Archivia Settembre 25, 2021

Quindici lavoratori della discarica di Alli in Cassa integrazione: la denuncia e lo stato di agitazione di Fp Cgil, Fit-Cisl e UilTrasporti

Fp Cgil, Fit-Cisl e UilTrasporti denunciano all’opinione pubblica la grave situazione in cui versano i lavoratori della discarica Alli S.C.A.R.L., l’azienda che gestisce l’impianto di trattamento dei rifiuti sito in Catanzaro. Nei giorni scorsi, infatti, è stata attivata la Cassa integrazione per 15 lavoratori, ovvero il 50% circa della forza lavoro. È utile ricapitolare le tappe fondamentali della vicenda che ha portato alla decisione contestata dai sindacati.

In una fase iniziale, l’azienda ha comunicato l’avvio della cassa integrazione per un numero imprecisato di lavoratori addetti alla linea RD sul presupposto che la linea, dopo alterne vicende, avrebbe subito una temporanea sospensione.
Dopo la comunicazione, i sindacati hanno chiesto di essere convocate e successivamente, in data 31 agosto 2021, si è tenuto un primo incontro all’esito del quale Fp Cgil, Fit-Cisl e Uiltrasporti si sono riservate ogni decisione solo dopo un necessario confronto con l’ATO di Catanzaro.
Con questo ultimo si sono consumati due incontri: uno il 6 settembre 2021 ed un altro il 14 settembre 2021, all’esito del quale è stato redatto un verbale che ha registrato l’esito negativo del confronto, non riuscendo a scongiurare l’attivazione della CIGO. La Cassa Integrazione ordinaria è stata così attivata il 15 settembre 2021 per un 15 lavoratori, ovvero il 50% circa della forza lavoro.
Considerato che le rassicurazioni indicate dall’Azienda all’ATO sono sembrate poco convincenti e molto incerte, tenuto conto che l’Ente Regione Calabria è proprietario dell’impianto e che lo stesso è stato dato in uso all’ATO di Catanzaro, i sindacati hanno chiesto all’Ente in data 21 settembre 2021, previa dichiarazione dello stato di agitazione del personale, un incontro urgente di confronto con lo scopo di scongiurare la possibilità che la CIGO possa essere il preludio di un licenziamento delle maestranze interessate.

In virtù della situazione prospettata dall’Azienda Alli S.C.A.R.L e dalla susseguente attivazione della CIGO, vista anche la proclamazione dello stato di agitazione effettuato dai sindacati, per la mancanza di prospettiva che si manifesta chiaramente dall’incapacità di una politica aziendale di far ripartire l’impianto a regime, si chiede a al prefetto di Catanzaro, Maria Teresa Cucinotta, e all’Assessore Regionale Tutela dell’Ambiente, Sergio De Caprio, di voler convocare un incontro per trovare delle soluzioni ai problemi sopra elencati.
Infine, ma non meno importante, i sindacati fanno presente che “qualora non si dovessero trovare soluzioni, le scriventi attiveranno tutte le azioni di lotta opportune al fine di far rispettare i diritti dei lavoratori conquistati in quasi trent’anni di attività con senso di sacrificio e abnegazione”.

Potenziamento personale Uffici per l’impiego della Calabria, i sindacati chiedono risposte urgenti alla Regione

“Mancate risposte al rinnovo contrattuale dei precari del Piano di Potenziamento dei Centri per l’Impiego della Regione Calabria Le scriventi organizzazioni sindacali, preoccupate per il futuro delle lavoratrici e dei lavoratori precari impiegati nel piano di potenziamento dei Centri per l’Impiego e delle politiche attive del lavoro, stigmatizzano con forza l’inerzia della Regione Calabria. Ad oggi, non vi è alcun punto fermo e concreto che rassicuri sulla prospettiva d’impiego di tali lavoratori, l’unica certezza è la scadenza dei contratti a tempo determinato, fissata al 03.12.2021”. Così in una nota del Segretario Aziendale FP CGIL Regione Calabria – Giunta Regionale, Ferdinando Schipano, il segretario Aziendale CISLFP Regione Calabria – Giunta Regionale Giuseppe Spinelli, la Segreteria regionale UILFPL Walter Bloise,  il Segretario Generale FP CGIL Alessandra Baldari, il Segretario Generale CISL FP Luciana Giordano e UIL FP e il segretario Generale Elio Bartoletti.

