Archivia Settembre 14, 2023

Lavoratori Pnrr, Baldari e Veltri (Fp Cgil): “Pronti alla mobilitazione per garantire stabilizzazione”

La Funzione Pubblica Cgil (Fp Cgil) Calabria esprime la sua profonda preoccupazione in merito alla situazione dei lavoratori impegnati nei progetti del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr) presso gli enti pubblici della Calabria.
“La nostra organizzazione sindacale, in linea con la posizione nazionale, rilancia con fermezza l’importanza di garantire stabilità e diritti alle lavoratrici e ai lavoratori. Il Pnrr rappresenta una preziosa opportunità per lo sviluppo economico e sociale della Calabria e di tutto il Sud Italia. La creazione di nuove opportunità di lavoro è un obiettivo fondamentale, ma non dobbiamo trascurare coloro che già contribuiscono in modo significativo agli enti pubblici locali. Questi lavoratori, con il loro impegno e la loro professionalità, contribuiscono non solo agli obiettivi dei progetti Pnrr ma anche alle attività ordinarie e al benessere delle comunità locali”, affermano la segretaria generale della Fp Cgil Calabria, Alessandra Baldari, e il coordinatore precari Pnrr Fp Cgil Paolo Veltri.
“La Fp Cgil Calabria sostiene fermamente qualsiasi azione di mobilitazione volta a rivendicare la stabilizzazione di questi lavoratori, garantendo loro sicurezza occupazionale e tutele adeguate. La valorizzazione delle competenze e delle risorse umane è essenziale per il successo dei progetti Pnrr, e non possiamo permettere che i lavoratori vengano trascurati o sottopagati. Inoltre, riteniamo che sia possibile conciliare l’obiettivo di dare spazio alle assunzioni previste nella bozza “Dl Mezzogiorno”  che annuncia un finanziamento per l’assunzione a tempo indeterminato di 2.200 funzionari, con la necessità di garantire la stabilità dei lavoratori già impegnati nei progetti Pnrr con un finanziamento desinato alla stabilizzazione delle lavoratrice e dei lavoratori precari. La crescita economica del Mezzogiorno deve andare di pari passo con la tutela dei diritti dei lavoratori”.

Ispettorato Nazionale del Lavoro, lettera aperta dei sindacati al Presidente della Repubblica

Nota di MARIANO M. (FP CGIL),   CAVO I. (CISL FP),  CASALI (UILPA FLP),  A. PICCOLI (FLP),  N. MORGIA (CONFINTESA FP),  V. DI BIASI (CONFSAL UNSA), G. DELL’ERBA / V. SANTURELLI (USB P.I.).

