prima della pubblicazione dei bandi di concorso pubblico per la copertura di 456 posti a tempo pieno e indeterminato per il potenziamento dei Centri per l’Impiego. Un mancato confronto che per la Cgil ha provocato l’esclusione di numerosi profili professionali utili ai Centri per l’impiego e al mercato del lavoro, che, peraltro, sono profili già presenti attraverso l’impiego di lavoratori a tempo determinato.

I sindacalisti ricordano come la FP CGIL avesse già lo scorso 14 dicembre, in occasione di un incontro alla presenza dell’assessore al personale Filippo Pietropaolo, rappresentato la non piena corrispondenza dei profili proposti dall’Ente per l’incremento del personale afferente i Centri per l’Impiego alle reali esigenze di tali uffici e ravvisato la necessità impellente di un tavolo specifico per discutere delle molteplici anomalie riscontrate in tal senso, desta profondo sconcerto l’assenza di confronto con le organizzazioni sindacali a tutela di quell’annoso bacino di precariato che il presidente Occhiuto asserisce di voler prosciugare.

“Una importante fetta di precariato che FP e NIDIL CGIL ritengono debba necessariamente trovare una giusta e consona valorizzazione per dare risposte a tanti lavoratori che da anni prestano la loro professionalità a servizio della Regione Calabria pur essendo contrattualizzati con Azienda Calabria, Ente Strumentale della Regione e con ANPAL Servizi. Non si comprende, dunque, come i vari profili in linea con le attività caratteristiche dei CPI, menzionati nel decreto dirigenziale n° 12931 del 15/12/2021 avente ad oggetto: “Decreto dirigenziale n. 3901 del 7 aprile 2014: integrazione”, approvato in considerazione del fatto che il Piano di potenziamento dei Centri per l’Impiego della Regione Calabria richiede il reclutamento di profili professionali adeguati e non presenti nella succitata rideterminazione del 2014, possano poi ridursi a due unici profili a tempo indeterminato e pieno: Istruttore Direttivo Amministrativo – Finanziario e Istruttore amministrativo contabile, che si discostano nelle mansioni notevolmente da quelle che sono le politiche del lavoro erogate dai Servizi pubblici per l’Impiego, quasi a sottendere che saranno destinati poi ad altri settori e certamente non funzionali alle esigenze dei Centri per l’Impiego. Inammissibile per FP e NIDIL CGIL che la politica regionale utilizzi risorse specifiche destinate dal Piano del Potenziamento solo ed esclusivamente ai Centri per l’Impiego senza prevedere, dopo tante annunciazioni, figure essenziali e peculiari che possano con competenza affiancare gli attuali operatori e specialisti dei Servizi per il Lavoro”.

Baldari e Ferraro evidenziano che nella stesura del bando in oggetto non si è tenuto conto:   “dell’eterogeneità delle classi di lauree possedute dai precari su menzionati. Ed invero, a norma dei requisiti richiesti dal bando per l’accesso al profilo di Categoria D. sono, infatti, escluse le Classi L19 di Lauree in Scienze dell’Educazione e della Formazione, L24 Lauree in Scienze e Tecniche Psicologiche ovvero le Classi LM 51 Lauree Magistrali in Psicologia, LM57 Lauree Magistrali in Scienze dell’Educazione degli Adulti e Formazione continua, LM87 Lauree Magistrali in Servizio Sociale e Politiche Sociali, la cui mancata considerazione preclude anche a chi possiede le necessarie competenze e ha già lavorato allo svolgimento di fatto delle medesime mansioni messe a bando e/o all’interno dei Centri per l’Impiego di poter anche solo partecipare al concorso per i predetti profili; dell’esperienza maturata dai Navigator, che è bene ricordarlo, hanno già superato una selezione pubblica – per titoli ed esami – in quanto nello specificare cosa si intenda per “servizio” viene preso in considerazione soltanto il servizio maturato in materia di politiche attive e servizi per il lavoro, in forza di qualsiasi tipologia contrattuale da parte dell’ente Regione e/o attraverso enti strumentali. Contrariamente a quanto delineato a livello nazionale non si riconosce alcuna riserva o punteggio aggiuntivo a dei lavoratori che da oltre due anni si adoperano efficacemente nei Centri per l’Impiego così come normato con il Decreto Sostegni, D.L. 41/2021, che ha prolungato la durata dei contratti fino al 31/12/2021; della necessaria valorizzazione delle professionalità maturate da lavoratori che possono vantare un’esperienza pluriennale sul campo, espressa in questi anni, espletando le funzioni loro attribuite, talvolta, ove richiesto dalle contingenti necessità, andando anche ad assimilarsi alla figura dell’operatore del Centro per l’Impiego e quindi alle figure di cui al decreto dirigenziale n° 12931 del 15/12/2021. Valorizzazione, peraltro, più volte evidenziata anche dalla parte politica. Naturalmente, visto i risultati, si è trattato solo di parole”.
 La nota dei sindacalisti, inviata a al presidente della Regione Calabria, Roberto Occhiuto, all’assessore al Personale Filippo Pietropaolo, all’assessore al Lavoro, Giusy Princi e ai dirigenti Tassone (“Risorse Umane”), Cosentino (“Lavoro e Welfare”) e al dirigente settore Affari Generali, Giuridici ed Economici Relazioni Sindacali, Contenzioso del Personal, si conclude con parole dure e di ammonimento nei confronti della giunta regionale: “ Si ritiene di dover censurare fortemente il comportamento autoreferenziale della giunta regionale, stigmatizzando il comportamento di un assessore al personale che da un lato si dimostra (a parole) disponibile al confronto, dall’altro, senza coinvolgimento delle parti sociali, rischia di rendere vano lo sforzo in termini di risorse finanziarie che i governi che si sono succeduti in questi ultimi anni hanno messo in campo per rafforzare le politiche attive del lavoro e renderle capaci di rispondere ai bisogni di una società che negli ultimi anni ha allargato la forbice delle diseguaglianze sociali. In ultimo, FP CGIL e NIDIL Calabria ritengono indispensabile un confronto immediato, al fine di dipanare in modo risolutivo delle vertenze afferenti un’importante fascia di precariato della nostra terra, che ha diritto dopo anni di incertezze di vedere riconosciuta quella giusta dignità che spetta ad ogni lavoratore, così come si ritiene fondamentale assicurare ai cittadini calabresi che le risorse vengano utilizzate nel modo più consono e trasparente possibile per dare quelle risposte che i Calabresi attendono da ormai troppo tempo”.