“Con l’avvio della campagna elettorale tutto sembra essersi fermato, – prosegue la nota – nonostante le rassicurazioni da parte dell’Assessore Regionale al Lavoro, il quale dichiarava, ai tavoli di confronto sindacale tenutisi un paio di mesi fa, che la prosecuzione del loro rapporto di lavoro sarebbe stata una formalità. Anzi, lo stesso si è più volte espresso dichiarando che la trasformazione del rapporto di lavoro da tempo determinato a tempo indeterminato sarebbe stato l’obiettivo da perseguire, nel rispetto della normativa vigente. In ragione della palese inerzia sopravvenuta, le scriventi OO.SS. hanno sollecitato un urgente incontro con l’Assessore al ramo, insieme con il Direttore Generale del Dipartimento Lavoro e il Commissario di Azienda Calabria Lavoro, al fine di avere informazioni certe riguardo alle risorse finanziarie disponibili da utilizzare per il finanziamento del rapporto di lavoro di questo personale e riguardo al loro futuro”.

“Tale sollecitazione, a tutt’oggi, – chiosano i sindacati – è rimasta lettera morta. Non vi è alcuna traccia di convocazione, né, tantomeno, un segnale d’impegno nella direzione auspicata dai sindacati e dai lavoratori. È appena il caso di ricordare che i lavoratori impegnati in tale servizio, oltre che possedere lauree in discipline chiave per operare nel mercato del lavoro, hanno sviluppato percorsi di formazione e aggiornamento e maturato esperienze professionali di un certo valore all’interno della Pubblica Amministrazione; pertanto, la mancata prosecuzione del rapporto di lavoro arrecherebbe danno alla Regione Calabria che perderebbe un patrimonio di professionalità che lo stesso Ente ha contribuito a formare”.

“Inoltre, bisogna ricordare che i Centri per l’Impiego in Calabria, sotto organico da anni, sono in costante affanno, per condizioni di lavoro, disfunzioni organizzative e carenze strutturali fisiche e di sistema, condizioni che hanno reso l’erogazione dei servizi particolarmente critica, nonostante l’impegno di tutti i dipendenti che hanno dovuto fronteggiare, a causa dell’emergenza Covid 19, carichi di lavoro aggiuntivi sempre a condizioni date. Se alla sollecitazione delle organizzazioni sindacali – concludono Fp Cgil, Cisl Fp e Uil Fp- non dovessero corrispondere adeguate misure atte alla risoluzione della problematica da parte di coloro i quali hanno gli strumenti per
intervenire, si preannuncia un’aspra contrapposizione sindacale, con l’attivazione dello stato di agitazione e che, inevitabilmente, si concluderà con lo sciopero”.

Vertenza lavoratori ex Ardis: Fp Cgil e Cisl Fp proclamano lo sciopero per l’8 settembre

Le segreterie regionali di FP CGIL e CISL FP Calabria annunciano lo sciopero  dei lavoratori di Azienda Calabria Lavoro (ex ARDIS ed ex Legge 28/08) per il prossimo 8 settembre.

Con una nota inviata  alle autorità politiche e amministrative, i sindacati chiedono inoltre al Commissario Straordinario di “Azienda Calabria Lavoro” di avviare le procedure per esperire il tentativo di conciliazione sulle questioni relative alla mancata applicazione dei Contratti Decentrati, alla mancata erogazione dei buoni pasto, al mancato riconoscimento dei contributi e alla mancata erogazione del TFR. Mentre al Prefetto di Catanzaro si chiede di avviare le procedure per il raffreddamento del conflitto e di esperire il tentativo di conciliazione su tutti i punti della vertenza.
Fino alla data del 08 Settembre 2021 i lavoratori manterranno la mobilitazione con ogni forma di protesta prevista dal vigente sistema di relazioni sindacali.

I segretari Aziendali Giunta regionale Calabria della  FP CGI, Ferdinando Schipano, e della CISL FP, Giuseppe Spinelli, insieme ai segretari Generali Regionali Calabria FP CGIL, Alessandra Baldari, e della CISL FP, Luciana Giordano hanno riepilogato l’ultimo tratto della vicenda e che ha determinato la proclamazione dello sciopero di settembre: il 5 luglio 2021 è stato proclamato lo stato di agitazione del personale di Azienda Calabria Lavoro (ex ARDIS ed ex Legge 28/08) a causa della mancata attivazione del Tavolo tecnico/politico finalizzato a individuare un idoneo percorso che definisca una volta per tutte lo status giuridico di questi Lavoratori che pur avendo un contratto di lavoro a tempo indeterminato e part-time a 18 ore con Azienda Calabria Lavoro (che è il Datore di lavoro), da anni vengono impiegati in Servizi della Regione, che è nel contempo l’Ente erogatore delle risorse finanziarie necessarie alle loro retribuzioni e anche il Soggetto beneficiario della prestazione di lavoro.

