Archivia Ottobre 28, 2022

“I fondi Covid sono tornati ad essere visibili… ci sarà un perché”

Alle ore 15.00 del 20 Gennaio 2021, in Regione Calabria, presso il Dipartimento della Salute, si teneva l’incontro fra i Segretari Generali della Funzione Pubblica di CGIL, CISL e UIL, rispettivamente, Baldari, Giordano e Bartoletti e il Commissario ad Acta, all’epoca Guido Longo, il quale subentrava al dimissionario generale Cotticelli. L’incontro, richiesto dai sindacati, si preannunciava molto teso, visto il cambio di guardia nella struttura. L’obiettivo era l’immediato pagamento dell’indennità Covid al personale sanitario impegnato nell’emergenza da COVID-19. In quell’occasione si cercava di spiegare che le tre sigle sindacali avevano sottoscritto il 6 luglio del 2020, un accordo contenente i criteri di ripartizione e gli importi da corrispondere agli operatori sanitari, differenziati in base al livello di esposizione al rischio alto, medio, basso.

Tuttavia in quella occasione le tre sigle sindacali si ritrovavano a coniare lo slogan: “FONDI COVID INVISIBILI PIÙ DEL VIRUS”; eppure sarebbe stata una buona opportunità per rendere finalmente visibili e fruibili le risorse per gli operatori. CGIL FP, CISL FP e UIL FPL Calabria facevano presente che i fondi erano stati stanziati dal Governo con il Decreto “Cura Italia” (7.793.000 euro) e con il Decreto “Rilancio” (6.061.000 euro), oltre alle RAR (2.000.000 euro). Inoltre veniva chiesto al dott. Longo, cosi come già era stato fatto al suo predecessore, di conoscere l’utilizzo delle risorse stanziate complessivamente dai citati Decreti, richiamando la dettagliata illustrazione contenuta nella deliberazione del DG Bevere del 15 dicembre 2020, che a pagina 4 richiama il fondo del Decreto “Rilancio”, ma non quello stanziato dal “Cura Italia”, che era stato destinato a remunerare le particolari condizioni di lavoro sopportate dai lavoratori della sanità calabrese a causa dell’emergenza Covid ma che nel deliberato non venivano riportati. Per giunta non si faceva alcun riferimento ai criteri di ripartizione di queste risorse, già fissati nell’accordo del 6 luglio. Al commissario Longo venivano illustrate le dinamiche negoziali, piene di ostacoli e di colpi di scena, che avevano indotto CGIL, CISL e UIL ad organizzare forti e partecipate manifestazioni di protesta con un forte impegno delle scriventi finalizzato a giungere alla sottoscrizione dell’accordo in questione. Il Commissario, allora, assunse l’impegno di verificare in tempi molto brevi la situazione, condividendo l’urgenza della richiesta e il diritto dei lavoratori a ricevere una giusta remunerazione a fronte di un’attività lavorativa prestata in particolari condizioni di lavoro dovute alla pandemia. Indennità finanziata con fondi del Governo nazionale.

Avevamo anticipato al Commissario Longo che se nei giorni a seguire non si fosse sbloccata la situazione relativa al pagamento dell’indennità Covid e se non si fosse, quindi, onorato l’accordo del 6 luglio 2020, i Segretari Generali del pubblico impiego di CGIL, CISL e UIL avrebbero prodotto un esposto alla Procura della Repubblica per accertare che i fondi del “Cura Italia” e “Rilancio” fossero stati utilizzati per le destinazioni previste dal Governo nazionale. In data 04 Ottobre 2021, esattamente un anno fa, CGIL, CISL E UIL, mantenendo fede alla promessa presentavano l’esposto in procura nelle mani del procuratore Gratteri. Oggi, ad un anno da quel terribile incontro, quei fondi invisibili sono diventati troppo visibili. EÈ vero che le vittorie hanno molti padri, ma svilire un risultato raggiunto dalle tre sigle sindacali, quando tutto l’emisfero sindacale che vegeta in Calabria disconosceva l’esistenza di questi fondi non è accettabile. Allora facciamo chiarezza: CGIL CISL E UIL rivendicano orgogliosamente la sottoscrizione dell’Accordo e che le somme vengano retribuite in linea con i criteri già applicati in tutte le altre regioni d’Italia. Rivendicano, ancora, che per le annualità successive vengano impegnate ulteriori risorse visto il perdurare della Pandemia. Ma su di un punto non deroghiamo e non accettiamo lezioni da nessuno: le risorse vanno attribuite tutte e subito, a tal proposito riteniamo positiva la nota del prof. Profiti che preannuncia il pagamento immediato del premio Covid, tutelando le somme, mettendo a carico delle Aziende gli oneri riflessi. Sollecitiamo per questo il Presidente Occhiuto che attui una vigilanza attiva e che non faccia sconti a chi fino ad oggi ha remato contro i lavoratori della sanità.

FONTE: ilfattodicalabria.it

Accordo sui criteri di stabilizzazione del personale sanitario, c’è la firma di sindacati e Regione

Le sigle sindacali e la Regione Calabria oggi hanno firmato l’accordo sui criteri di stabilizzazione del personale sanitario. Oltre ai sindacati, hanno siglato l’accordo i vertici del Dipartimento Salute della Regione Calabria, alla presenza del direttore generale Fantozzi e della dirigente Scordo.
Accolta la proposta della segretaria regionale della Fp Cgil, Alessandra Baldari, relativa ad un confronto con i commissari dell’ aziende sulla posizione dei precari assunti con contratti Co.Co.Co. o a partita Iva che hanno prestato servizio presso le aziende durante l’emergenza Covid, al fine di assicurare la continuità dei servizi e l’erogazione dei Lea, valorizzando così le professionalità acquisite dai lavoratori. Inoltre, sarà affrontata la possibilità del mantenimento in servizio del personale precario con i requisiti per la stabilizzazione eccedente rispetto alle procedure concordate oggi e relative al Piano di Fabbisogno dell’anno 2022. Tale confronto dovrà avvenire entro il 31 ottobre 2022. La proposta della segretaria Baldari è stata condivisa anche dalle altre sigle sindacali.
In base all’accordo siglato oggi, le aziende potranno procedere alla stabilizzazione del  personale, anche non più in servizio, del ruolo sanitario e del ruolo socio-sanitaria, in presenza di alcune condizioni: sia stato assunto a tempo determinato con procedure concorsuali; abbia maturato al 30 giugno 2022 alle dipendenze di un ente di Servizio sanitario nazionale almeno 18 mesi di servizio, anche non continuativo; abbia prestato il servizio di cui al punto precedente per almeno sei mesi nel periodo intercorrente tra il 31 gennaio 2020 e il 30 giugno 2022;
Ai fini della stabilizzazione, bisognerà seguire alcuni criteri: qualora i soggetti in possesso dei requisiti per la stabilizzazione fossero in numero superiore rispetto ai fabbisogni espressi dalle Aziende, dovrà essere data priorità al personale in servizio presso l’Azienda che indice la procedura di stabilizzazione alla data di pubblicazione dell’avviso; le aziende all’interno degli avvisi dovranno valorizzare l’anzianità maturata con rapporto di lavoro dipendente eccedente i periodi minimi stabiliti dalla norma.
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