Gentilissimo Sig. Presidente,
da rappresentanti di lavoratrici e lavoratori dell’Ispettorato Nazionale del Lavoro (INL)
abbiamo accolto con piacere la lettera inviata in occasione dell’avvio del corso di
formazione per i nuovi ispettori tecnici, da poco entrati in servizio.
Non è la prima volta che la Presidenza della Repubblica si sofferma sui temi della
sicurezza sul lavoro e della tutela dei lavoratori e riteniamo fondamentale che si
riconosca, nel Suo messaggio, l’importanza del ruolo svolto dalle ispettrici e dagli
ispettori del lavoro: di questo Le siamo profondamente grati e riconoscenti.
E’ importante però che Lei sappia che, a distanza di anni dalla sua istituzione, l’INL non
è ancora in grado di svolgere appieno la delicata ed essenziale funzione istituzionale
cui è preposto.
Nel corso di questi mesi, infatti, centinaia di ispettori del lavoro e funzionari
amministrativi sono stati chiamati a ricoprire il ruolo ma, in moltissimi, non hanno non
hanno preso servizio o si sono dimessi poco dopo, tanto che sono ancora centinaia i
posti vacanti. Uno dei motivi di tali rinunce è certamente lo squilibrio tra le
competenze e le responsabilità incombentisul personale dell’INL – ispettivo e non solo
– e la retribuzione riconosciuta, che rende questo Ente meno concorrenziale e
appetibile rispetto ad altri nonostante l’importanza del ruolo, della missione e delle
funzioni svolte da questo Ente.
Tuttora il personale dell’INL ha una retribuzione media più bassa rispetto a quella di
altre Pubbliche Amministrazioni e non è dotato delle strumentazioni adeguate.
Si parla spesso alla televisione o sulle testate giornalistiche dell’Ispettorato del Lavoro,
ma nessuno forse sa che il personale di questo fondamentale Ente è pagato meno di
quello di altri Enti pubblici!
Insomma, proprio quei lavoratori chiamati da oltre un secolo a vigilare sulla normativa
giuslavoristica, sull’applicazione delle norme a tutela della salute e sicurezza nei luoghi
di lavoro, sono alla fine tra quelli meno pagati!
L’ispettorato Nazionale ha bisogno di investimenti importanti in termini di risorse
umane e strumentali proprio nell’ottica della lotta agli infortuni sul lavoro e alla piaga
delle morti bianche.
Proprio per questo, da tempo abbiamo avviato una mobilitazione nazionale che
riunisce tutte le sigle sindacali dell’Ente e che, nel recente passato, è perfino culminata
in due scioperi nazionali (entrambi con percentuali di adesione altissime).
Abbiamo più volte chiesto al vertice politico del Ministero del Lavoro e delle Politiche
Sociali di aprire tavoli di confronto tesi ad affrontare e risolvere le criticità presenti e al
vertice dell’INL di aprire un confronto serrato sulla valorizzazione e riqualificazione del
personale, non ricevendo sempre risposte adeguate.
Così, ad esempio, nonostante la disponibilità dell’INL a chiudere l’annosa – per non dire
incresciosa – vicenda del mancato riconoscimento degli arretrati della perequazione
dell’indennità di amministrazione, non abbiamo avuto alcuna risposta dal vertice
politico del Ministero.
Allo stesso modo, nessuna risposta è finora pervenuta dal Ministero del Lavoro rispetto
alla possibilità di impiegare in favore del personale le risorse – tuttora bloccate –
derivanti dalle sanzioni in materia di salute e sicurezza.
A ciò si aggiunga che da anni stiamo lottando affinché al personale ispettivo venga
riconosciuta una specifica indennità di polizia giudiziaria, ma ancora una volta
assistiamo all’ennesimo voltafaccia.
Al contempo, sarebbero auspicabili interventi normativi volti a rendere finalmente
efficiente ed efficace le molteplici attività dell’INL.
Insomma, ci si ricorda degli ispettori del lavoro solo quando accadono disastri e
disgrazie.
Vista la Sua sensibilità sul tema e sul Suo riconoscimento del ruolo anche sociale di
questo Ente, ci rivolgiamo a Lei perché tutti siano richiamati a rivolgere la giusta
attenzione nei confronti dell’attività di vigilanza sul lavoro e si pongano in essere
quegli interventi e investimenti che potranno garantirne lo sviluppo – finalmente e
definitivamente – a garanzia e tutela dei lavoratori e delle tante imprese che rispettano
le leggi.
Vorremmo finalmente che la politica intervenisse non solo con dichiarazioni di
facciata dopo le costanti ed inesorabili tragedie, ma con atti concreti e risolutivi che
garantiscano maggiori tutele e sicurezza per i lavoratori del nostro Paese.

La Fp Cgil Calabria spinge per la stabilizzazione di tutti i precari della Pubblica Amministrazione 

A seguito dei 700.000 pensionamenti previsti nella Pubblica Amministrazione entro il 2030, la Funzione Pubblica Cgil Calabria è fortemente preoccupata, in quanto si rischia nei prossimi anni di non poter più garantire all’utenza il minimo dei servizi pubblici essenziali
“Come organizzazione sindacale siamo dell’avviso che tutto ciò possa trovare risoluzione solo attraverso un ricambio generale con nuove  assunzioni per innovare tutta la Pubblica Amministrazione  attraverso i concorsi,  lo scorrimento delle graduatorie attuali e la stabilizzazione di tutti i precari e tal proposito non possiamo che evidenziando  che lavorando  negli uffici pubblici da anni, hanno acquisito esperienza, professionalità e formazione sul campo.
Per quanto riguarda il comparto dei Ministeri, la Fp Cgil, storicamente riconosciuta quale organizzazione sindacale che tutela tutti i lavoratori e soprattutto i cittadini che versano in condizioni di disagio sociale, per il grande  senso di responsabilità, impegno e passione che da sempre caratterizza la Cgil, evidenzia fin d’ora che nessun lavoratore, a prescindere se iscritto sarà lasciato da solo, fino alla stabilizzazione definitiva”.
La Fp Cgil formula i miglioria auguri ai neoassunti cancellieri che prenderanno servizio nei prossimi giorni unitamente agli ex tirocinanti che dal 6 settembre avranno un contratto a tempo determinato da operatore giudiziario per 18 ore settimanali e per 18 mesi, che dovrà  rappresentare solo un punto di partenza, tenuto conto che vi è già la disponibilità dei fondi si metteranno in campo tutte le azioni necessarie per ottenere la  proroga e l’aumento delle ore, per  accompagnarli alla stabilizzazione unitamente ai colleghi UPP Data Entry del Pnrr di tutti i Ministeri.