Questo Personale viene utilizzato, altresì, per il raggiungimento degli obiettivi del Progetto “Piano straordinario di potenziamento dei Centri per l’Impiego e delle politiche attive del lavoro” con un incremento orario di ulteriori 18 ore, la cui convenzione scadrà il prossimo 31 dicembre.
Ai Lavoratori in argomento da anni non viene applicato da Azienda Calabria Lavoro il Contratto Collettivo decentrato (precisamente per gli anni 2014 – 2015 – 2016 – 2017 – 2018 – 2019 – 2020 – 2021). Persiste, inoltre, l’annosa problematica relativa al mancato versamento dei contributi previdenziali e alla mancata erogazione del TFR. A tutto ciò si aggiunge, infine, la mancata corresponsione  dei buoni pasto da dicembre 2019. Vengono cioè negati i diritti basilari rendendo questi Lavoratori davvero Figli di un Dio minore.

“In data 5 luglio 2021 è stato impedito a questi Lavoratori di esercitare il diritto costituzionalmente garantito di riunirsi in assemblea per il mancato accoglimento della richiesta regolarmente formulata dalle scriventi Organizzazioni Sindacali di utilizzo della Sala Verde della Cittadella regionale della Calabria.

Nella mattinata odierna si è tenuta l’assemblea di una parte del Personale  nella Sala Verde della Cittadella regionale della Calabria, avendo ricevuto l’autorizzazione all’utilizzo del locale solo in tarda serata e solo dopo una forte  insistenza del sindacato. Decisione tardiva che ha impedito di fatto a tanti Lavoratori di poter partecipare ai Lavori assembleari. Come organizzazioni sindacali, abbiamo da sempre stigmatizzato tale comportamento che nega o utilizza in modo deforme la libertà sindacale garantita dalla Costituzione, per piegarla agli interessi particolari al fine di raggiungere i propri obiettivi. Così facendo, si svilisce il mondo del lavoro nel suo complesso e si più deboli lavoratori. il riconoscimento dei diritti universali di ogni lavoratore, raggiunto attraverso terribili lotte e sostanziate con l’approvazione dello Statuto dei Lavoratori, è una conquista che non permetteremo a nessuno di mettere a rischio, men che meno ad una classe politica poco attenta alle esigenze del personale”.

Domani stato di agitazione dei lavoratori della sanità. I sindacati: “Troppe illusioni e mancate risposte”

Ancora in piazza con i lavoratori della Sanità calabrese pubblica e privata per rivendicare un vero cambio di passo alla struttura commissariale, alla Regione e nella governance di tutte le strutture. FP CGIL CISL FP UIL FPL hanno proclamato lo stato di agitazione degli operatori della sanità pubblica e privata ed indetto un sit in davanti alla Cittadella regionale, giorno 30 giugno alle ore 10, sostenute dalle rispettive Confederazioni regionali e dalle categorie dei pensionati, per chiedere che si manifesti con azioni tempestive e concrete la volontà di risolvere i disagi dei lavoratori e dei cittadini calabresi da parte di chi ha responsabilità e compiti istituzionali nel governo del Sistema Sanitario Regionale.

 

“Troppe ancora le criticità, troppe le attese disilluse, troppi i bisogni di salute senza risposta, già un anno fa la lunga lista di richieste e l’appello a fare presto erano stati al centro di analoga manifestazione, ma sembra che il tempo sia trascorso invano e i nodi cruciali siano ancora irrisolti, a partire dai riconoscimenti economici alle lavoratrici ed ai lavoratori della sanità per l’impegno profuso in tempo di pandemia, corrispondendo finalmente la cosiddetta indennità Covid; per passare al punto fondamentale delle assunzioni e dei rinnovi dei contratti in scadenza, ma anche per i mancati confronti sulla pianificazione operativa, lo smaltimento delle liste d’attesa, il potenziamento della sanità territoriale, l’assistenza agli anziani e tutta la partita sulla sanità privata con al primo punto il mancato finanziamento regionale del rinnovo contrattuale Aiop- Aris, ma anche tutte le altre problematiche relative a questo comparto”, ribadiscono i segretari generali regionali Calabria, Alessandra Baldari (FP CGIL), Luciana Giordano (CISL FP), Elio Bartoletti (UIL FPL).

“Non ci arrendiamo all’inerzia, alla lentezza, al rinvio di temi che sono fondamentali per cambiare un sistema sanitario regionale che arretra piuttosto che risanare, per questo torniamo in piazza, perché il diritto alla salute deve essere garantito a tutti i cittadini calabresi e il diritto alla sicurezza e ad un lavoro dignitoso deve essere garantito a tutti i lavoratori e le lavoratrici della sanità pubblica e privata. Per tutte queste ragioni si fa appello alla massima partecipazione all’iniziativa”.

