“Quello che si è consumato in Regione Calabria, nella giornata di lunedì 12 dicembre, è di una gravità inaudita”. Lo scrivono la segretaria generale della Fp Cgil Calabria, Alessandra Baldari, e il segretario aziendale Fp Cgil Regione Calabria-Giunta Regionale, Fernando Schipano in una nota invita al presidente della Giunta Regionale, Roberto Occhiuto, all’assessore al personale, Filippo Pietropaolo, al dirigente generale dipartimento “Organizzazione, Risorse Umane”, Marina Petrolo, al dirigente Settore “Gestione giuridica del personale”, avvocato Roberta Cardamone, e al dirigente Settore relazioni sindacali, contenzioso del personale, archivio del personale e gestione applicativi, organizzazione e sviluppo competenze, avvocato Sergio Tassone.
“Premesso che, il coordinamento Rsu, unitamente alle organizzazioni sindacali, in data 7 dicembre scorso, ha convocato un’assemblea di tutto il personale dipendente dalla Giunta Regionale della Regione Calabria per discutere della imminente approvazione di una delibera che, omettendo il rispetto delle prerogative sindacali (informazione preventiva), avrebbe previsto una modifica (in pejus) del Piano di Fabbisogno del Personale, con l’introduzione di n. 32 mobilità esterne (dipendenti di altri Enti, a tempo indeterminato), l’assunzione di n. 8 Dirigenti e, conseguente riduzione delle Progressioni di Carriera (Verticalizzazioni) dei dipendenti. Dopo ampia discussione, l’Assemblea dei lavoratori ha deliberato la proclamazione dello stato di agitazione. La delibera di Giunta, come già segnalato, sarebbe stata peggiorativa per i dipendenti regionali, i quali, dopo ben 19 anni dall’ultima riqualificazione del personale interno, aspettano con impazienza l’applicazione delle progressioni verticali usufruendo degli spazi che la legge (D. L. 80/2021) e il CCNL Funzioni Locali, approvato recentemente, hanno dato e che con tale delibera si sarebbero ridotti. Si ricorda che già il precedente Piano del Fabbisogno era stato oggetto di contestazione da parte di Fp Cgil, Cisl Fp e Uil Fpl, che ne avevano chiesto la revoca, in quanto poco attento nei confronti del personale interno e ad oggi osservano che si stia prospettando addirittura una programmazione peggiorativa. Nel fine settimana successivo, precisamente sabato 10 dicembre, abbiamo appreso per le vie brevi che l’Assessore al Personale e il direttore generale dello stesso Dipartimento avevano convocato in via informale una riunione del coordinamento Rsu per la giornata del 12 dicembre. Essendo stato proclamato lo sciopero generale da parte delle Confederazioni CGIL e UIL proprio nella medesima data, come regolarmente comunicato anche alla Regione Calabria, secondo le procedure di rito, appena appresa la notizia della convocazione, abbiamo contattato il D.G. del Dipartimento del Personale, dott. Calabrò, per chiedere di spostare la riunione al giorno successivo, nel rispetto delle prerogative previste dai Contratti e dalla legge che garantiscono il diritto allo sciopero.
L’Amministrazione Regionale non solo non ha accolto la richiesta, venendo meno al rispetto di corrette relazioni sindacali e alle garanzie di legge, ma nel verbale finale, in un passaggio, lo stesso assessore chiede conto ai presenti dell’assenza della FpCgil, ben conoscendo la motivazione. Pertanto, alla luce di quanto accaduto, la Fp Cgil sta valutando attentamente l’attivazione dell’art. 28 della Legge 300/1970 per “Comportamento Antisindacale”.
Inoltre- continuano Baldari e Schipano– entrando nel merito della discussione, la scrivente O.S., è fortemente in disaccordo con quanto prodotto dalla discussione con l’Assessore al Personale e riportato dallo stesso verbale, in quanto, le criticità rilevate, sono sostanzialmente immutate.
Infatti, una modifica del tutto minimale del Piano del Fabbisogno offerta alla discussione dalla parte pubblica nella convocazione del 12 dicembre (sette unità in più per le progressioni di carriera), non cambia il nostro giudizio.
Riteniamo che allorchè si faccia riferimento al buon funzionamento della macchina amministrativa, non si possa prescindere da coloro i quali questa macchina tentano di farla camminare, nonostante le tante criticità e i tanti vuoti di organico.
Questa attenzione non può essere solo enunciata nelle riunioni e contraddetta nei fatti con la produzione di atti che vanno in direzione opposta.
Pertanto, alla luce di quanto espresso, la scrivente O.S. ritiene che le condizioni per addivenire ad una conciliazione rispetto allo stato di agitazione dichiarato, non persistano. Si ritiene indispensabile un confronto serio per individuare le reali esigenze lavorative di tutti i dipartimenti ed uffici, riempiendo quei ruoli d’organico di cui tutta la struttura burocratica necessita, prevedendo, in primis, la valorizzazione del personale interno con l’attivazione delle procedure previste dalla normativa vigente attraverso le c.d. “progressioni verticali” e, solo successivamente, ove persistano ancora capacità assunzionali, con altre forme di assunzione. Se queste richieste non verranno accolte, si manterrà lo stato di agitazione e si avvieranno le conseguenti procedure previste per legge”, concludono Baldari e Schipano.