Calabria Verde, il no della Cgil alla trasformazione

“FP CGIL, FILT CGIL e FLAI CGIL esprimono particolare preoccupazione per l’avvio delle procedure di trasformazione dell’azienda Calabria Verde da Ente pubblico non economico ad Ente pubblico economico. Non si comprende la ratio di tale proposta che è completamente in controtendenza con quanto indicato dal Consiglio Regionale in occasione della istituzione dell’azienda Calabria Verde, avvenuta con la LR n. 25 nel 2013. Le ragioni della scelta di costituire un Ente pubblico non economico erano all’epoca, fra le altre cose, anche conseguenti al trasferimento nel nuovo ente dei dipendenti delle disciolte Comunità Montane; soggetti appartenenti a pubbliche amministrazioni con le peculiari tutele e specificità. Trasformare, ora, una pubblica amministrazione, un Ente pubblico non economico in un Ente pubblico economico produrrebbe una riduzione del livello dei diritti e delle tutele dei lavoratori, esponendo l’ente (che nell’intenzione della Giunta Regionale si dovrebbe trasformare), anche a gravi rischi giudiziari per effetto delle sicure azioni di tutela che saranno poste in essere dai dipendenti attualmente in servizio. L’azienda Calabria Verde risente di gravi difficoltà finanziarie ed ha difficoltà anche ad assicurare le risorse necessarie per il pagamento degli stipendi degli operai forestali. Altro è il comparto pubblico che invece non ha difficoltà di ordine finanziario, proprio per effetto del trasferimento delle risorse rinvenienti dalla 4/1999 – fondo per la montagna – in precedenza erogato a favore delle Comunità Montane ed ora in dote a Calabria Verde ed alle unioni dei comuni montani. L’eventuale trasformazione giuridica si porrebbe anche in contraddizione con scelte di segno opposto effettuate dalla Regione Calabria, come per esempio la riforma di Azienda Calabria Lavoro che, invece, proprio per rispondere ad esigenze di riordino, volendo valorizzare ed apprezzare la valenza e la significatività di un Ente pubblico non economico, è stata di recente trasformata, per consentire proprio all’Ente sovraordinato, la Regione, di operare investimenti diretti sulle politiche attive. Ancora di più non si capisce per quali ragioni si vuole ridurre il livello dei diritti dei lavoratori di ogni comparto, non tenendo in conto che le procedure, gli appalti e le altre attività da svolgere in azienda sono esattamente riconducibili a quelle attualmente in essere: stesso codice degli appalti, stesse norme di contabilità ed altro. Forse l’unica differenza può essere ascrivibile ad una diversa interpretazione sulle modalità gestionali del settore forestale e della valorizzazione del bosco! Non vorremmo pensare che l’obiettivo sia quello di ricreare scorciatoie nel pagamento dei debiti accumulati, introducendo la formula del costante ricorso alla liquidazione coatta amministrativa (vedi caso Afor) che crea danni ai lavoratori, ma anche alle imprese del settore. Nel computo delle gestioni privatistiche fallimentari, finite nella liquidazione coatta amministrativa, non si può dimenticare l’annosa vicenda del CORAP che proprio in ragione del regime giuridico di natura privatistica non ha potuto beneficiare del corposo stanziamento regionale, pur esistente, per il rilancio delle proprie attività e il risanamento dei debiti, perché considerato soccorso finanziario vietato dalla legge; altro destino avrebbe avuto se fosse stato pubblico. La possibilità di ricorrere a strumenti finanziari “particolari ed innovativi”, previsti dalla normativa comunitaria non può essere utilizzata come una scorciatoia al fine di evitare che la Regione Calabria si assuma la responsabilità nel trasferire le risorse necessarie per il pagamento degli stipendi degli operai forestali e le altre spese per la gestione dell’azienda. Alla luce di tale considerazione, invitiamo il Presidente Occhiuto a soprassedere rispetto alle indicazioni emerse in occasione della riunione di giunta del 28 Aprile 2023, ritenendo più utile investire in altre emergenze i ben 130.000 € destinati ad attività di consulenza per supportare tale scelta (giusto decreto 10202 del 18.07.2023). In Calabria abbiamo bisogno di percorsi di stabilizzazione del lavoro e di implementazione dello stesso, non abbiamo certo bisogno di elementi di conflittualità e di scontro, specie se questi sono basati sul concetto di riduzione dei diritti dei lavoratori. È necessario investire e rendere efficienti i servizi pubblici, piuttosto che cercare fantasiose soluzioni, ovvero provando a metterli sul mercato; dal loro buon funzionamento deriva la garanzia della tutela dei diritti dei cittadini, tra i quali la difesa e la valorizzazione del proprio territorio, la cura contro il dissesto idrogeologico e gli incendi. Anche quest’anno la Calabria brucia! Le scriventi organizzazioni sindacali da sempre in difesa dei servizi pubblici, non condividendo la possibile riduzione di diritti acquisiti e tutele, rassicurano i lavoratori di Azienda Calabria Verde, già in allarme, che vigileranno e combatteranno per la difesa di un Ente pubblico che tale deve restare e in favore del quale, semmai, vanno previsti investimenti corposi, il risanamento dei debiti, un piano di assunzioni che gli restituisca efficienza e la possibilità di una riorganizzazione interna ad oggi negata dato che mancano totalmente le figure dirigenziali che, come in ogni organizzazione ordinata, possano assumersi responsabilità gestionali vacanti”.