Vicenda Corap, i sindacati non mollano: mercoledì sarà sciopero dei lavoratori

Non si sblocca la vicenda Corap e i sindacati confermano lo sciopero dei lavoratori indetto per il 23 giugno: “Le segreterie regionali FP CGIL CISL FP UIL FPL constatano che ad oggi, nonostante qualche passaggio sia stato fatto, la formalizzazione e l’approvazione degli atti fondamentali non si è compiuta, come promesso nel corso dei vari incontri sia con i vertici CORAP nella persona del Commissario, sia con l’assessore al ramo Fausto Orsomarso. Nonostante la riaffermata carenza di liquidità, si assiste alla liquidazione di premi di anzianità arretrati ai dirigenti, da pagarsi con le prossime mensilità, mentre gli arretrati dei dipendenti rimangono fermi per dichiarata indisponibilità di fondi. Forse, non parliamo delle stesse persone intervenute alle riunioni sindacali che, come unica soluzione ai guai in cui versa l’Ente, propongono solo interventi su alcuni di istituti previsti dal CCNL”.  Lo dichiarano in una nota stampa i segretari generali regionali Calabria, Alessandra Baldari (FP CGIL), Luciana Giordano (CISL FP), Elio Bartoletti (UIL FPL)

“Inoltre, l’approvazione dello Statuto da parte della Giunta, dopo molti anni di inadempienza, seppur positiva, lascia comunque insoddisfatte le scriventi OO.SS. in quanto lo stesso è stato inoltrato alle competenti Commissioni consiliari, senza alcuna condivisione o informazione alle rappresentanze dei lavoratori, così come concordato. Anche i bilanci 2018 e 2019 e il Piano industriale da parte del Commissario, inoltrati ai Dipartimenti regionali competenti, ancora non sono stati approvati. Il tempo scorre e vale rammentare che questi sono atti fondamentali per il futuro dell’Ente. L’attuale, spinosa situazione stipendiale dei lavoratori e delle cinque mensilità arretrate sono la punta dell‘iceberg di una condizione di crisi ancora irrisolta. A nulla sono valse le drammatiche manifestazioni dei lavoratori che più volte hanno tentato di attirare l’attenzione delle istituzioni rispetto allo sgretolarsi di un Ente che fino alla costituzione del CORAP, e negli anni, ha erogato servizi essenziali e di prossimità quali depurazione, gestione delle aree industriali etc. e che più volte è stato individuato dalla politica come potenziale volano di sviluppo per l’intera Calabria. A fronte della promessa del pagamento del saldo degli stipendi correnti, si è pensato bene di privilegiare altri pagamenti, lasciando ancora una volta i dipendenti nello sconforto più assoluto. È singolare come, invece che risolvere gli annosi e concreti problemi di questo Ente, ci si impegni ad emettere ordini di servizio intestando funzioni di controllo a dipendenti che non ne sono titolari, in contrasto con la normativa vigente e inopportuni”.

“Per quanto premesso, ora più che mai, si conferma lo sciopero del 23 giugno 2021 indetto dalle scriventi organizzazioni sindacali e l’appuntamento con i lavoratori presso la Cittadella regionale alle ore 11. Occorre elevare il livello di attenzione e chiamare ciascuna delle parti alle proprie responsabilità, evitando azioni di rimpallo che procrastinano i tempi delle soluzioni, la politica si assuma la responsabilità di far chiarezza circa la necessità di mantenere in vita un Ente che si dovrebbe occupare di attività strategiche per l’intera Regione. In ultimo, ma non per ordine d’importanza, si chiede di fare chiarezza una volta per tutte sul mantenimento dei livelli occupazionali esistenti, la Calabria non può subire continue spoliazioni a causa della irresponsabilità della classe politica che si unisce ad una direzione aziendale il cui impegno deve essere coerente a tutti i livelli di governance per risolvere le croniche emergenze e i nodi essenziali”, concludono Baldari, Giordano e Bartoletti.

Sanità. Fp Cgil, Cisl Fp, Uil Fpl proclamano lo stato di agitazione dei lavoratori: “Nessun cambio di passo con il commissario Longo”

I segretari generali regionali Calabria, Alessandra Baldari (FP CGIL), Luciana Giordano (CISL FP), Elio Bartoletti (UIL FPL), bocciano il commissariamento della sanità in Calabria e proclamano lo stato di agitazione “del personale della sanità pubblica e privata della regione Calabria e convocano per il 30 giugno una assemblea sit-in da tenersi presso la cittadella regionale, località Germaneto dalle ore 10,00 fino a cessate esigenze”.
Riflettori puntati anche sulla nuova gestione Longo che “non ha certamente segnato quel cambio di passo tanto atteso e auspicato da tutti, anzi semmai si registra un atteggiamento arrogante probabilmente dettato dall’esigenza di celare la propria incapacità e incompetenza in materia sanitaria”, scrivono i sindacati per poi passare nel dettaglio dei tanti problemi e difficoltà della sanità calabrese.