 

Sanità, Cgil: “Prioritario intervenire subito sulle emergenze ed aprire il vero confronto sulle riforme strutturali“

“Con le proposte di legge, una istitutiva dell’azienda unica per la sanità regionale, “Istituzione dell’ente di governance della sanità regionale calabrese denominato Azienda per il governo della sanità della Regione Calabria – Azienda Zero” e una di “Razionalizzazione e miglioramento dell’offerta assistenziale nel territorio regionale”, che riguarda sostanzialmente l’unificazione dell’azienda ospedaliera “Pugliese Ciaccio” e dell’azienda ospedaliera universitaria “Mater Domini” di Catanzaro, a nostro avviso, la Presidenza di Giunta, in uno con l’Ufficio Commissariale, hanno perpetrato l’ennesimo errore metodologico. Per intanto, denunciamo l’ulteriore occasione persa per un confronto costruttivo su temi estremamente delicati per l’intera sanità calabrese. È addirittura mancata l’informativa, laddove l’informazione è il presupposto per il corretto esercizio delle relazioni sindacali e dei suoi strumenti, a conferma di uno stato delle relazioni sindacali ancora tutto da creare dentro la “torre d’avorio” della Cittadella Regionale”. Così in una nota il Comitato direttivo Cgil Calabria.

“Ma per tornare al metodo, ci saremmo aspettati, in un normale percorso di pianificazione, che Presidenza e Ufficio Commissariale avessero portato in discussione le proposte all’interno della terza Commissione del Consiglio regionale, per un necessario confronto innanzitutto con le forze sociali. Tale iter logico avrebbe certamente consentito a Presidenza e Ufficio Commissariale l’individuazione di obiettivi e azioni finalizzate alla chiara definizione dei processi di governance delle aziende sanitarie provinciali che non vanno soppresse ma rilanciate”.

“Presidenza e Ufficio Commissariale hanno deciso, invece, unilateralmente, di tentare il colpo di mano, così come, peraltro, perpetrato a maggio del 2007 con la Legge regionale che accorpò le 11 aziende sanitarie locali nelle cinque Aziende Sanitarie Provinciali. Proprio per questo, pur condividendo le critiche nel merito delle due proposte di legge regionale, addirittura per l’Azienda Zero risulterebbe un ulteriore onere per il Fondo Sanitario Regionale pari a 700.000 Euro, ci fermiamo alla valutazione del metodo, chiedendone il ritiro”.

“E, quindi, un appello alla politica. Si faccia carico di rispondere ai bisogni dei calabresi, in termini di riscontro ai problemi del territorio ed ai bisogni sanitari e sociali, attraverso una ripresa dei rapporti con la società, le forze sociali ed i territori, in modo che la Calabria possa davvero vivere una stagione nuova. Noi siamo pronti al confronto sulle vicende che abbiamo denunciato e sui tanti altri temi della sanità calabrese e ad assumerci le nostre responsabilità e nel caso le nostre richieste rivendicative rimanessero inascoltate siamo pronti a promuovere azioni di mobilitazione congiunte con i tanti soggetti che, come noi, hanno a cuore  il diritto alla salute dei calabresi. Abbiamo chiesto l’assunzione immediata del personale necessario per far viaggiare le ambulanze con i medici a bordo, far funzionare l’emergenza urgenza, i pronto soccorso, la medicina territoriale e ci ritroviamo con colpi di mano di sovrastrutture che di fatto esautorano il dipartimento della salute, mettono in discussione la gestione territoriale tagliando di fatto le amministrazioni locali, i Sindaci che sono autorità sanitarie e le parti sociali. Serve un confronto vero per sistemare la sanità malata in Calabria. Abbiamo pagato un prezzo alto in questi venti anni dove si sono succeduti diversi Presidenti di regione delle diverse aree politiche e commissari che hanno portato la sanità allo sfascio. Ripetere lo stesso metodo e gli stessi errori peggiorerebbe le cose”, concludono i sindacalisti.

 

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