Catanzaro. Detenuto aggredisce un sovrintendente della Polizia Penitenziaria che vuole farlo rientrare in cella, la Fp Cgil: “La situazione è diventata insostenibile”

Catanzaro. Detenuto aggredisce un sovrintende della Polizia Penitenziaria che vuole farlo rientrare in cella, la Fp Cgil: “La situazione è diventata insostenibile”
Un detenuto della Casa Circondariale “Ugo Caridi” di Catanzaro ha aggredito un sovrintendente della Polizia Penitenziaria. Il detenuto, dopo aver terminato il suo orario nei locali destinati al passeggio, si è rifiutato di entrare nella propria cella creando disordini nel corridoio. Quando il sovrintendente della ha cercato di convincerlo ad entrare, il detenuto lo ha scaraventato a terra.
Al poliziotto, una volta recatosi al pronto soccorso locale, è stata data una prognosi di dieci giorni.
A renderlo noto è il delegato provinciale della Cgil, Roberto Garcea,: “Si è arrivati ad una situazione insostenibile per cui molti detenuti per protesta prendono di mira il poliziotto penitenziario di turno che, con tanto spirito di abnegazione, svolge il proprio servizio garantendo la sicurezza. Si spera e ci si aspetta che chi aggredisce un collega venga immediatamente trasferito per dare un segnale alla restante popolazione detenuta, altrimenti il personale diventerà solo carne da macello”.

Giustizia, Fp Cgil: “Ancora una volta penalizzata la Calabria e il distretto di Catanzaro”

In riferimento allo scorrimento degli idonei della  graduatoria per cancelliere esperto, abbiamo appreso in questi giorni che il direttore generale del Ministero di Giustizia, , con provvedimento iniziale del 20 giugno 2023, aveva assegnato nel distretto della Corte di Appello di Catanzaro,  uno dei più vasti in termini di dimensioni d’Italia e che comprende le province di Catanzaro, Cosenza, Crotone e Vibo Valentia,  67 unità di cancellieri, e successivamente, con provvedimento di rettifica del 23 giugno 2023, ne ha disposto l’assunzione di sole 51 unità riducendo di 16 il numero inziale.

Come Fp Cgil Calabria, non possiamo che manifestare “sconcerto e rammarico per questa disposizione, e siamo costretti, ancora una volta, a rappresentare la grave carenza di organico del personale giudiziario presso tutti gli   uffici giudiziari Calabresi e nello specifico nel distretto della Corte di Appello di Catanzaro, in quanto siamo dell’avviso che i magistrati per poter mandare avanti i processi, devono poter contare su una pianta organica adeguata del personale giudiziario”.

In riferimento all’assunzione per 1956 operatori Giudiziari uscita ad aprile 2023 a tempo determinato per 18 ore e 18 mesi con i fondi del Pnrr, la Fp Cgil evidenzia “il forte ritardo da parte del Ministero Giustizia: prenderanno servizio il 6 settembre prossimo, e per opportuna e doverosa conoscenza, evidenziamo che il Giudice di Pace di Vibo Valentia è l’unico ufficio in Calabria che non ha avuto nessuna assegnazione di operatori giudiziari”.

Non possiamo che ribadire, come organizzazione sindacale, che a seguito dei pensionamenti nonostante  le assunzioni degli ultimi anni, a partire dagli assistenti giudiziari, operatori, cancellieri, funzionari e direttori e lavoratori assunti a tempo determinato con i fondi del PNRR, “tutta la nostra preoccupazione, tenuto conto, che, da qualche mese  molti lavoratori giudiziari vincitori di procedure concorsuali in altri Ministeri sono andati via e stessa cosa dicasi per alcuni lavoratori assunti con i fondi del Pnrr assunti  con contratto a tempo indeterminato, così come non possiamo non evidenziare che sono solo tre i Dirigenti Amministrativi in servizio in tutti gli giudiziari della Calabria”.

“Come sindacato abbiamo scritto ai vertici della Corte di Appello di Catanzaro ed i vertici del Ministero della Giustizia per chiedere loro un forte impegno risolutivo e di revoca della grave riduzione delle unità assegnate.

Ed in tale contesto abbiamo ritenuto doveroso e necessario informare tutta la deputazione parlamentare calabrese, nonché la Ministra Eugenia Maria Roccella (parlamentare eletta in Calabria) e la sottosegretaria di Stato, Wanda Ferro Ferro, della forte preoccupazione che, come sindacato, registriamo sulla vicenda.

La FP CGIL lancia l’allarme per la sicurezza dell’ospedale di Vibo Valentia e chiede azioni immediate

La segreteria generale della FP CGIL Calabria, la segreteria della FP CGIL dell’Area vasta, di concerto con il responsabile della CGIL Medici dell’Area Vasta, esprimono la propria sorpresa e preoccupazione per quanto accaduto nei giorni scorsi presso il reparto di Ostetricia e Ginecologia dell’ospedale P.O. di Vibo Valentia.