“Che cos’è il Commissariamento della Sanità in Calabria? Una bufala a cui non possiamo più credere. Non solo non si prospettano i risultati tanto annunciati e attesi, ma ogni giorno che passa, viene dimostrato plasticamente dai dati che le azioni di risanamento e le iniziative urgenti da intraprendere per restituire un minimo di dignità al Sistema sanitario calabrese non sono neanche lontanamente prese in considerazione dai supermanager e da chi è stato designato per riordinare, rendere efficienti e mettere a regime, Aziende e Strutture sanitarie che ogni giorno di più precipitano nel degrado. Potremmo stilare un lungo elenco, partendo dal crollo del soffitto del pronto soccorso dell’ospedale Spoke di Locri che ci ribalta agli onori delle cronache nazionali e fornisce l’immagine concreta di cosa sia l’abbandono, per scorrere poi i vari problemi ignorati e aggravati da una inerzia inaccettabile. Come si raggiungono i LEA? Dov’è il Piano operativo? Come si riassestano i bilanci? Cosa viene dopo la loro bocciatura? E le Assunzioni che sono il nodo fondamentale per far ripartire il Sistema, sono state programmate? Quando si daranno le autorizzazioni per fare i concorsi? I piani di fabbisogno con quale logica si stanno formulando? E, ancora, che facciamo con tutto il personale in scadenza, assunto con contratti di ogni sorta interno o esternalizzato, reclutato non solo in tempo di pandemia, ma già prima per le gravi carenze numeriche a tutti note? Quali servizi si potranno ancora pienamente erogare senza di loro? E che diciamo degli Atti Aziendali che non rispondono spesso e volentieri alle esigenze territoriali di pazienti e cittadini non solo bisognosi di assistenza ma anche di prevenzione? Tutte domande inevase a cui la struttura commissariale si sottrae. Infatti, la nuova gestione Longo non ha certamente segnato quel cambio di passo tanto atteso e auspicato da tutti, anzi semmai si registra un atteggiamento arrogante probabilmente dettato dall’esigenza di celare la propria incapacità e incompetenza in materia sanitaria”, si legge nella nota di Baldari, Giordano e Bartoletti.
“Senza citare la lunga teoria di disagi per utenti e lavoratori, la carenza di servizi e di risposte, riteniamo che vi siano dei punti nodali che, qualora vi fosse la competenza, un concreto impegno e la volontà di scioglierli, sarebbe facile affrontare con tempestività e risolvere.
Inoltre, la grave crisi pandemica ha disvelato con ampia chiarezza quanto siano stati e siano fondamentali l’impegno e l’abnegazione dei lavoratori del Sistema sanitario che, seppur in condizioni di grave disagio, anche senza adeguate protezioni, nonostante la grave carenza di personale, hanno affrontato con coraggio e senza risparmiarsi la crisi sanitaria. Tanto che lo stesso Governo, di concerto con la Conferenza delle Regioni, ha stanziato risorse vincolate al fine di ristorare i sacrifici ed il rischio corso, così come per tutti i lavoratori anche per quelli della Calabria che, però, nonostante l’accordo sindacale sottoscritto ormai da quasi un anno, e a differenza dei lavoratori delle altre regioni, non hanno percepito nulla in ragione del pressapochismo della burocrazia regionale e della errata imputazione delle somme nel Decreto di assegnazione delle risorse alle Aziende. Non si possono usare i soldi stanziati dal governo con un fine ben preciso, premiare i lavoratori con una indennità, per fare altro, ovvero compensare le spese straordinarie del personale impegnato a fronteggiare la pandemia. C’è una bella differenza tra ciò che contrattualmente è stabilito e un riconoscimento premiale di 16 milioni inghiottiti dai bilanci aziendali magari per contabilizzare un bel risparmio!
Non ci stiamo e vogliamo il pieno rispetto dell’accordo su indennità Covid. La pazienza non può essere abusata, gli operatori meritano risposte ed hanno diritto a ricevere le risorse destinate direttamente dal Governo a ristoro del loro impegno, nessuno può distrarle o spenderle in ragione di altre esigenze.
Altrettanta negligenza e incompetenza si è manifestata, allorquando abbiamo chiesto conto al Commissario alla Sanità, al Direttore generale del Dipartimento salute, e alla funzionaria dell’Agenas presente ad uno dei rari incontri ottenuti, circa la delibera della Giunta regionale di stanziamento delle somme a copertura del rinnovo del CCNL Sanità privata AIOP ARIS pari al 50% del costo del rinnovo, ai sensi dell’intesa sottoscritta in Conferenza delle Regioni con il supporto istituzionale anche del Governo che ha fatto da garante. Con grande sorpresa abbiamo appurato che disconoscevano i termini dell’accordo e che con molta arroganza escludevano qualunque partecipazione finanziaria della Regione al rinnovo, creando anche in questo caso un danno ai lavoratori. Abbiamo più volte cercato il dialogo ed il confronto per dare un contributo utile, ma, a parte la rarità e inefficacia degli incontri conclusi solo con annunci e promesse, oggi, sono stati travalicati i limiti delle corrette relazioni sindacali, nel momento in cui il Commissario Longo ha convocato i rappresentanti dei lavoratori inutilmente, dati sopraggiunti impegni che non sono stati comunicati per tempo come avrebbe preteso il garbo istituzionale e, mancando anche di buona educazione, li ha lasciati in attesa, senza alcuna notizia, così dimostrando quale sia il grado di rispetto e di considerazione per chi rappresenta la componente essenziale del sistema sanitario calabrese, i lavoratori”.