“Per cause ancora sconosciute e misteriose, il controsoffitto del corridoio di ingresso e uscita della struttura di accesso alle camere dei pazienti è crollato in modo inspiegabile. Risulta che la suddetta struttura è stata recentemente sottoposta a una manutenzione straordinaria, circa 30 giorni fa. Pertanto, non si comprende né si giustifica come ciò sia potuto accadere, considerando che i lavori erano stati affidati a un’azienda esterna, presumibilmente specializzata in questo tipo di interventi di manutenzione. Chiediamo al neo Commissario Straordinario dell’ASP di Vibo Valentia di accertare e rendere note le cause di questa vicenda che, considerando la notevole quantità di materiale crollato, avrebbe potuto causare gravi danni sia alle donne in gravidanza che agli operatori sanitari dell’ASP, se fosse accaduta di giorno”, scrivono Alessandra Baldari, Franco Grillo e Ivan Potente.

 La FP CGIL denuncia da decenni il rischio in cui versa l’ospedale di Vibo, “poiché non è più in grado di sopportare il naturale deterioramento strutturale. La situazione attuale di difficoltà e potenziali rischi sta causando notevole preoccupazione e disagio tra i professionisti che operano presso l’ospedale di Vibo. Essi si trovano costretti a fornire quotidianamente i propri servizi assistenziali in condizioni di incertezza e con un livello di sicurezza limitato. È noto, infatti, che diverse zone dell’edificio ospedaliero sono state puntellate da anni. Nel corso degli anni, questa situazione ha comportato la chiusura, ad esempio, del prefabbricato destinato alla cucina interna, la chiusura di alcune aree nel reparto di ortopedia e danni evidenti alle pareti divisorie nel reparto di Neurologia. Questa situazione è ancora più evidente a causa del protrarsi ingiustificato della messa in sicurezza di alcuni pilastri portanti nel reparto di oculistica e nelle sale semi interrate del reparto di radiologia, visibili a occhio nudo. Pertanto, chiediamo all’attuale Commissario Straordinario di avviare una valutazione approfondita dell’intera struttura per accertare le reali condizioni di stabilità dell’edificio ospedaliero e prevenire ulteriori rischi di crolli e danni incalcolabili per l’intera comunità”, continuano i sindacalisti.


In merito a ciò, la Funzione Pubblica CGIL “non può giustificare i ritardi aggiuntivi che si stanno accumulando a causa del mancato inizio dei lavori per la costruzione del nuovo ospedale. A nostro parere, le ragioni di ciò sono attribuibili all’incapacità amministrativa e politica dell’intera classe dirigente, che da anni ha assunto la responsabilità gestionale delle varie entità pubbliche (ASP, Provincia, Comune, Regione) coinvolte, in vari modi, nelle procedure tecniche e burocratiche che, da decenni, ostacolano l’avvio effettivo del progetto. È necessario agire tempestivamente e con prudenza nella gestione ordinaria e straordinaria della struttura. È altrettanto fondamentale agire rapidamente per la costruzione del nuovo ospedale prima che sia troppo tardi. A tal fine, chiediamo al Commissario Straordinario di convocare urgentemente un tavolo di discussione per analizzare a fondo le cause di questa grave situazione di pericolo e individuare possibili soluzioni per prevenire ulteriori spiacevoli conseguenze e garantire la sicurezza dei cittadini e degli stessi lavoratori”.

Baldari (Fp Cgil): ”Salviamo la sanità calabrese”

di Alessandra Baldari*

I punti critici che caratterizzano il Servizio Sanitario Regionale, oggi, sono ancora più attuali e si inquadrano dentro una crisi che si allarga sempre più a tutto il territorio nazionale con connotazioni diversificate che se non affrontate e riequilibrate condurranno alla perdita del profilo universalistico, pubblico e gratuito del nostro Servizio Sanitario Nazionale, allargando le differenze di esigibilità di prestazioni assistenziali e di cura già profondamente diseguali tra Regioni, favorendo la crescita esponenziale e quasi obbligata dei servizi privati o in convenzione, così come accadrà se il DDL Calderoli sull’Autonomia differenziata dovesse essere approvato.

Per questo saremo in Piazza del Popolo a Roma, giorno 24 giugno, alla Manifestazione organizzata dalla CGIL insieme a 80 e più associazioni in difesa del Servizio Sanitario Nazionale e per la Salute e Sicurezza sui luoghi di lavoro.

Il Ministro Schillaci non ha dato risposte all’incontro dello scorso 20 giugno alle OO.SS. che chiedevano un incremento delle risorse destinate al Fondo Sanitario Nazionale, un piano straordinario pluriennale di assunzioni, il rinnovo dei contratti pubblici e privati, il rafforzamento dei servizi di prevenzione e medicina del lavoro per implementare la salute e sicurezza sui luoghi di lavoro, nuovi investimenti su salute mentale e consultori e sulla formazione.

Già da tempo la nostra Federazione, ha lanciato l’allarme della crisi in cui stava precipitando la Sanità pubblica del nostro Paese, sospinta da un progressivo definanziamento del Fondo Sanitario Nazionale, in 10 anni meno 37 miliardi, e da un depauperamento degli organici generato dal decennale blocco del turn over e da una persistente insufficienza di programmazione basata su dati di fabbisogno della popolazione. L’assenza di programmazione non ha sollecitato quel necessario ripensamento del numero chiuso di accesso alle facoltà di medicina e un finanziamento molto più consistente e mirato delle borse di specializzazione, così tanto ignorato che oggi assistiamo ad una totale mancanza di alcune figure di medici specialisti e che di recente si è tentato di colmare con maggiori finanziamenti per incrementare il numero di posti, ma che certamente non sarà superata nell’immediato.

A questo deve sommarsi la crescente poca attrattività per un lavoro gravoso, mal retribuito e spesso anche insicuro, minato da reazioni aggressive da parte dei pazienti, che sollecita i professionisti a fuggire dal servizio pubblico per collocarsi in strutture private, andare all’estero, o organizzarsi in cooperative guadagnando una condizione di lavoro più tranquilla e molto più remunerativa, incentivata dalla più favorevole tassazione prevista nella recente legge di bilancio.

Il Servizio Sanitario pubblico e universale ha un valore sociale fondante del nostro stesso Stato, architrave del benessere dei cittadini, integrato con i servizi sociali, basato su un’idea allargata e inclusiva di tutti i determinanti sociali di salute nel rispetto dei principi costituzionali.

Questa consapevolezza, riemersa nel breve periodo della pandemia e poi dimenticata, non è mai stata al centro dei programmi politici, ne fa storia il previsto definanziamento del Fondo Sanitario fino al 2025, già tra i più bassi d’Europa, e nessun provvedimento volto a superare la più grave delle criticità, ovvero la carenza di personale che sta avanzando in tutte le regioni depauperando i servizi, allungando le liste d’attesa, prefigurando che anche gli investimenti previsti dal PNRR, invero inferiori in percentuale a quelli destinati ad altre misure, non serviranno a colmare i divari territoriali e potenziare la sanità territoriale se non accompagnati da finanziamenti ordinari finalizzati a quel grande piano straordinario di assunzioni che rivendichiamo da tempo. Per consentire la realizzazione delle assunzioni non basta l’adeguato finanziamento, ma è necessario intervenire legislativamente per rimuovere i tetti alla spesa del personale che da tempo vincolano le Aziende al mantenimento degli equilibri di bilancio della spesa pubblica, considerando un costo invece che un investimento necessario quello che non solo potrebbe rilanciare il Servizio Sanitario Nazionale, adeguandolo tra l’altro ai parametri europei, ma potrebbe generare una crescita ed uno sviluppo economico fondato sul benessere dei cittadini e la creazione di lavoro stabile e di qualità.

In questo scenario complesso e compromesso, la Calabria con i suoi 12 anni di piano di rientro e una lunga teoria di Commissariamenti inefficaci a risanare i conti e le Aziende, rappresenta il paradigma della crisi funzionale in cui il Servizio sanitario potrebbe avviarsi.

In Calabria, la carenza di personale è al centro delle nostre attenzioni e non solo. In 11 anni sono stati persi 2500 medici e 3000 tra infermieri e altre figure professionali, questo ha generato la riduzione dei servizi, la chiusura o l’accorpamento dei reparti, l’affidamento a privati convenzionati di lungodegenza e riabilitazione, salute mentale, lunghissime liste d’attesa, mancanza di screening oncologici, riduzione dei consultori, pronto soccorso con la metà degli organici in servizio, carenza di anestesisti, ortopedici, ginecologi, pediatri e su tutti il personale dell’emergenza urgenza tanto che il 70% delle ambulanze viaggia senza medico e in Calabria si torna a morire per mancanza di interventi tempestivi, così come diventa sempre più difficile nascere dato che si sospendono le attività dei reparti di maternità. Nuovamente il Tavolo interministeriale Adduce, rileva, ancora nell’ultimo verbale del 23 marzo scorso, le fortissime criticità di carenza di personale che non trovano soluzioni strutturali in ordine al reclutamento del personale del SSR e al depotenziamento del personale amministrativo e  sollecita, non per la prima volta, il Commissario della sanità ad assumere le iniziative per garantire l’operatività delle procedure assunzionali, raccomandando di non ricorrere a forme atipiche di lavoro e attuare una gestione centralizzata delle stesse. Allo stesso tempo, i Ministeri affiancanti il Commissario evidenziano  più criticità in ordine al livello dei LEA, ancora sotto soglia, alla riorganizzazione della rete ospedaliera, essenziale per recuperare i tanti posti letto persi negli anni e  la cui mancanza contribuisce ad intasare i pronto soccorso, lo stallo nella riorganizzazione della rete di assistenza territoriale, fondamentale per garantire assistenza diffusa, nelle aree interne, fra gli anziani e che è essenziale nel suo ruolo di filtro alle ospedalizzazioni inappropriate, stigmatizzando, inoltre, che l’avanzo consistente e pari a 140 milioni è generato dalla mancanza di erogazione dei servizi di assistenza.