Atto aziendale Mater Domini, Fp Cgil al commissario Giuliano: “Osservazioni del rettore non pertinenti. Vuole imporre i “suoi” nomi” 

“Il commissario straordinario dell’azienda ospedaliera non tenga conto delle osservazioni del rettore dell’Umg”. L’atto aziendale dell’azienda ospedaliera universitaria Mater Domini torna non smette di infuocare il dibattito. Franco Grillo segretario generale FPCGIL Area Vasta, Ivan Potente coordinatore FPCGIL Medici e Dirigenza Sanitaria Area Vasta, Anna Rotundo coordinatore FPCGIL Medici e Dirigenza Sanitaria AOUMD, chiamano in causa Guido Longo, commissario regionale per la sanità, e in particolare Giuseppe Giuliano, commissario straordinario dell’Azienda ospedaliero-universitaria Mater Domini. A quest’ultimo, i sindacalisti chiedono “di badare esclusivamente al rispetto delle norme esistenti e alla vera e necessaria organizzazione dell’azienda ospedaliera”. Secondo la Fp Cgil, infatti, “il rettore vorrebbe imporre tutti i nomi degli universitari nei ruoli apicali, non tenendo conto delle professionalità che invece esistono sul territorio”.

E ancora:  “Rigettiamo le osservazioni formulate dal rettore, le quali non sono ricettive della normativa attuale, e prendono in considerazione  un protocollo d’intesa del 2004 e non invece delle modifiche intervenute negli anni”. In sostanza, per il sindacato, le osservazioni fatte dal rettore Giovambattista De Sarro sull’atto aziendale del Mater Domini non sono pertinenti.

“Al di là di un vaglio che molto probabilmente faremo nelle sedi giudiziarie opportune, ovvero al Tar della Calabria, produrremo delle osservazioni che inoltreremo al Ministero dell’Università e Ricerca scientifica perché riteniamo che l’atteggiamento del rettore è esorbitante rispetto al ruolo che dovrebbe esercitare”.

Vicenda Corap. I sindacati proclamano lo sciopero dei lavoratori per il 23 giugno

Nuovo sviluppo sulla vertenza Corap: le segreterie regionali CGIL FP, CISL FP, UIL FPL, FINDICI, SUL, UGL, ora dichiarano lo sciopero dei lavoratori per il 23 giugno 2021.

Lo sciopero proclamato per il 23 giugno è il risultato di esiti fallimentari di numerosi tentativi per l’individuazione di una soluzione per comporre la vertenza relativa alla complessa situazione di insolvenza in cui versa il CORAP, che si sta ripercuotendo sia sui livelli retributivi dei lavoratori sia sul loro futuro occupazionale.  E in più, si è giunto il mancato rispetto degli impegni presi dall’assessore al ramo, Fausto Orsomarso e della mancata presenza nelle trattative sindacali del Governatore ff.

Inoltre, i sindacalisti si riservano di proseguire nelle azioni di lotta con ulteriori giornate di sciopero, nel rispetto della vigente normativa.

Alessandra Baldari (FP CGIL), Luciana Giordano (CISL FP), Elio Bartoletti (UIL FPL)  Filippo Zisa (FINDICI), Aldo Libri (SUL), Giovanni Arconte (UGL) hanno comunicato ai prefetti che è stato richiesto alla direzione del Corap, fin da adesso, un urgente incontro per definire e sottoscrivere un Protocollo d’intesa sulla garanzia dei livelli minimi essenziali dei servizi di depurazione insistenti sulle due province di Vibo Valentia e di Crotone, gestiti dall’Ente.