Ancora oggi, non si procede alle assunzioni dallo scorrimento di graduatorie in scadenza, per come da noi concordato a livello regionale e indicato con apposita circolare del Dipartimento alla Salute, dopo la regolare approvazione del piano di fabbisogno relativo solo al 2022. Mancano i piani di fabbisogno 2023 e 2024 per completare il triennio, in assenza dei quali non si può procedere alle assunzioni e abbiamo sollecitato il Dipartimento della Salute, sempre più depotenziato, a convocarci per aggiornare l’accordo sul reclutamento, in ragione delle novità normative che consentirebbero procedure dedicate per dar corso all’assunzione dei lavoratori che con contratti flessibili o autonomi hanno prestato servizio nel periodo pandemico.  Il report sulle assunzioni fatte, pubblicato dalla Regione, non conforta perché in realtà è solo una goccia nel mare di carenze molto più consistenti aggravate dalla gobba pensionistica. Né si può davvero credere che strumenti di dubbia legittimità, quali il portale delle segnalazioni dei disservizi e le sentinelle possano comprendere e rilevare la complessità delle criticità aziendali in cui le lavoratrici e i lavoratori, ormai allo stremo, devono districarsi quotidianamente, generate anche da disfunzioni organizzative che solo il confronto tra azienda e lavoratori potrebbe alleviare. Non siamo ottimisti sull’attivazione di Azienda Zero che, secondo le osservazioni dei Ministeri affiancanti, deve ancora chiarire i profili normativi di competenza e di organizzazione e che progetta di avvalersi di dipendenti in utilizzo sottratti al Dipartimento o alle stesse Aziende sanitarie territoriali già entrambe in grave carenza, a meno che non si intenda svuotarle delle funzioni gestite e delle risorse finanziarie assegnate per quelle funzioni.

La Calabria è una regione desertificata per servizi sanitari e sociali, dopo la chiusura di 18 ospedali, è rimasta sguarnita di case della salute, sebbene finanziate per 89 milioni, è in attesa da dieci anni della costruzione dei quattro ospedali nelle aree più critiche, anche questi finanziati da 10 anni e punta ad attivare quei presidi di assistenza sociosanitaria di prossimità che PNRR e DM77 avrebbero previsto, 57 Case di Comunità e 16 Ospedali di Comunità, per superare definitivamente l’isolamento e la povertà assistenziale, di prevenzione e cura, ulteriormente acuita dalla crescente carenza anche di medici della continuità assistenziale e dalla riduzione di posti letto la cui percentuale in Calabria sfiora il 3,1%  per 1000 abitanti e per realizzare tutto questo ha bisogno di procedure consistenti di reclutamento che non possono liquidarsi con provvedimenti estemporanei, seppur utili, quali l’ingaggio di medici stranieri e a tempo determinato che di fatto rappresentano una ulteriore esternalizzazione di servizi e sollevano molti dubbi contrattuali.

La desertificazione sanitaria, nel tempo, ha rafforzato due canali di risposta ai bisogni di salute, una impressionante mobilità passiva che costa 300 milioni l’anno ai cittadini calabresi e per chi ne ha possibilità il ricorso alle strutture private che oltre alla crescita pervasiva in alcuni territori, spesso rivelano gestioni poco trasparenti, certamente riguardo le applicazioni dei contratti nazionali. Riteniamo necessaria e abbiamo richiesto una rivalutazione degli accreditamenti ed un riequilibrio del rapporto tra pubblico e privato, ricostruendo una gestione del pubblico soprattutto in alcuni settori demandati interamente al privato.

Scenderemo in piazza il 24 e continueremo a farlo per contrastare convintamente ogni disegno di ulteriore disgregazione di un sistema che già così ci ha confinati ai margini, frutto di un mix di definanziamento statale con una quota capitaria mal calcolata, mala gestione, infiltrazioni criminose e appetiti politici e che solo un intervento solidaristico e perequativo potrà risollevare, insieme a un piano di investimenti che sostenga il reclutamento di lavoratrici e lavoratori e rafforzi i servizi, garantisca la prevenzione, l’assistenza e la cura in modo universale e gratuito.