Fino alla data del 23 Giugno, i lavoratori manterranno la mobilitazione con ogni forma di protesta prevista dal vigente sistema di relazioni sindacali e nella stessa giornata del 23 giugno, dalle ore 11.00 fino a cessate esigenze si terrà un sit-in dei dipendenti del Corap nella Piazza San Francesco da Paola della Cittadella regionale della Calabria.

La proclamazione dello sciopero è stata comunicata al Commissario Straordinario, Renato Bellofiore, ai prefetti e questori di tutte le province calabresi,   alla Commissione di Garanzia per l’esercizio del diritto di sciopero, al Presidente Giunta Regionale On. Antonino Spirlì, all’Assessore Ambiente Sergio De Caprio, all’assessore al Lavoro, Sviluppo economico e turismo, Fausto Orsomarso,  al direttore Generale Dipartimento Lavoro-Formazione e Politiche Sociali nella qualità di Organo vigilante sul CORAP .

Atto aziendale del Mater Domini, la Fp Cgil risponde al commissario Giuliano sull’“ignobile privilegio”: “La legge è uguale per tutti, ma per alcuni è più uguale” 

Franco Grillo segretario generale FPCGIL Area Vasta, Ivan Potente coordinatore FPCGIL Medici e Dirigenza Sanitaria Area Vasta, Anna Rotundo coordinatore FPCGIL Medici e Dirigenza Sanitaria AOUMD, ritornano sull’atto aziendale dell’azienda Mater Domini: “Il grande Fabrizio De André in una delle sue tante opere somme quali la famosa “Domenica delle Salme” dice testualmente: “Il ministro dei temporali in un tripudio di tromboni auspicava democrazia con la tovaglia sulle mani e le mani sui..”. Beh ci sia consentita questa alta citazione a proposito della ulteriore “involuzione” della querelle su Atto Aziendale AOUMD. Infatti noi ci eravamo appena espressi, anche pacatamente e in modo discorsivo, su tale dinamica, giudicandolo lesivo dei diritti dei medici ospedalieri operanti nell’azienda medesima. La serata di ieri invece ci ha investito con una dichiarazione degna del periodo più passionale dello Sturm und Drang con la quale il Commissario Straordinario fa sapere urbi et orbi che: “La medesima ragione supporta la difficoltà di prevedere alcune strutture come riservate al medico ospedaliero con l’automatica esclusione di un docente a partecipare alla procedura selettiva per l’affidamento di un incarico non riservato al personale universitario. Infatti in questo caso nulla escluderebbe una partecipazione di un docente ad un ruolo primariale o di struttura semplice o dipartimentale come chiunque ne abbia il requisito. Tale circostanza violerebbe il principio di eguaglianza e parità di trattamento risultante come un ignobile privilegio a favore di una categoria professionale (l. medici ospedalieri) sol perché non riveste lo status di professore universitario se non prevista dal legislatore”. 


Quando la realtà supera la fantasia. Diciamo fin da subito che il concetto di “ignobile privilegio” potrebbe trovarci d’accordo in un sol caso: laddove lo stesso principio venisse applicato alle strutture a direzione universitaria: non si può forse parlare di privilegio il continuare a riservare 38 strutture complesse su 41 nonché 8 strutture cliniche a valenza dipartimentale su 10 alla esclusiva direzione universitaria in palese assenza del protocollo d’intesa Università-Regione? Cosa ci dice lo straordinario Commissario su questo argomento? Avvisiamo prima di non impelagarsi in citazioni sulla legge 517: dice cose ben più complesse di quello cui qualcuno fa riferimento. Vieppiù una considerazione a latere ma non troppo: nonostante la struttura universitaria insista oramai da molto sul territorio regionale non vediamo ancora il fiorire di una classe di docenti autoctoni che, essendo del territorio, avrebbero certo voglia e capacità per difendere lo stesso. Sono tanti, a memoria, gli accademici formati presso le strutture della Magna Graecia poi “volati via” nel breve volgere di qualche anno. Anche questa ci pare una peculiarità; se vantarsi o meno della stessa beh lasciamo libertà di coscienza anche al Commissario Avv. Giuliano”, continuano i sindacalisti.

“Ci sovviene un dubbio: forse che il Commissario Straordinario sia un profondo lettore e ammiratore di George Orwell?  In questo caso potrebbe applicarsi la famosa considerazione che lo stesso Orwell fa nel famoso romanzo “La fattoria degli animali” nel momento in cui si decise di porre fine allo stato di diritto: “La legge è uguale per tutti, ma per alcuni è più uguale”. Mentre lei decide, caro Commissario Straordinario- concludono Grillo, Potente e Rotundo- noi procediamo con la dichiarazione di stato di agitazione permanente della categoria e avvio delle procedure di raffreddamento dei conflitti presso la Prefettura territorialmente competente. Buona meditazione!”.