*Segretaria generale FPCGIL Calabria

Carcere di Catanzaro, la Fp Cgil visita l’istituto penitenziario: “Situazione esplosiva”

Questa mattina una delegazione della Fp Cgil ha effettuato una visita presso l’istituto penitenziario di Catanzaro. Alla presenza di Mirko Manna, coordinatore nazionale della Fp Cgil – Polizia Penitenziaria, Angelo Boeti, coordinatore della Fp Cgil – Polizia Penitenziaria Calabria, e di Matteo Bruno, delegato della Fp Cgil – Polizia Penitenziaria, i sindacalisti hanno potuto verificare le condizioni in cui versa l’istituto di pena del capoluogo di regione. La Fp Cgil esprime profonda preoccupazione riguardo alla carenza organica che affligge il carcere, dove si registra un sottodimensionamento di circa 100 unità. Tra le prime azioni da intraprendere – sostengono Manna, Boeti e Bruno- oltre ad intervenire sulla struttura, è fondamentale risolvere la situazione che costringe il personale a coprire più incarichi di servizio, creando condizioni adeguate e dignitose per i lavoratori. Attualmente, il comandante è impegnato in una missione che si concluderà a settembre e questo provoca enorme preoccupazione. Inoltre, la delegazione è venuta a conoscenza di 39 distacchi in uscita stabiliti dal Provveditore. Una decisione che- sottolineano i sindacalisti- fa dubitare che lo stesso Provveditore sia a conoscenza e sia consapevole delle reali necessità e bisogni in termini di personale dell’Istituto Penitenziario di Catanzaro. La Fp Cgil Calabria farà richiesta al Dipartimento e al Ministro competenti per ottenere un adeguato potenziamento del personale, soprattutto in vista dell’estate, dove la situazione nell’istituto penitenziario si preannuncia esplosiva e richiede interventi immediati per garantire la sicurezza di tutti gli operatori e dei detenuti. Il sindacato, già da tempo, sta conducendo una battaglia sul tema delle condizioni negli istituti penitenziari calabresi per evidenziare e denunciare le criticità che avvolgono la vita quotidiana e i problemi strutturali delle carceri nella regione. Nei mesi scorsi, la Fp Cgil ha messo in luce la necessità di adottare misure capaci di alleggerire il carico degli operatori della Polizia Penitenziaria per assicurargli maggiore sicurezza e tutela nell’esercizio della loro professione.

Vertenza Corap: “L’assessore fugge dal confronto sindacale mentre la situazione del Corap è sempre più buia”

La nota è a firma della segretaria generale Fp Cgil Calabria, Alessandra Baldari, il segretario generale Cisl Fp, Luciano Giordano, il segretario generale Uil Fpl Calabria, Walter Bloise.

“Il comportamento dell’Assessore allo Sviluppo Economico della Regione Calabria tenuto in data odierna  denota una totale mancanza di rispetto nei confronti dei lavoratori del CORAP e un’assoluta insensibilità verso le problematiche del settore.

Non è piaciuto per niente ai Segretari della funzione pubblica di  CGIL, CISL e UIL l’agire dell’Assessore Rosario Vari’  sul tema caldissimo che riguarda i lavoratori del CORAP.

Quanto accaduto oggi a Catanzaro presso la sede della Giunta Regionale ha del paradossale. Un ente il CORAP posto in liquidazione nel 2021 ai sensi dell’art. 15, c. 1 e 5-bis, della Legge n. 111/2021, che si avvia ad un inesorabile declino; dipendenti e Sindacati che organizzano una pubblica assemblea in piazza e chiedono risposte alla politica; un Assessore, Rosario Vari’, che non ha certo al suo attivo una grande esperienza in materia e che infastidito per il “mancato spirito collaborativo” delle Organizzazioni Sindacali, ree di aver addirittura osato  sfidarlo, non riceve nessuno e manda a dire che in presenza di Sit In dei lavoratori ogni incontro è annullato.

Siamo certi, al di là del rispetto di corrette relazioni sindacali e di regole di buona creanza, che aimè non si insegnano certo in Giunta,  che l’attento Assessore stia lavorando alacremente per la risoluzione  della vertenza CORAP e soprattutto per reperire 8 mensilità arretrate, oltre ad altri emolumenti contrattuali per circa 3 milioni di euro,  da saldare  ai lavoratori che a suo dire, dovrebbero andare al suo cospetto con il cappello in mano, anziché con le bandiere e con i Segretari della funzione pubblica di Cgil Cisl e Uil.

Forse l’Assessore avrebbe fatto meglio a farsi assegnare altra delega se non è avvezzo ad incontrare  lavoratori e Sigle Sindacali, non certo lo Sviluppo Economico, che aimè in Calabria necessita di ben altre attenzioni.

Metta da parte l’astio caro Assessore e trovi delle soluzioni.

Non incontrare noi e i lavoratori, sfuggendo ad un confronto democratico non le fa certo onore.

Le Segreterie di Categoria e i lavoratori, auspicano, che prevalga il buon senso e chiedono al Presidente della Giunta Regionale un intervento autorevole per fare chiarezza ed avere prospettive certe per i dipendenti”.

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