Fp Cgil: “La Mater Domini non è un’azienda Ospedaliera Universitaria ma un Policlinico a gestione diretta”

Azienda Universitaria Mater Domini: no, non è un refuso. In effetti istituzionalmente dovrebbe chiamarsi Azienda Ospedaliera Universitaria Mater Domini. Tuttavia, dopo la proposta di atto aziendale che recepisce le ulteriori modifiche richieste dal Rettore, di ospedaliero è rimasto ben poco.  Pertanto, chiederemo al Commissario alla sanità regionale di cambiare nome all’Azienda e di ratificare quella che è già una situazione di fatto: la totale mortificazione della professionalità dei tanti medici ospedalieri che lavorano da diversi anni nella struttura e costituiscono la spina dorsale dell’assistenza prestata nell’azienda”.

Lo affermano con una nota Franco Grillo segretario generale FPCGIL Area Vasta, Ivan Potente coordinatore FPCGIL Medici e Dirigenza Sanitaria Area Vasta, Anna Rotundo coordinatore FPCGIL Medici e Dirigenza Sanitaria AOUMD, i quali intervengono sulla proposta dell’atto aziendale dopo le richieste del rettore dell’Umg, Giovambattista De Sarro.

“Infatti, gli stessi si vedono relegati a poter accedere ad appena 3 strutture complesse su 41 (38 sono ad esclusiva direzione universitaria), mentre le strutture cliniche a valenza dipartimentale riservate agli ospedalieri sono appena 2 su 10 (8 riservate agli universitari) e le 16 strutture semplici potranno essere a direzione universitaria o ospedaliera (bontà loro!). Vale a dire il nulla. Badiamo bene che non è affatto un problema di poltrone come si potrebbe pensare da un’analisi superficiale. Dentro l’attività condotta dai medici ospedalieri dell’Azienda Mater Domini ci sono decine di migliaia di pazienti presi in carico, procedure assistenziali ad alta complessità, professionalità e competenze sviluppate negli anni. Non a caso la dinamica così preconfezionata discute di merito senza mai parlare di metodo. In base a quale dogma dovremmo accettare una simile stortura? Per cortesia non si citi la legge 517 o il vecchio accordo regione-università: difatti la legge dice tutt’altro e l’accordo è scaduto da oltre 10 anni senza che se ne sia fatto un successivo. Ci sarà un perché? L’atto aziendale così emanato dal Commissario azzera ogni possibilità di sviluppo professionale dei medici ospedalieri e mortifica quelle competenze che potrebbero continuare a dare prospettiva di cura ai pazienti. A perderci sarà l’assistenza medica”, scrivono Grillo, Potente e Rotundo.

“Lo stesso Prof. Indolfi è intervenuto lamentando il declassamento della Emodinamica che si era certamente distinta, rispetto ad altre strutture a direzione universitaria, per qualità e quantità dell’assistenza prodotta. Un declassamento inaccettabile specie se lo si rapporta, da quanto a noi risultante, anche al grande lavoro formativo svolto dal docente nel creare una squadra che potesse e sapesse intervenire anche in assenza del titolare con le medesime qualità nonché alle criticità indotte dalla questione S. Anna che obbligheranno le altre emodinamiche quindi anche quella universitaria ad un certo surplus. Questo a proposito di metodo. Tal guisa dà ragione, una volta ancora, del fatto che le tante modifiche siano senza un reale costrutto e nulla abbiano a che fare con l’impellente necessità di dare quelle risposte sanitarie di cui la regione ha bisogno. Sì proprio la regione. Questo perché, almeno fin quando la sede di Medicina di Cosenza non decollerà definitivamente, il Policlinico Mater Domini è ancora un’azienda che dovrebbe avere capacità attrattiva perlomeno regionale. Quando si completerà il percorso di Medicina a Cosenza, fatto che non tarderà ad arrivare, conoscendo la capacità indiscussa dei vertici dell’Università della Calabria, vedasi classifiche nazionali e non, il Mater Domini potrebbe risvegliarsi, in un breve volgere di anni, come un’addormentata, non più bella, in un contesto cui sarebbe avulso. Il Commissario Straordinario non può accettare. Egli infatti è nominato dal Commissario alla sanità regionale d’intesa con l’Università, quindi non risponde in via esclusiva al Rettore ma deve, in prima istanza, tener conto elle logiche programmatorie regionali. Questo il momento di gettare la maschera- concludono i sindacati– La Mater Domini non è un’azienda Ospedaliera Universitaria ma un Policlinico a gestione diretta. Ne ha tutte le caratteristiche: dalla bulimia di incarichi riservata agli accademici al debito monstre che continua ad accumulare. La regione si attrezzi per imporre il cambiamento necessario!”.

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